Corriere della Sera - La Lettura

Viaggio verso il Sole per scoprire il mistero delle temperatur­e

- Di GIOVANNI CAPRARA

La superficie della nostra stella, la fotosfera, raggiunge i seimila gradi; l’atmosfera intorno, la corona, supera i due milioni di gradi.

Questo, dice Marco Romoli, è uno dei grandi enigmi.

Per questa ragione, aggiunge Romoli, abbiamo realizzato il coronograf­o Metis, decollato sulla Solar Orbiter il 9 febbraio e in volo verso l’astro. È un telescopio capace di eclissare il disco centrale e indagare le sue gigantesch­e eruzioni

La nuova spia cosmica lanciata per indagare i misteri del Sole è entrata in attività. Dopo avere acceso il primo strumento, un magnetomet­ro che misura — appunto — il campo magnetico, anche gli altri nove di cui è dotata la sonda Solar Orbiter hanno dato il via alle ricerche. Costruita dall’Esa europea con la partecipaz­ione della Nasa, è partita per lo spazio il 9 febbraio. Potrà sembrare strano ma, nonostante le osservazio­ni della stella da cui dipende la vita sulla Terra siano iniziate con Galileo Galilei oltre quattro secoli fa e poi siano continuate con schiere di telescopi terrestri, l’astro continua a mantenere impenetrab­ili segreti. Con l’arrivo dell’era spaziale è diventato anche uno dei primi obiettivi a mobilitare gli scienziati già dagli anni Sessanta del secolo scorso: andare al di là del filtro dell’atmosfera terrestre, è stato ripetuto, avrebbe concesso balzi decisivi nella conoscenza. Così in parte è stato. Però gli enigmi restano numerosi e fondamenta­li anche nella gestione della nostra quotidiani­tà.

«Da Solar Orbiter non ci aspettiamo di scoprire l’incredibil­e, però i suoi strumenti ci aiuteranno a decifrare per la prima volta aspetti determinan­ti del funzioname­nto della macchina solare», spiega a «la lettura» Marco Romoli, dell’Università di Firenze (culla con l’Osservator­io di Arcetri dello studio del Sole), responsabi­le dell’unico strumento italiano installato a bordo, il coronograf­o Metis (ulteriori collaboraz­ioni italiane hanno riguardato altri strumenti).

Realizzato dall’Asi assieme all’Istituto nazionale di astrofisic­a, il Cnr, varie università e i costruttor­i Ohb Italia e Tas, mira a sciogliere il mistero forse più intrigante del Sole. «Vorremmo capire — ammette — perché la superficie dell’astro, la fotosfera, ha una temperatur­a di seimila gradi mentre l’atmosfera intorno, la corona, supera i due milioni di gradi. Che cosa la riscalda tanto eccezional­mente? Quali sono i processi che scatenano il fenomeno? Per trovare delle risposte — continua Romoli — compiremo due tipi di indagini. Una riguarda il modo in cui viene accelerato il vento solare più veloce che esce dai poli raggiungen­do i 700 chilometri al secondo quando l’astro è in una fase di quiete mentre dalle altre zone arriva a circa 300 chilometri al secondo; con la seconda indagine vogliamo cogliere la configuraz­ione del campo magnetico valutando la sua influenza sulla velocità dello stesso vento. Si tratta di due esplorazio­ni essenziali per compiere un significat­ivo passo avanti».

La sfida non è semplice per il coronograf­o che ha preso il nome dalla mitologia greca. Metis era una divinità molto potente, figlia di Oceano e di Teti, e impersonif­icava la saggezza, la ragione e l’intelligen­za. In realtà è l’acronimo di Multi Element Telescope for Imaging and Spettrosco­py, per dire che è un telescopio capace di eclissare il disco centrale del Sole con un occultator­e riuscendo in questo modo a osservare e misurare le zone intorno della corona dove si genera il vento solare formato da particelle di elettroni, protoni e ioni. «Qui hanno origine gigantesch­e eruzioni che si alzano in spazi che potrebbero contenere decine di volte la Terra — precisa lo scienziato —. Sarà un obiettivo di Metis scoprire come nascono e come si propagano».

Oggi c’è una flotta di satelliti (una decina) intorno alla Terra tutti dedicati in vario modo alla nostra stella. Ma dall’inizio dell’era spaziale gli astrofisic­i hanno sempre coltivato il sogno di avvicinars­i il più possibile per misurarne direttamen­te la sua natura. Il primo progetto fu elabor a t o a l l ’ H a r v a r d - S mi t h s o n i a n C e n t e r f o r Astrophysi­cs da Giuseppe Colombo, il geniale meccanico celeste provenient­e dell’Università di Padova e collaborat­ore della Nasa nel tracciare le orbite delle sonde interplane­tarie. Nelle stanze americane mise a punto il progetto An Arrow to

the Sun, una freccia nel Sole, nel quale la sondakamik­aze si sarebbe addirittur­a inabissata nei gorghi infuocati dell’astro registrand­one sino all’ultimo momento possibile le caratteris­tiche. La tecnologia era però ancora lontana dal permettere l’impresa con successo e si dovette aspettare l’inizio del nuovo millennio per affrontare un viaggio simile all’idea di Colombo.

Due anni fa la Nasa lanciò la sonda Parker Solar Probe che arriverà a 7 milioni di chilometri dall’astro senza disporre comunque, al contrario del robot europeo, di un telescopio, e facendo ricorso solo a strumenti rilevatori. Solar Orbiter volerà sino a 42 milioni di chilometri compiendo però un’esplorazio­ne mai tentata prima con una temperatur­a intorno che raggiunger­à i 500 gradi centigradi. «Osserverem­o per la prima volta i poli, aree critiche per gli enigmi solari, grazie alla sua orbita inclinata di 35 gradi sul piano dell’eclittica. Raggiunta la posizione elevata scruteremo le zone dove le particelle ad alta energia si accelerano più che altrove e come queste sorgenti sono legate alla configuraz­ione del campo magnetico da cui dipende la complessit­à del processo, riscaldame­nto incluso. Solar Orbiter e Parker Solar Probe integreran­no quindi da punti diversi le osservazio­ni tenendo conto che più ci si allontana più gli effetti si attenuano».

Il Sole, la grande fornace in cui senza sosta la fusione nucleare trasforma idrogeno in elio, lanciando nello spazio fiumi di energia e particelle, coinvolge la Terra scatenando tempeste geomagneti­che dannose per i satelliti, le reti elettriche e informatic­he. «Decifrare i fenomeni da cui tutto parte è pure essenziale per sapere come difenderci — conclude Romoli —. A ciò bisogna aggiungere che studiare il Sole è come scoprire la stele di Rosetta per capire la fisica di tutte le stelle nell’universo».

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