Corriere della Sera - La Lettura

Agnès Varda, la «Nonna Vague»

- di CECILIA BRESSANELL­I

Nel cinema da record, tra campioni di incassi e trailer che sbancano il web, c ’è a nche l e i , l a r e g i s t a f r a nces e Agnès Varda (in alto), scomparsa un anno fa, il 29 marzo 2019. Il suo record è tutto legato agli Oscar. Nata a Ixelles, in Belgio, il 30 maggio 1928, aveva 89 anni e 279 giorni quando nel 2018 è stata candidata all’Oscar per il documentar­io Visages, villages realizzato con l’artista JR. Agnès Varda e JR non hanno vinto — il record di vincitore più anziano spetta a James Ivory, premiato a 89 anni e 271 giorni in quella stessa edizione per la sceneggiat­ura di Chiamami col tuo nome. Ma l’11 novembre 2017 nella Ray Dolby Ballroom dell’Hollywood &

Highland Center di Los Angeles, introdotta e accolta con un balletto da Angelina Jolie, Agnès Varda aveva già ricevuto l’Oscar onorario, prima regista donna. Pioniera fino alla fine.

«La rondinella», o anche «la nonna della Nouvelle Vague»: così veniva chiamata perché, diceva, «avevo sempliceme­nte iniziato prima di loro», ovvero Truffaut, Godard, Rivette, Chabrol, Rohmer... Era il 1954 e lei aveva 25 anni, quando realizzò il primo film, Le pointe courte. L’ultimo,

Varda by Agnès, lo ha presentato alla Berlinale nel febbraio 2019. Un viaggio condotto dalla stessa regista attraverso i suoi film, distribuit­o in Italia dalla Cineteca di Bologna. Varda parla di Agnés: «Alcuni miei film sono noti, altri molto noti, altri no, vorrei raccontarv­i che cosa mi ha portato a fare questo lavoro in questi anni. Ci sono tre parole importanti per me: ispirazion­e, creazione, condivisio­ne». E la curiosità, mai sopita, e la sua «cinescritt­ura», ovvero lo stile. I film che l’hanno fatta amare dai cinefili, Cleo

dalle 5 alle 7 (1962; anche questo distribuit­o dalla Cineteca con Daguerréot­ypes, Salut les cuba

ins e Réponses de femmes), il Leone d’Oro nel 1985 per Senza tetto né legge; e ancora i «documentar­i, film sia lunghi che brevi». La fotografia («nella mia prima vita ero una fotografa»); e la passione, dall’affacciars­i del 2000 in poi, per il digitale che le ha dato la possibilit­à di realizzare «film più intimi e personali». Ritirando l’Oscar onorario disse: «Tra la pesantezza e la leggerezza, scelgo la leggerezza e sento che sto danzando la danza del cinema». Come ha sempre fatto.

È stata la più anziana candidata all’Oscar: aveva 89 anni e 279 giorni. È scomparsa il 29 marzo di un anno fa

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