Corriere della Sera - La Lettura
La tigre e il drago vanno dappertutto
igre acquattata drago nascosto» ( wo hu cang long) è un chengyu, termine già di per sé di difficile resa, uno dei tanti realia che popolano il cinese: parole che individuano oggetti, concetti e fenomeni precipui di una determinata cultura. I chengyu sono «parole cristallizzate», espressioni idiomatiche generalmente composte da 4 caratteri — quindi nella nostra lingua da 4 parole — che descrivono o, meglio, disegnano situazioni, stati d’animo, modi di essere. Vantano una lunga storia, sempre legata ad aneddoti o citazioni tratti dai testi classici. Esistono all’incirca 5 mila chengyu. Quello qui prescelto, anche nella variante «tigre nascosta drago acquattato», è estrapolato da una poesia del letterato del VI secolo Yu Xin nella quale si ritrae un maestoso paesaggio montano del Sudovest. I due versi in questione suonano così: «[Dietro le] rocce scure forse [ci sono] tigri nascoste, [sotto le] radici tortuose forse [ci sono] draghi acquattati». L’espressione significa la presenza di talenti nascosti, come pure il loro mancato riconoscimento, che può costituire una perdita, un pericolo o una potenziale scoperta preziosa. Queste «parole cristallizzate» possono rivelare l’erudizione di chi le usa e, allora, implicano un tacito accordo con l’interlocutore, quello di condividere un patrimonio millenario, riconoscerlo ed esserne legittimati. Per questo i cinesi sono tanto ammirati dagli stranieri che utilizzano le loro espressioni idiomatiche. Che funzionano anche nel linguaggio di tutti i giorni, nel discorso politico, nei libri, nelle battute tra amici, nei racconti della gente comune, inconsapevole della loro origine preziosa che pure tramanda. Un chengyu può essere usato come nome, verbo, aggettivo... Si può dire, ad esempio: «Questa università è “tigri acquattate draghi nascosti”», fucina di talenti, quindi. Oppure: «Preferisco fare “tigre acquattata drago nascosto”», ovvero lascio che siano gli altri ad accorgersi del mio valore senza mettermi in mostra. E il titolo originale della celebre pellicola di arti marziali del 2000 di Ang Lee, La tigre e il dragone, è «Tigri acquattate draghi nascosti». Forse la incontrerete di nuovo in qualche romanzo tradotto in italiano, acquattata nell’ombra, nascosta nel buio.