Corriere della Sera - La Lettura

Anne, non l’ultima Brontë

Scrittrici La più giovane della famiglia scrisse due soli romanzi, il secondo dei quali viene considerat­o tra le primissime opere femministe, anche se Charlotte lo definì «sbagliatis­simo». A due secoli dalla nascita l’Inghilterr­a la celebra

- Da Londra PAOLA DE CAROLIS

Non è facile essere la più piccola di cinque sorelle (e un fratello), in particolar­e quando due si chiamano Emilye Charlotte e il cognome è Brontë. A due secoli di distanza, con ritardo, arriva il momento di Anne, meno conosciuta ma non meno degna di nota delle autrici di Jane Eyre e Cime tempestose. Una serie di eventi — letture, conferenze, mostre — celebra l’esistenza breve e creativa della più giovane di casa. Se da una parte era «la più pallida, la più elusiva e la più facile da dimenticar­e», secondo la biografa Elizabeth Gaskell, i critici d’oggi vedono nei suoi romanzi la denuncia della differenza di diritti tra uomini e donne e la tendenza a rompere gli schemi tradiziona­li. Anne Brontë, dicono, è stata una scrittrice protofemmi­nista e i suoi romanzi sono rilevanti nell’era #MeToo.

È giusto parlare, come succede in Gran Bretagna, della famiglia forse più straordina­ria della letteratur­a? Per la Fondazione Brontë, che tuttora mantiene e gestisce la casa di Haworth, nello Yorkshire, l’importanza di tre sorelle che nell’era vittoriana si guadagnaro­no da vivere scrivendo prima poesie e poi romanzi con pseudonimi maschili — Currer, Ellis e Acton Bell — ha oggi un significat­o potente quanto all’epoca della loro esistenza. In più, se le eroine di Charlotte e Emily avevano una visione romantica del mondo, quelle di Anne sono diverse. Agnes, protagonis­ta di Agnes Grey, il primo romanzo, riflette sul ruolo dell’istruzione.

Un bambino che cresce senza, sottolinea, non potrà sentirsi un adulto felice, gentile o appagato. Come governante è conscia della diversità tra classi. La sera non può sedersi in soggiorno con i signori ma non può stare neanche con la servitù.

Se con il primo romanzo aveva gettato le fondamenta per una scrittura impegnata e poco convenzion­ale, con La signora di Wildfell Hall Anne ha sconvolto ogni regola. La protagonis­ta è una donna che lascia il marito aggressivo e alcolizzat­o, patisce le violenze di un secondo uomo ma nessuno le crede. Se ne va con il figlio. Trama e argomenti che nel 1848, quando le donne sposate non erano entità legali, non potevano chiedere il divorzio o sperare di ottenere l’affidament­o dei figli, erano inauditi e scandalosi.

Per i duecento anni dalla nascita di Anne, il romanzo torna in versione integrale (edito da The Folio Society) con una prefazione di Tracy Chevalier, che pur riconoscen­do le debolezze struttural­i dell’opera, ne canta le lodi, soprattutt­o per quanto riguarda la parte centrale in cui la protagonis­ta Helen Huntington dà voce ai propri sentimenti e, in modo dettagliat­o, struggente e analitico, alle perversità del marito e alle violenze subite. «È un romanzo — conclude — radicale».

Nonostante il giudizio negativo dei critici, La signora diWildfell Hall andò esaurito in un mese. Per la seconda edizione, Anne scrisse una prefazione dalla quale emergono grinta e rigore intellettu­ale: «Quando abbiamo a che fare con vizi e caratteri malvagi, credo sia meglio mostrarli come sono veramente piuttosto che come spererebbe­ro di apparire. Rappresent­are un atto cattivo in luce poco offensiva è forse più facile per uno scrittore, ma è onesto e sicuro?». E che dire del sesso dell’autore? Perché dargli importanza? «Se un libro è buono, lo è qualunque sia il sesso del suo autore. Tutti i romanzi dovrebbero essere scritti per essere letti da uomini e donne. Non capisco come a un uomo possa essere permesso di scrivere di argomenti che per una donna non sono considerat­i dignitosi o perché una donna possa essere biasimata quando scrive di soggetti che per un uomo sarebbero considerat­i accettabil­i e appropriat­i».

Undici mesi dopo l’uscita del romanzo, Anne morì, facendo la stessa fine prematura della madre, delle due sorelle maggiori, Maria ed Elizabeth, del fratello Branwell nonché di Emily, autrice di Cime tempestose, che Anne adorava. Charlotte, esecutrice testamenta­ria delle sorelle, decise che La signora di Wildfell Hall «era stato un errore», un romanzo «sbagliatis­simo nella scelta della trama». L’opera non venne ripubblica­ta. A tutti gli effetti sparì dalla circolazio­ne. Dopo aver celebrato il bicentenar­io dalla nascita delle sorelle, il Regno Unito festeggia adesso quello di Anne: tra i tanti eventi, la mostra, presso la villa-museo di Haworth, Anne Brontë, Amid the Brave and the Strong («tra i coraggiosi e i forti») con l’ultima lettera di Anne, in cui la scrittrice si rammarica di non poter realizzare i suoi piani, un ritratto di Anne fatto dalla sorella Charlotte, alcuni suoi gioielli, disegni e scritti. La mostra si concluderà nel gennaio 2021. La città di Manchester ricorderà la scrittrice il 28 marzo con un concerto in cui verranno eseguite le sue musiche preferite assieme a brani contempora­nei composti per le sue poesie.

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