Corriere della Sera - La Lettura
Le conversazioni con lo smartphone sono electro pop
La belga-caraibica Adigéry mescola linguaggi. E poi suoni ipnotici e fantasie mistiche
Nel palinsesto sfaccettato del festival I Boreali — accanto a cinema, letteratura e tradizione culinaria — risuona il Nordic vibe, la musica proveniente dai Paesi europei situati alle latitudini più estreme che — a dispetto degli stereotipi sulla mescolanza di elementi fiabeschi e animismo pan-naturalistico, saghe vichinghe e Trono di Spade— si contraddistingue per l’originalità: dall’assunzione di elementi autoctoni — cifra identitaria — allo sperimentalismo più d’avanguardia.
È anche grazie a sonorità percepite come inedite rispetto ai generi ormai consolidati in Europa se, in tempi recenti, si è diffuso un interesse più autentico per le arti nordeuropee. Mentre Edvard Grieg (1843-1907), considerato il più grande compositore norvegese, elaborò in modo originale l’esperienza romantica, Jean Sibelius (1865-1957) in Finlandia divenne un simbolo dell’identità nazionale. Riscoperto nel secolo scorso, tra gli altri da Gustavo Dudamel, il danese Carl August Nielsen (1865-1931) nelle sue sinfonie utilizzò un linguaggio moderno. L’attenzione al patrimonio folk della Scandinavia risuona nel sax del norvegese Jan Garbarek, affiatatissimo partner del pianista Keith Jarret, che dopo gli esordi nel solco del free jazz, è approdato all’ambient, sviluppando uno stile ribattezzato «di impatto scultoreo». Radicato nella tradizione svedese è l’Esbjörn Svensson Trio (formato da Esbjörn Svensson al pianoforte, Dan Berglund al contrabbasso e Magnus Öström alla batteria e alle percussioni) che ha espresso un genere vibrante, ad alto tasso energetico, suonato in contesti rock (ha collaborato, tra gli altri, con Pat Metheny).
Dagli anni Ottanta un’artista eclettica come Björk (cantautrice, compositrice, produttrice, attrice, attivista) è diventata tra i simboli di maggiore impatto del suo Paese, l’Islanda, inanellando successi da record: 40 milioni di dischi nel mondo e 138 premi, tra cui nomination a un Oscar e a due Golden Globe. Nell’ambito dei «Boreali» sarà proiettata The Juniper Tree (1990), per la regia di Nietzchka Keene, pellicola restaurata di recente che segna l’esordio della futura star della musica mondiale, originaria di Reykjavík ( S a l a Te s to r i de l Te a t r o Franco Parenti, il 28 febbraio alle 21 e il 1° marzo alle 11): il lungometraggio, lib e r a me n t e i s p i r a t o a l - l’omonima fiaba dei fratelli Grimm, è un’allegoria della misoginia, in bilico tra sogno e realtà. Tra gli ambasciatori del sound islandese anche i Sigur Rós, gruppo post-rock fondato nel 1994, che ha conquistato il pubblico internazionale grazie a un genere dal sapore quasi mistico, scandito da melodie orchestrali e atmosfere sospese, nel quale la voce flautata del cantante si fonde con le chitarre distorte.
Nella rassegna al Franco Parenti di Milano a interpretare il sound nordico sarà Charlotte Adigéry (il 28 febbraio alle 22.15, Foyer Basso), artista belga-caraibica (madre originaria dell’isola di Martinica) che unisce frammenti di conversazioni registrate con lo smartphone ai sintetizzatori in una mistura electro pop resa ancora più efficace dalle sue qualità vocali. Paténipat, il primo singolo del suo nuovo disco, Zandoli, è una chiamata ritmica alle armi per trovare forza nella disperazione e «liberarsi di tutta la zavorra che non serve». Il ritornello, che riprende la cantilena « zandoli pa té ni pat » («il geco non aveva zampe») rievoca lo stile del botta e risposta della musica gwoka di Guadalupe, omaggio ai suoi antenati.
Arriva dalla Norvegia Sassy 009, alias di Sunniva Lindgård, musicista elettronica che fonde sonorità ipnotiche con sintetizzatori dall’effetto spiazzante, beat euforici, che si esibirà con Adigéry. Il nuovo album, Kill Sassy 009?, allude alla fuoriuscita dall’omonimo trio fondato con due amiche negli anni del liceo, per intraprendere la carriera da solista: il risultato di un percorso emozionale e catartico verso la conquista della sua identità artistica.