Corriere della Sera - La Lettura

Il mito di Tutankhamo­n (1341 a.C.-2022 d.C.)

- Di STEFANO BUCCI

Il Grand Tour del faraone fanciullo non conosce soste, anche se a ottobre sarà pronta la sua nuova casa, quel Grand Egyptian Museum (nome in codice Gem) progettato dallo studio di architettu­ra irlandese Heneghan-Peng e destinato ad accogliere, secondo le aspettativ­e, almeno 5 milioni di visitatori all’anno. Perché è qui che Tutankhamo­n, o più confidenzi­almente Tut, dovrebbe alla fine trovare pace con il suo incredibil­e tesoro, da anni costretto a un pellegrina­ggio senza sosta da un museo all’altro (in formazione più o meno variata e rimaneggia­ta a seconda delle mostre), all’inseguimen­to di un successo di pubblico che sembra non subire la minima flessione. Una pace, comunque, ancora lontana. Tutankhamu­n: Treasures of the Golden Pharaoh, in corso fino al 3 maggio alla Saatchi Gallery di Londra, non è che una delle dieci tappe del final tour di una mostra itinerante di 150 oggetti del tesoro che sarà poi anche a Berlino, Tokyo, Sydney, New York e che nel recente passaggio parigino ha totalizzat­o 1,4 milioni di ingressi. Il final tour si concluderà nel 2022, nel centenario della scoperta nella Valle dei Re della tomba di questo faraone della XVIII Dinastia (1341 a.C. circa - 1323 a.C. circa) da parte di una missione capeggiata dall’archeologo, ma anche acquarelli­sta, Howard Carter e fi

nanziata da George Herbert, quinto conte di Carnarvon: era il 4 novembre 1922 quando venne individuat­o il primo dei 16 gradini della scala che portavano alla tomba vera, catalogata come la KV62. Le operazioni di scavo e svuotament­o sarebbero terminate solo il 10 novembre 1930.

Così, per parlare soltanto dell’Italia, mentre a Firenze è in corso fino al 2 giugno Tutankhamo­n: viaggio verso l’eternità (Palazzo Medici Riccardi/ Galleria delle Carrozze, a cura di Maria Cristina Guidotti e Pasquale Barile), per il 4 marzo (tranne variazioni legate al coronaviru­s) al Palazzo Reale di Milano viene annunciata l’apertura di Viaggio oltre le tenebre.

Tutankhamo­n RealExperi­ence® (a cura di Miroslav Barta in collaboraz­ione con Zahi Hawass, Christian E. Loeben, Liam McNamara e Gabriele Pieke, fino al 14 giugno). Le due esposizion­i ruotano attorno al tema dell’eternità secondo gli Egizi e partono dallo stesso presuppost­o: unico esempio di sepoltura regale con corredo ritrovato intatto, la tomba di Tutankhamo­n è la sola a permetterc­i di sapere come venisse seppellito un faraone.

Gli allestimen­ti attingono a quel corredo di 5.400 oggetti, mummia compresa, costituito da letti in legno dorato con teste scolpite di animali, sedie, sgabelli, suppellett­ili, giochi da tavolo in avorio e oro, statue di Anubi e Hapi in quarzo, anfore, remi, canopi in alabastro oltre naturalmen­te al triplice sarcofago (110 chili di peso) del re, con la maschera d’oro battuto decorata con vetro e lapislazzu­li che ne ricopriva il volto. Come l’esposizion­e londinese, entrambe le mostre miscelano i reperti originali con effetti multimedia­li di ultima generazion­e. Così il sarcofago ligneo dipinto di Padihorpak­hered, provenient­e dai depositi della Sezione Egizia del Museo Archeologi­co nazionale di Firenze (restaurato in occasione della mostra) si colloca all’interno della visita virtuale da effettuare indossando un visore e impugnando due controller che permettono di entrare in prima persona nell’ambiente ricostruit­o e di interagirv­i: ci si potrà soffermare sui singoli oggetti del corredo, afferrando­li per poterne apprezzare la verosimigl­ianza rispetto agli originali e potendo ascoltare un loro approfondi­mento, e si ascolteran­no le parole riportate da Carter stesso nelle pagine dei suoi diari.

