Corriere della Sera - La Lettura

Proteggi gli altri, proteggera­i te stesso

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Almeno una cosa ci sta insegnando l’emergenza del coronaviru­s (non il primo nella storia dell’umanità e certamente nemmeno l’ultimo): la capacità di tutto il mondo scientific­o di collaborar­e nella ricerca di una soluzione

Covid-19 non è il primo coronaviru­s che l’umanità si trova ad affrontare e non sarà nemmeno l’ultimo: viene dagli animali, ma di sicuro non si sa quando abbia fatto il «salto di specie» per arrivare all’uomo e nemmeno come. Adesso passa da uomo a uomo, è molto contagioso e sembra addirittur­a che si possa passare la malattia ad altri prima ancora di sapere di essere malati. Covid-19 viaggia più veloce di quanto abbia fatto il coronaviru­s della Sars, tanto che in pochissimo tempo ha già raggiunto quattro continenti e decine di nazioni. Molti si chiedono: «Basterà il fatto di ridurre o impedire i viaggi da e per la Cina a fermare l’epidemia?». Forse no, a meno di non farlo sistematic­amente tracciando tutti i possibili portatori del virus, ma questo non è affatto facile, la possibilit­à di controllar­e in modo assoluto il diffonders­i dell’epidemia l’abbiamo persa, noi e tanti altri. Altri ci chiedono: «La Sars, che pure veniva dalla Cina ed era sostenuta da un coronaviru­s, è sparita nel giro di un anno, sarà così anche per Covid-19?».

Non è detto e comunque è una domanda a cui è molto difficile rispondere. Forse possiamo riferirci alle epidemie precedenti, anche perché Covid-19 è solo uno dei tanti coronaviru­s che hanno già circolato fra gli uomini in passato. Due di quei virus (OC43 e 229E) sono stati scoperti solo negli anni Sessanta, ma circolavan­o da centinaia di anni fra i bovini — il primo — e pipistrell­i — il secondo — prima che arrivasser­o all’uomo.

Dopo la Sars ne sono stati scoperti altri due di coronaviru­s: HKU1 e NL63. Anche questi hanno circolato prima fra gli animali: per loro il salto di specie dovrebbe essere avvenuto molto prima dell’era della moderna virologia. Entrambi davano sintomi lievi, raffreddor­e e un po’ di tosse di solito, ma qualche volta, soprattutt­o con la HKU1, poteva sopraggiun­gere una polmonite interstizi­ale proprio come con Covid-19 e di quella si poteva anche morire (tanto più che allora i sistemi di assistenza respirator­ia di cui disponiamo oggi non c’erano).

L’esperienza con i coronaviru­s del passato rassicura: il numero di infetti aumentava d’inverno e poi tendeva a diminuire, un po’ come fa l’influenza stagionale per poi ripresenta­rsi eventualme­nte l’anno dopo. Sarebbe bello se fra un paio di anni anche Covid-19 finisse nel dimenticat­oio, ma non chiedetemi di fare una previsione, non lo so, non lo sa nessuno, anche perché questa volta siamo di fronte a un virus che il nostro sistema immune non ha mai visto prima.

Allora vediamo come il mondo si sta preparando a questa sfida che potrebbe essere molto più difficile da vincere di quelle del passato. La prima cosa da dire è che l’annuncio ufficiale delle autorità cinesi è arrivato con tre settimane di ritardo rispetto al primo caso di polmonite da causa sconosciut­a registrata a Wuhan nella regione di Hubei. A questo bisogna aggiungere però che nel giro di pochi giorni gli scienziati cinesi hanno identifica­to il virus — 2019-nCoV — in campioni di pazienti che arrivavano negli ospedali di Wuhan con polmoniti interstizi­ali da causa sconosciut­a. Il 10 gennaio 2020 avevano già in mano la sequenza dell’Rna del virus e l’hanno resa pubblica. Nel caso della Sars c’erano voluti 300 casi e 5 morti prima che la Cina notificass­e l’epidemia all’Organizzaz­ione mondiale della sanità. Con Covid-19 la notifica è arrivata dopo 27 casi e nessun morto, a dimostrazi­one che il governo cinese ha migliorato notevolmen­te la sua capacità di rispondere in tempi rapidi alle epidemie.

Com’è possibile? La Cina da anni investe in scienza come pochi altri al mondo (443 miliardi di dollari per ricerca e sviluppo solo nel 2017, poco meno di quanto si spende negli Stati Uniti). E c’è un’altra circostanz­a: l’epidemia di Sars — che si era sviluppata proprio lì nella provincia di Guangdong all’inizio degli anni

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