Corriere della Sera - La Lettura
Mi nascondo in sacrestia e controllo che il pianoforte non mangi il violino
«Trascino le mie attrezzature per le salite e i gradini di Orta San Giulio da vent’anni. Ho creato un carrello per trasportare oltre 100 metri di cavo, aste alte 4 metri e mezzo, che porto poi sul traghetto per l’isola di San Giulio, dove mi aspettano altrettanti gradini». Silvano Landonio è tecnico del suono e registra i concerti dell’Orta Festival, la kermesse di musica classica che si svolge d’estate sull’omonimo lago diviso fra le province di
Novara e Verbania. «Amo registrare in sale naturali, lo studio è troppo asettico — racconta — e la chiesa dell’Assunta a Orta e la basilica sull’isola di San Giulio hanno un’acustica straordinaria. Il problema è spostarmi in un borgo chiuso al traffico, devo badare a non portare attrezzatura in eccesso. Per fortuna, ho trovato una scorciatoia a Orta per dimezzare i gradini». Al momento della registrazione, Silvano si nasconde in sacrestia con i suoi computer e schede audio. «Mi ha colpito molto — ricorda — un accorgimento preso dal violoncellista Enrico Bronzi del Trio di Parma. È abitudine di chi suona questo strumento porre una tavoletta di legno sotto il puntale per non farlo scivolare. La sua aveva intagli particolari, in modo che il violoncello rispondesse meglio alle sollecitazioni dell’archetto. Ne risultava un suono molto più ricco e corposo». Lo strumento più difficile da registrare? Il violino. «Non potendo disporre troppi microfoni, ne uso solo due. Tutto sta nel posizionarli alla perfezione, senza farsi ingannare dal proprio udito: altrimenti, in un duo violino-pianoforte, è inevitabile che il piano si “mangi” il violino».