Corriere della Sera - La Lettura
Ma quale scavezzacollo del ciak Lo stuntman oggi è un’azienda
Acrobati e cascatori sono figure che rimandano decisamente al cinema del passato. Oggi si parla piuttosto di stunt coordinator, responsabili dell’azione e delle scene ad alto rischio di un film, dagli inseguimenti ai combattimenti, fino alla gestione di elementi pericolosi come acqua o fuoco. Emiliano Novelli frequenta il mondo del cinema da bambino. Anche suo padre Mario era uno stunt, così come il fratello Alessandro e i suoi stessi figli. Una dinastia riunita in una società, l’Ea Stunt, che ha lavorato anche per produzioni recenti, come Il primo re di Matteo Rovere e Martin Eden di Pietro Marcello, e future come Freaks Out di Gabriele Mainetti. A differenza della vulgata corrente che vuole gli stunt un po’ incoscienti, per Novelli l’elemento fondamentale resta invece l’equilibrio mentale: «L’idea che ha il pubblico dello stunt è un po’ lo stereotipo dello scavezzacollo ed è vero che è un lavoro rischioso, ma per farlo a livello professionale ci vuole altro. Devi conoscere bene gli elementi con cui lavori, quelli con cui si trova a interagire uno stunt, il fuoco, l’acqua, gli animali, le armi, naturalmente automobili, moto e treni. In questo momento stiamo facendo molti film sul passato ed è importante essere documentati sul periodo che devi raccontare, le armi, le tecniche, gli usi». Preparazione, dunque, perché una breve sparatoria può richiedere anche un’intera giornata di lavoro. Con la sua struttura, una sessantina di persone, Novelli offre alle produzioni anche un’area dove provare e realizzare le sequenze action con attrezzature e personale specializzati.