Corriere della Sera - La Lettura
Famiglia, gay L’Occidente sbaglia
Il Grande Imam di Al Azhar, Ahmed El Tayeb, parla un anno dopo la pubblicazione con Francesco del testo sulla convivenza tra le fedi
Dall’incontro tra papa Francesco e il Grande Imam di Al Azhar, Ahmed El Tayeb, è trascorso un anno. Il documento che i due firmarono con grande solennità il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi ha segnato una tappa storica nelle relazioni tra cristiani e musulmani. In esso si suggella l’impegno al dialogo e alla comprensione e si riconosce il valore della libertà di coscienza e di religione, del pluralismo e della diversità, della cittadinanza senza distinzione tra religioni e tra maggioranze e minoranze, del partenariato tra le fedi per pace, ambiente, sviluppo. Il grande pubblico conosceva le fattezze del Grande Imam grazie alla scandalosa pubblicità Benetton del 2011, con il fotomontaggio del bacio tra lo stesso Grande Imam e papa Benedetto XVI. Dopo l’incontro di Abu Dhabi, e la foto ufficiale dell’abbraccio tra il Grande Imam e papa Francesco, la manipolazione grafica di Benetton è stata sostituita dalla documentazione storica.
Comincia da quell’incontro l’udienza che si tiene a pochi chilometri dalla residenza del Papa copto, nella sede di Al Hazar. «Solo cinque anni fa — dice El Tayeb — gli egiziani non avrebbero mai creduto che un leader cristiano e un leader musulmano potessero incontrarsi e accordarsi su qualcosa». Invece è accaduto. «Coloro che davvero conoscono il cristianesimo e l’islam possono incontrarsi». Lui e il Papa hanno dato l’esempio: «Se i leader religiosi divergono non può esserci pace sul terreno. Ma se i leader si incontrano, l’esperienza sul terreno è diversa».
Non basta questa rassicurazione a dissipare il dubbio che l’incontro con Francesco sia privo di un vero seguito popolare. El Tayeb sorride: «Se foste venuti un’ora fa mi avreste trovato nella sala qui accanto insieme a centoventi sudafricani, per metà cristiani e per metà musulmani». Allora c’è speranza per la libertà religiosa? «Non temo per la libertà religiosa» dice subito, e precisa: «Non temo particolarmente la costrizione ad abbracciare una fede, temo piuttosto la costrizione ad abbandonare una cultura, una civiltà». Chiediamo di spiegare: «Sulla libertà religiosa siamo tutti d’accordo. Ci sono le religioni a garantire per essa. Infatti i movimenti che si oppongono alla libertà religiosa non sono davvero religiosi». E allora dove vede la minaccia? «Abbiamo invece bisogno di sostegno nel difendere la libertà di ogni civiltà di progredire e di evolvere. È questa infatti la libertà più importante: quella di difendere la civiltà e la cultura, e di convergere da lì verso una comune umanità». Non è chiaro quale sia l’obiettivo critico del suo pensiero. Lo intuisce, e prima ancora che arrivi la domanda si fa più esplicito: «C’è chi cerca di imporre certi diritti umani che non sono veri diritti umani, ma deviazioni».
La lingua araba del Grande Imam si fa più incalzante, il traduttore in inglese fatica: «Attraverso le convenzioni internazionali si cerca di imporci nuove forme di famiglia e certi diritti dei bambini; ma così si distruggeranno la famiglia e i bambini». La delegazione occidentale è in imbarazzo. Il Grande Imam non allenta la presa: «Le tensioni dovute alla mancanza di libertà religiosa sono meno importanti; è davvero importante il diritto delle comunità di mantenere la loro cultura e la loro civiltà; se ciò non avverrà, si produrrà una nuova forma di scontro di civiltà distruttivo per l’umanità».
Sembra esserci un conflitto tra il diritto degli uomini e il diritto divino, osserva qualcuno. «Se gli uomini fanno leggi etiche — ribatte El Tayeb — allora la legge dell’uomo non è in contrasto con la legge di Dio». Il tema della legge religiosa è particolarmente sensibile. Il governo egiziano ha invocato una modernizzazione che mette Al Azhar sotto pressione. Il Grande Imam non accenna alla cosa, ma puntualizza che l’islam contiene un elemento dinamico e un elemento innato, immutabile, «statico», traduce a più riprese l’interprete. «L’elemento statico — spiega il Grande Imam — riguarda la fede in Dio, nella vita ultraterrena, nel Profeta, e riguarda anche il culto, e la moralità. Tutto questo non può essere cambiato, è statico, è assoluto». Poi aggiunge: «Con ciò, il Corano fornisce un quadro generale, dentro il quale l’uomo è poi libero di agire e di adattare il comportamento ai contesti più diversi». Ci vede perplessi. Spiega: «L’islam è contro chi mina i valori etici. Se la legge dell’uomo permette l’omosessualità, questo non è accettabile per l’islam. Lo stesso vale per la fabbricazione e il commercio di armi con cui si uccidono innocenti».
L’udienza volge al termine. C’è però tempo per sollecitare il Grande Imam sulle critiche ricevute dopo l’incontro con Francesco. «Non sono stato criticato», risponde secco. Ma papa Francesco sì, si ribatte. Qui El Tayeb è più articolato: «Coloro che criticano Francesco non sono pienamente consapevoli di cosa sia davvero il cristianesimo. Sono più condizionati da altre persone che non ispirati da Gesù». Peraltro queste critiche possono anche essere «accettate» quando provengono da gente qualsiasi, ma non quando vengono dal clero, proprio perché «contraddicono gli insegnamenti cristiani». Insomma, i critici di Francesco sul dialogo con i musulmani «non sono rappresentativi del cristianesimo, e dello stesso Gesù Cristo, la pace sia con lui».
Si torna qui a quella che il Grande Imam chiama «l’integrazione delle civiltà»: «Il problema è la moderna civiltà occidentale». Davanti ai tanti che si allontanano dalla religione, l’incontro tra i leader religiosi può molto. «Francesco è un uomo di pace. Se potessimo incontrarci più spesso, potremmo fare grandi cose per l’umanità». Si conclude qui l’incontro. Sull’umanità. Le ultime parole del Grande Imam, poi riportate nel comunicato stampa di Al Azhar, presentano il documento di Abu Dhabi come «un documento umano, non religioso, un documento senza identità religiosa, che si legge senza capire se è stato scritto da un musulmano o da un cristiano».