Corriere della Sera - La Lettura

I «CERVELLI INQUIETI», EREDI DI DANTE

- Di MICHAELA VALENTE

Èin età moderna che il fenomeno delle migrazioni di massa assume dimensioni rilevanti. Per sfuggire alla persecuzio­ne religiosa o politica, si va in esilio. Si esportano idee ed esperienze, innestando la cultura di partenza in quella di approdo, seminando e facendo crescere frutti. Si fondono pratiche e saperi, si sperimenta­no laboratori di convivenza pacifica, ma spesso pregiudizi e violenze scandiscon­o la quotidiani­tà.

Talvolta questi esuli riescono a inserirsi bene, andando a ricoprire ruoli di prestigio: da Ferrara, esule per motivi religiosi, arriva, nel 1550, in una piccola città vicino ad Augusta, Olimpia Morata, che, nella sua pur breve vita, sarebbe stata poetessa celebrata e avrebbe favorito la diffusione dello studio del greco all’università di Heidelberg. Altre volte il logorio implacabil­e di interrogat­ivi dottrinali costringe a frenetici spostament­i, come succede all’ex generale dei Cappuccini, Bernardino Ochino, prima ambito predicator­e e, poi, dopo la fuga dall’Inquisizio­ne, errante per mezza Europa alla ricerca di un asilo sicuro.

Scappano singoli e gruppi per trovare rifugio e pace: prima tappa dell’esodo è spesso la Repubblica di Venezia, che protegge e tutela i suoi interessi politico-economici. Nel caleidosco­pico mondo veneziano l’azione diplomatic­a inglese, durante il regno di Elisabetta I, è affidata a protestant­i italiani, in grado di procurarsi informazio­ni strategich­e con cui accreditar­si presso le varie corti. Diego Pirillo nel libro The Refugee-Diplomat (Cornell University Press, pp. 281, $ 57.95) presenta diversi casi di quelli che definisce rifugiatid­iplomatici: esemplare quello del mercante Giacomo Ragazzoni, che offrì i suoi servizi, senza troppi problemi di coscienza, riuscendo così a costruire una redditizia ed efficiente rete politicoco­mmerciale anglo-veneta. All’incisiva azione pubblica, qualche anno dopo, Giacomo Castelvetr­o accompagnò un altrettant­o vivace impegno culturale di traduzione di opere italiane, tra cui Torquato Tasso e Niccolò Machiavell­i.

Non si fugge solo a causa del motivo religioso; molto forte e lacerante in uno scacchiere geopolitic­o instabile è il dissenso politico: riprendend­o il dantesco «Libertà va cercando», un gruppo di fuorusciti antimedice­i («cervelli inquieti») si sarebbe organizzat­o, dopo la sconfitta militare, in Repubblica fiorentina in esilio per non lasciar sopire le speranze di riscatto.

Nell’Europa divisa dall’emergere della Riforma e da un mutato quadro politico, persone e idee si muovono per necessità portando con sé segni dell’esperienza vissuta e coltivando aspettativ­e illusorie. Avvolti nell’ombra, spesso perché nemmeno denunciati, restano ostilità, vendette e soprusi, che costellaro­no la vita delle popolazion­i.

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