Corriere della Sera - La Lettura
È stato qui E qui. E qui. E qui
L’eroe omerico secondo arte, letteratura, cinema: a Forlì una peregrinazione nei secoli e nelle rappresentazioni che parte dai marmi greci (e da un relitto di nave di 17 metri) e arriva a Paladino
«Nessuno». Così l’eroe dell’Odissea risponde al ciclope Polifemo che gli chiede il nome, usando la sua proverbiale astuzia per ingannarlo. Mai epiteto fu così antitetico alla fortuna che avrebbe poi avuto il personaggio di Ulisse, uno dei soggetti più evocati, cantati e rappresentati nella storia dell’arte e della letteratura. Ulisse, l’eroe viaggiatore che sa utilizzare la furbizia e l’intelligenza per sciogliere situazioni altrimenti irrisolvibili, ha però assunto nel corso dei secoli caratteristiche differenti a seconda dell’epoca e della temperie culturale.
E così si passa dall’Odisseo omerico, ingegnoso e scaltro, all’Ulisse dantesco, che sfida le leggi divine per la sua sete di conoscenza, dall’Ulisse di Gabriele d’Annunzio, che incarna quell’ideale del superuomo con il quale lo stesso poeta si sente in sintonia, fino al decadente eroe cantato da Giovanni Pascoli, che lo rimette in mare in tarda età per un ultimo viaggio, grazie al quale rivede i luoghi della sua decennale peregrinazione: il destino si compie sulle spiagge dell’isola di Ogigia, dove ad accogliere il corpo dell’eroe ormai morto è la ninfa Calipso che gli aveva offerto l’immortalità e che riesce ad avere di nuovo tra le braccia l’uomo amato nel momento stesso in cui non può più essere suo. Un Ulisse — quello pascoliano — che, con la trasformazione dell’eroe classico in un uomo sconfitto dalla vita, pare il primo di una sequenza di «inetti» novecenteschi.
È una mostra, a Forlì, a proporre il percorso attraverso le rappresentazioni dell’arte, della letteratura e del cinema sulle tracce dell’anér polýtropos, l’«uomo versatile» del primo verso dell’Odissea. Con i suoi oltre 250 manufatti Ulisse. L’arte e il mito ricostruisce in ordine cronologico, ma anche seguendo alcuni filoni tematici, una storia che appartiene a tutti, perché — come ricorda il presidente del comitato scientifico Antonio Paolucci nella prefazione al catalogo della mostra — Ulisse insieme a Faust, che aspira all’eterna giovinezza, e a Don Giovanni, che cerca l’anima gemella, è uno dei tre «grandi miti che hanno abitato o abitano questa nostra parte di mondo che chiamiamo Occidente».
Nei due piani dell’ex convento di San Domenico si dipana un racconto che ha inizio con una sorta di «concilio degli dei». La scena che apre il poema omerico rivive infatti all’ingresso grazie a statue di Apollo, Afrodite, Marte, di età romana o neoclassica, che accolgono il visitatore e lo accompagnano verso la lunga galleria di vasi greci ed etruschi dalle cui decorazioni si comprende come si sia evoluto il mito di Ulisse nell’antichità. Al centro della sezione dedicata al tema della nave e del viag