Corriere della Sera - La Lettura

La Rabbia torna a suonare sotto il muro di Trump

- Di MICHELE PRIMI

La band, simbolo della lotta al capitalism­o, si era sciolta nel 2011 Ora annuncia una serie di concerti sul confine meridional­e degli Stati Uniti: «Una missione»

L’ultima volta che i Rage Against the Machine sono saliti sul palco del Coachella Festival, nel 2007, hanno denunciato i crimini di guerra di undici presidenti degli Stati Uniti. A metà del concerto il cantante Zack de la Rocha, figlio di un artista del collettivo Los Four di Los Angeles e nipote del rivoluzion­ario messicano Isaac de la Rocha Beltrán, ha detto: «Se si applicasse­ro ai presidenti americani le stesse leggi applicate contro i nazisti dopo la Seconda guerra mondiale ognuno di loro, da Truman ad oggi, verrebbe giustiziat­o». Tredici anni dopo i Rage Against the Machine tornano sul palco del Coachella con un doppio concerto, il 10 e 17 aprile e nessuno sa cosa aspettarsi. La guerra in Iraq di Bush ha lasciato il posto a quella di Donald Trump contro l’immigrazio­ne e la band ha risposto organizzan­do tre concerti lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti: il 26 marzo a El Paso, Texas, il 28 a Las Cruces, New Mexico e il 30 marzo a Glendale, Arizona. Sono le zone in cui Trump, firmando l’Executive Order 13767 nel gennaio 2017, ha annunciato di voler costruire un muro. Secondo la U.S. Custom and Border Protection finora sono stati innalzati 150 chilometri, principalm­ente sostituend­o recinzioni esistenti.

Uno dei fronti più caldi nel dibattito politico americano è lungo questa frontiera e i Rage Against the Machine ci si

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