Corriere della Sera - La Lettura
Un po’ di turismo nel mondo visibile
Antologie Il polacco cosmopolita Adam Zagajewski canta il senso della storia
Leggere Adam Zagajewski significa per il lettore essere disposto a sovvertire la rigida suddivisione tra categorie opposte: alto e basso, ironico e sublime, civile e quotidiano, poetico e impoetico. In questo scrittore polacco, nato a Leopoli nel 1945 e subito esule con la famiglia a Gliwice, in Slesia, inseguito quindi dalla storia fin dall’origine del suo ricordo infantile, quando fu appunto cacciato dalla città natale divenuta territorio sovietico, anche la più intima delle poesie può essere politica e viceversa. Ce lo dimostra, in apertura dell’antologia Prova a cantare il mondo storpiato (a cura di Valentina Parisi), un testo come Estate ’95, tratta dal libro Asimmetria del 2014: «Era il luglio in cui facemmo amicizia/ con quel gatto nero, giovincello,/ che sembrava così intelligente,/ la stessa estate quando a Srebrenica/ ammazzavano uomini e ragazzi». La storia è nell’aria che respiriamo, nell’indifferente continuità delle cose («le nuvole fluivano veloci sopra la terra sbadata» si dice nella poesia dedicata a Mandel’štam). Ma — e qui sta la singolare forza di questo poeta — la storia è perciò stesso sottratta alla retorica e al proclama.
Autore cosmopolita, intellettuale d’opposizione nella Polonia comunista, vissuto poi a Parigi prima di tornare a risiedere in patria, docente negli Usa, Zagajewski non isola la poesia civile dalla vita ma la immerge profondamente nel sentimento delle cose e degli oggetti, tra le presenze, e fa del dettaglio, del particolare, dell’aneddoto il suo punto di vista. Abituata a fronteggiare l’ideologia e i suoi teoremi, questa poesia vitalmente sguscia da ogni definizione per interrogarsi sul singolare destino di ciascuno, specie se piccolo e trafitto, se perseguitato. Ogni creatura ha il suo poema da raccontare e chi scrive deve, soprattutto, ascoltare, restituire. L’immagine del viaggiatore è forse quella che più si confà a un tale poeta, né cinico né ingenuo, non altisonante né sarcastico: «Sono solo un turista nel mondo visibile».