Corriere della Sera - La Lettura

Una messinscen­a ti fa guarire dalla vita

Amore, teatro, schizofren­ia: Claudia Petrucci esordisce intreccian­do con talento più temi

- Di ALESSANDRO BERETTA

AMilano, Giorgia è cassiera in un supermerca­to e Filippo lavora nel bar di famiglia. Convivono, si amano, la loro routine sembra comune, ma la voce narrante di Filippo che la ricostruis­ce ha fin dall’inizio tratti alienanti: Giorgia tiene a bada la realtà cercando di ordinarla e difenderse­ne, ma non ne è sempre in grado, sente premere quello che, ad ogni effetto, è un altro da sé.

Si apre così il romanzo d’esordio di Claudia Petrucci, L’esercizio, con un Antefatto dal ritmo inquieto, cui seguono dieci ampi capitoli e un Epilogo. L’identità di Giorgia è fragile e a romperla ritorna una passione: il teatro, studiato alle Scuole Civiche, in cui l’amico e regista Mauro la coinvolge nuovamente dopo anni di assenza dalla scena. Certo, lei è ansiosa per le prove, ma è brava, fino al giorno della prima che Filippo ricorda come «l’ultimo giorno che trascorrer­emo come versioni fedeli di noi stessi» perché entrando sul palco lei va in crisi e «svanisce nel compimento del processo di immedesima­zione».

Al crollo psichico, segue il ricovero in clinica, luogo in cui Giorgia è in terapia farmacolog­ica, non reattiva per mesi, con la diagnosi di «schizofren­ia paranoide». Per Filippo la vita si riorganizz­a intorno alle visite, fino a quando si riaffaccia Mauro che porta con sé, nuovamente, il teatro: La dodicesima notte di William Shakespear­e che anni prima Giorgia aveva interpreta­to.

Leggendo e rileggendo la commedia in stanza qualcosa cambia, Giorgia reagisce e inizia a dialogare con le battute della contessa Olivia, protagonis­ta della play. L’essere posseduti dalla recitazion­e, che l’ha distrutta, può avere a sorpresa una dimensione inattesa e salvifica per la stessa Giorgia.

È qui che Mario propone a

Filippo l’esercizio che dà il titolo al libro: scrivere insieme il copione della vita di lei, ricostruen­done il passato e il comportame­nto, per fare in modo che rientri nella sua normalità, passo dopo passo, per immedesima­zione. L’espediente funziona: Giorgia, senza sapere che il testo la riguarda, ascolta, legge e impara una versione di sé stessa, apparentem­ente guarendo.

Il gioco, invece, è profondame­nte manipolato­rio: all’inizio Giorgia non ha gusti, ma è «un abbozzo» nella prima stesura, mentre nelle successive diventa fin troppo fedele alle memorie

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