Corriere della Sera - La Lettura
David Chipperfield: le rovine sono architettura nella forma più pura, qui l’architettura torna vicina alla natura
più solide. Inoltre, alla luce delle crisi si ambientali e sociali, forse stiamo metttendo in discussione l’eredità della noostra civiltà. Tanti hanno la sensazione di dover ritornare a modi di vivere che ora ra abbiamo dimenticato. È la sensazione ne che una volta conoscevamo un modo migliore di vivere insieme e sapevamo proodurre cose più belle. Non è la prima volta che lei collabora ra con grandi architetti.
SALVATORE SETTIS — Con Richard rd Maier ho avuto lunghe discussioni quanndo ero direttore del Getty di Los Angeles. es. Con Koolhaas ho avuto un’interazione ne maggiore, segnata da approfonditi connfronti. Ricordo che progettai Serial Classsic quando l’architettura di Fondazione ne Prada era ancora in via di realizzazione. e. Poi, rispetto al piano iniziale, apportai taagli, modifiche. Con Chipperfield è andata ta diversamente. A David ho raccontato le mie intenzioni. Ho condiviso con lui il contenuto e la narrazione della mostra. a. David ha dovuto elaborare un allestimennto senza avere ancora a disposizione lo spazio fisico dove sarebbe stata organizzzata la mostra. Ha ideato, perciò, un’ararchitettura autonoma e indipendente dal al contesto, che potrebbe essere traportata ta altrove. Come un’astronave. Un’architetettura accolta dentro un’altra architettura. ra. Che dialoga anche con lo scenario urbaano circostante: la piazza del Campidoglio io ideata da Michelangelo. Questa mostra aè è anche una lezione di storia.
Per lei come è stata la collaborazione ne con due storici dell’arte antica come me Settis e Gasparri?
DAVID CHIPPERFIELD — Il mio team guidato da Cristiano Billia ha lavorato a stretto contatto con Settis e Gasparri sin in dall’avvio del progetto. È stato un enorme me privilegio. In che modo ha «reinventato» la colollezione Torlonia? DAVID CHIPPERFIELD — L’allestimen- nto delle sculture si ispira all’evoluzione ne della collezione. Le opere non sono orgaanizzate per tipologia né in ordine cronoologico, ma secondo l’acquisizione delle le stesse opere di diverse epoche. Abbiamo mo esposto i singoli pezzi in modo da esalaltarne la qualità. Abbiamo studiato anche he il catalogo della Collezione Torlonia del el 1885, che presenta fotografie di ciascuna scultura su uno sfondo nero, così da astrarla e da evidenziarne i dettagli e il carattere individuale. Da qui l’idea di disporre la collezione nelle sale di Palazzo Caffarelli su uno sfondo uniforme e omogeneo, su pareti temporanee di colore diverso. In questo modo, le varie opere potranno es essere apprezzate individualmente, ma riu riusciranno a evocare anche il racconto un unitario della raccolta dei Torlonia.
A quali qu modelli si è richiamato?
DAVID CHIPPERFIELD — Mi sono ispir ispirato al riordino dei Musei del Castello Sforzesco di Milano ideato dagli ar architetti BBPR — Banfi, Barbiano di Be Belgiojoso, Peressutti, Rogers — negli anni Cinquanta. Abbiamo creato un allestimento che risponde agli spazi di Palazzo Caffarelli: i basamenti, le p piattaforme e i podi sono trattati come estrusioni dalla pavimentazione continua c in mattoni, un riferimento men alle antiche architetture roman mane.
«The « Torlonia Marbles» approderà der in altre sedi museali internazionali. zio
DAVID CHIPPERFIELD — Sì, si ada adatterà a nuove sedi. Tuttavia, la no nostra ambizione è che il concetto di allestimento delle opere su uno sfo sfondo semplice e astratto si ripeta.
Quali Q sono state le stazioni più emozionanti em di «The Torlonia Marbles»? Mar
SALVATORE SETTIS — La prima sala, che presenterà, su una gradinata, ve venti busti maschili e femminili e un br bronzo. E, poi, la stanza con gli oggetti d della collezione Giustiniani. Infine, l’e l’epilogo. L’esedra con la statua di Marc Marco Aurelio e con i busti donati nel 1471 d da papa Sisto IV al popolo romano. La donazione è accompagnata da una se sensazionale iscrizione. «Sisto IV pontef pontefice massimo, nella sua immensa benigni benignità, decise di restituire e assegnare in per perpetuo (queste) insigni statue di bronzo, t testimonianza perenne di eccellenza e d di valore, al popolo romano, dal cui seno esse erano sorte». Un gesto altamente de democratico.