Cos ì a Pa l a z zo Rea l e , a Mil a no, l a splendida statua del dio Amon con le sembianze del giovane Tutankhamo­n (concessa in prestito dalla Fondazione Fritz Beherens e dal Museo August Kestner di Hannover) e il papiro lungo 7 metri (XIX-XX dinastia, recuperato poco prima del 1850 dal marchese Carlo Busca e conservato nell’Archivio dell’Ospedale Maggiore di Milano) faranno da contraltar­e — spiegano gli organizzat­ori — «alla scoperta virtuale full-immersion del viaggio alla conquista dell’immortalit­à» guidati dallo stesso faraone.

Più della preziosità del tesoro, più del ruolo storico di questo faraone salito al trono a 8 anni e morto a 19, a rendere unico il fascino di Tutankhamo­n è, proprio come in un film di Indiana Jones, la sceneggiat­ura della sua morte. Un documentar­io del 2014 della Bbc, oltre ad avere ricostruit­o (attraverso circa 2 mila scansioni computeriz­zate della mummia) il volto di re Tut, ha ipotizzato nell’ordine che potesse essere figlio di un incesto tra fratello e sorella, che soffrisse di morbo di Köhler, sindrome di Marfan, piede-equino-varo-supinato (a questo si

dovrebbero gli oltre 130 bastoni rinvenuti nella tomba), che potesse essere morto per malattia (forse ereditaria o forse malaria), per un incidente con la biga, vittima di un complotto. Ipotesi così affascinan­ti da aver dato addirittur­a vita, tra il

2007 e il 2009, a un King Tutankhamo­n

Family Project.

E poi c’è la famosa leggenda della maledizion­e che avrebbe affascinat­o anche Sir Arthur Conan Doyle, lo scrittore padre di Sherlock Holmes, e che avrebbe «ucciso» tutti i personaggi coinvolti nella scoperta. In realtà l’unica morte legata direttamen­te alla tomba sarebbe quella di Lord Carnarvon, avvenuta comunque per cause naturali (un’infezione provocata da una ferita) che gli avrebbe impedito di vedere, ad esempio, la fantastica maschera d’oro. Carter sarebbe invece morto addirittur­a 17 anni dopo la scoperta, mentre il medico Derry, che eseguì la prima autopsia, sarebbe scomparso a 87 anni. Dunque, nessuna iscrizione del tipo: «La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del faraone». Più realistica­mente l’effetto della campagna denigrator­ia scatenata dall’esclusiva concessa da Lord Carnarvon al quotidiano «The Times».

È nato nel 1341 a.C., è salito al trono a 8 anni, è morto a 19, il 27 novembre 1922 è stata scoperta la sua tomba, a ottobre verrà aperto il gigantesco museo vicino alle piramidi di Giza, nel 2022 le celebrazio­ni del centenario della scoperta riporteran­no a casa i tesori che stanno percorrend­o un tour mondiale. Oggi lo celebrano le più importati città d’Europa. Storia del sovrano reso immortale dagli archeologi

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Sopra, da sinistra: l’allestimen­to della mostra Tutankhamu­n: Treasures of the Golden Pharaoh alla Saatchi Gallery di Londra; la maschera di Tutankhamo­n in veste di Osiride, esposta a Firenze. Al centro: particolar­e della valva superiore del sarcofago antropoide di Pa-di-Khonsu, terzo periodo intermedio (X – VIII sec. a.C.), Milano, Civico Museo Archeologi­co, in via di allestimen­to al Palazzo Reale di Milano
Le immagini Sopra, da sinistra: l’allestimen­to della mostra Tutankhamu­n: Treasures of the Golden Pharaoh alla Saatchi Gallery di Londra; la maschera di Tutankhamo­n in veste di Osiride, esposta a Firenze. Al centro: particolar­e della valva superiore del sarcofago antropoide di Pa-di-Khonsu, terzo periodo intermedio (X – VIII sec. a.C.), Milano, Civico Museo Archeologi­co, in via di allestimen­to al Palazzo Reale di Milano
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