Corriere della Sera - La Lettura

Tutte in California le voci dell’America

- Di JOHN FREEMAN

La mia vita di lettore ha preso avvio da un bisogno di evasione. Leggevo per essere ovunque tranne che qui, in un sobborgo di Sacramento, California, con le sue strade ordinate che hanno tutte i nomi di battaglie della Guerra civile. Con una palma in ogni giardino. Gli irrigatori impostati in modo da non sprecare acqua. Quando i miei genitori andavano al lavoro, io mi arrampicav­o in cima al tetto incatramat­o e con gli occhi socchiusi mi immergevo nelle pagine di Charlotte Brontë, George Orwell, Gwendolyn Brooks. Più un libro mi portava lontano dalla Valle del Sacramento, meglio era. L’ultima spiaggia di Nevil Shute mi aveva molto colpito solo perché la Nuova Zelanda era così lontana che poteva anche essere Narnia.

Leggevo in questo modo non per ribellione. In realtà seguivo la traiettori­a dei miei corsi di Storia della letteratur­a inglese. Per essere uno studente della scuola pubblica, ero fortunato. Le classi erano piccole e avevano un programma rigoroso e di stampo classico, come fossimo a Eton. Però non leggevamo gli autori california­ni. A parte Steinbeck, di cui studiammo frettolosa­mente Furore e poi vedemmo il film. Ma in uno stato dell’Unione che aveva proiettato la sua immagine sugli schermi di tutto il mondo, quell’assenza letteraria sembrava strana.

Questa era la California tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Uno stato rubato agli indigeni, costruito dagli immigrati e narrato da tanta gente diversa, aveva da tempo sviluppato una letteratur­a importante e varia. Eppure non leggemmo nessuno dei suoi massimi esponenti: Maxine Hong Kingston, Gus Lee, Amy Tan... Eravamo nel mezzo della crisi prodotta dall’Aids ma a nessuno di noi venne mai proposto Randy Shilts. Joan Didion era cresciuta a pochi chilometri da casa mia, ma nessuno aveva pensato di assegnarci di leggere Verso Betlemme. Per non parlare dei Raymond — Carver o Chandler — o di Ursula Le Guin, Philip K. Dick o Octavia Butler (che ha predetto la catastrofe climatica). Naturalmen­te alla fine del corso di Storia della letteratur­a volevo disperatam­ente andare a Est, come i california­ni chiamavano la costa orientale degli Stati Uniti. Il mes

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