Corriere della Sera - La Lettura
Regina per una settimana
La regina arrivava all’ombrellone alle undici in punto. Compulsava l’iPhone il tempo di una sigaretta, una sola. Poi, già nerissima, bruciava nel sole. Forse non era la più bella dello stabilimento ma si comportava come se lo fosse. E noi tutti le credevamo, eravamo gli adepti ferventi dei suoi glutei sodi. Non salutava quando arrivava e neppure quando andava via. Neanche il mare, tutto quanto il mare che sciabordava e si gonfiava e schiumava per lei, pareva interessarle: talvolta gli concedeva i piedi, più raramente le cosce o i fianchi. Non si immergeva mai di più, le correnti e i flutti preferiva tenerli sotto controllo. E trattava gli uomini come il mare. Andò avanti così più di una settimana, poi una mattina alle undici in punto la regina si presentò in spiaggia con una vecchia. «Siamo arrivati, mamma» disse la regina, prima di sistemare la vecchia su una sdraio, con una premura e anche una tenerezza che, in un istante, la fecero tornare avvicinabile, la resero molle d’affetto. La vecchia era l’opposto della regina, era stanca e probabilmente malata. Aveva una bandana sopra la testa come se fosse appena uscita da una terapia intensiva. La vecchia era il grumo di sangue marcio, il punto debole della regina. Tutta la sua tonica sicumera, tutta la sua muscolosa altezzosità, dov’erano finite adesso? Le due donne restarono lì per parecchio tempo, in silenzio, una accanto all’altra, mentre la spiaggia riprendeva il suo consueto viavai e gli sguardi della gente cominciavano a cercare famelici una nuova regina.