Corriere della Sera - La Lettura
Un bastimento carico carico di... tesori Tang
A. Chong e S. A. Murphy
Quasi 1.100 anni fa un bastimento arabo salpò da Canton, in Cina, alla volta dell’impero abbaside. Appena al largo di Sumatra, la nave s’incagliò per poi inabissarsi. Sembra l’inizio di un romanzo di Salgari e invece è la storia di un ritrovamento archeologico eccezionale: l’imbarcazione fu trovata per caso nel 1998, restituendo intatta una «scatola del tempo», un impressionante museo sottomarino di oltre 60 mila ceramiche prodotte in Cina durante la dinastia Tang (618–907), insieme a specchi bronzei, coppe d’oro e d’argento, che nei propri riquadri eternano a sbalzo le feste di musicisti e danzatrici. I pezzi più significativi sono ora esposti all’Asian Civilisations Museum di Singapore con tanto di catalogo ( The Tang Shipwreck: Art and Exchange in the 9th Century di Alan Chong e Stephen A. Murphy, edito dal museo, pp. 300, $ 50): il libro, con i suoi dieci saggi, ci disvela così i meccanismi del villaggio globale che collegava l’Europa all’Asia nel IX secolo, da Bagdad a Chang’an (oggi Xi’an); artisti e commercianti percorrevano migliaia di chilometri e vantavano una flessibilità mentale invidiabile, pronti a capire il gusto di mercati assai distanti da casa. Dato che si tratta proprio di rotta e tempi in cui si forgiò la mirabolante saga di Sindbad il marinaio, la parte più commovente dell’esposizione è la nave stessa: con la sua tecnica a cucitura di fasci di assi, ci ricorda di essere stata realizzata in un cantiere dell’Oceano indiano. Grazie al suo corredo di oggetti più laici, come dadi, pennelli e calamai, ci possiamo intrufolare nella vita quotidiana dei membri dell’equipaggio: o forse nella fucina del narratore di questa via della seta sul mare.