Corriere della Sera - La Lettura
I «CERVELLI INQUIETI», EREDI DI DANTE
Èin età moderna che il fenomeno delle migrazioni di massa assume dimensioni rilevanti. Per sfuggire alla persecuzione religiosa o politica, si va in esilio. Si esportano idee ed esperienze, innestando la cultura di partenza in quella di approdo, seminando e facendo crescere frutti. Si fondono pratiche e saperi, si sperimentano laboratori di convivenza pacifica, ma spesso pregiudizi e violenze scandiscono la quotidianità.
Talvolta questi esuli riescono a inserirsi bene, andando a ricoprire ruoli di prestigio: da Ferrara, esule per motivi religiosi, arriva, nel 1550, in una piccola città vicino ad Augusta, Olimpia Morata, che, nella sua pur breve vita, sarebbe stata poetessa celebrata e avrebbe favorito la diffusione dello studio del greco all’università di Heidelberg. Altre volte il logorio implacabile di interrogativi dottrinali costringe a frenetici spostamenti, come succede all’ex generale dei Cappuccini, Bernardino Ochino, prima ambito predicatore e, poi, dopo la fuga dall’Inquisizione, errante per mezza Europa alla ricerca di un asilo sicuro.
Scappano singoli e gruppi per trovare rifugio e pace: prima tappa dell’esodo è spesso la Repubblica di Venezia, che protegge e tutela i suoi interessi politico-economici. Nel caleidoscopico mondo veneziano l’azione diplomatica inglese, durante il regno di Elisabetta I, è affidata a protestanti italiani, in grado di procurarsi informazioni strategiche con cui accreditarsi presso le varie corti. Diego Pirillo nel libro The Refugee-Diplomat (Cornell University Press, pp. 281, $ 57.95) presenta diversi casi di quelli che definisce rifugiatidiplomatici: esemplare quello del mercante Giacomo Ragazzoni, che offrì i suoi servizi, senza troppi problemi di coscienza, riuscendo così a costruire una redditizia ed efficiente rete politicocommerciale anglo-veneta. All’incisiva azione pubblica, qualche anno dopo, Giacomo Castelvetro accompagnò un altrettanto vivace impegno culturale di traduzione di opere italiane, tra cui Torquato Tasso e Niccolò Machiavelli.
Non si fugge solo a causa del motivo religioso; molto forte e lacerante in uno scacchiere geopolitico instabile è il dissenso politico: riprendendo il dantesco «Libertà va cercando», un gruppo di fuorusciti antimedicei («cervelli inquieti») si sarebbe organizzato, dopo la sconfitta militare, in Repubblica fiorentina in esilio per non lasciar sopire le speranze di riscatto.
Nell’Europa divisa dall’emergere della Riforma e da un mutato quadro politico, persone e idee si muovono per necessità portando con sé segni dell’esperienza vissuta e coltivando aspettative illusorie. Avvolti nell’ombra, spesso perché nemmeno denunciati, restano ostilità, vendette e soprusi, che costellarono la vita delle popolazioni.