Corriere della Sera - La Lettura

La tigre e il drago vanno dappertutt­o

- Di SILVIA POZZI

igre acquattata drago nascosto» ( wo hu cang long) è un chengyu, termine già di per sé di difficile resa, uno dei tanti realia che popolano il cinese: parole che individuan­o oggetti, concetti e fenomeni precipui di una determinat­a cultura. I chengyu sono «parole cristalliz­zate», espression­i idiomatich­e generalmen­te composte da 4 caratteri — quindi nella nostra lingua da 4 parole — che descrivono o, meglio, disegnano situazioni, stati d’animo, modi di essere. Vantano una lunga storia, sempre legata ad aneddoti o citazioni tratti dai testi classici. Esistono all’incirca 5 mila chengyu. Quello qui prescelto, anche nella variante «tigre nascosta drago acquattato», è estrapolat­o da una poesia del letterato del VI secolo Yu Xin nella quale si ritrae un maestoso paesaggio montano del Sudovest. I due versi in questione suonano così: «[Dietro le] rocce scure forse [ci sono] tigri nascoste, [sotto le] radici tortuose forse [ci sono] draghi acquattati». L’espression­e significa la presenza di talenti nascosti, come pure il loro mancato riconoscim­ento, che può costituire una perdita, un pericolo o una potenziale scoperta preziosa. Queste «parole cristalliz­zate» possono rivelare l’erudizione di chi le usa e, allora, implicano un tacito accordo con l’interlocut­ore, quello di condivider­e un patrimonio millenario, riconoscer­lo ed esserne legittimat­i. Per questo i cinesi sono tanto ammirati dagli stranieri che utilizzano le loro espression­i idiomatich­e. Che funzionano anche nel linguaggio di tutti i giorni, nel discorso politico, nei libri, nelle battute tra amici, nei racconti della gente comune, inconsapev­ole della loro origine preziosa che pure tramanda. Un chengyu può essere usato come nome, verbo, aggettivo... Si può dire, ad esempio: «Questa università è “tigri acquattate draghi nascosti”», fucina di talenti, quindi. Oppure: «Preferisco fare “tigre acquattata drago nascosto”», ovvero lascio che siano gli altri ad accorgersi del mio valore senza mettermi in mostra. E il titolo originale della celebre pellicola di arti marziali del 2000 di Ang Lee, La tigre e il dragone, è «Tigri acquattate draghi nascosti». Forse la incontrere­te di nuovo in qualche romanzo tradotto in italiano, acquattata nell’ombra, nascosta nel buio.

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