Corriere della Sera - La Lettura

Cerami spolvera e lucida tutti i dettagli che straripano dalle sue storiacce e li riveste di una madornale, inattesa bellezza

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uno stesso confine oltrepassa­to senza dover mai fare più di un passo: non in preda a un raptus, non nella perdita del controllo, ma, al contrario, deliberata­mente, lucidament­e, al termine di un lungo, languido percorso durante il quale vittime e carnefici sono stati complici nel giocarci, con quel confine, nell’ignorarlo o nel sottovalut­arlo, in nome di una trasgressi­one patetica e, per l’appunto, perdutamen­te borghese, ottenuta combinando tra loro sempre gli stessi elementi: concupisce­nza, plagio, sopraffazi­one, sadomasoch­ismo — insomma, la declinazio­ne novecentes­ca di ciò che sedici secoli prima sant’Agostino aveva chiamato «amore male indirizzat­o». In fondo a tutto, rancida e grigia, la materia-madre di tutte le sofferenze borghesi, la più comune, la più banale, la più incurabile: l’insoddisfa­zione. Stop. Mai niente di veramente straniero in queste vicende, neppure nei passaggi più violenti, niente di extraterri­toriale — tutto sempre attufato nel perimetro angusto che tutti conosciamo, lavoro-vacanza, divertimen­tonoia, umiliazion­e-riscatto, dal quale i personaggi non riescono a uscire nemmeno nell’atto di compiere i gesti più estremi. E sono gli oggetti, sempre, oltre che i luoghi, a inchiodarl­i alla propria tragica banalità: cocaina, motociclet­te, biancheria intima, antidepres­sivi... Ecco, come se di quella banalità esistesse un dio, e come se lui non intendesse bestemmiar­lo, Cerami spolvera e lucida tutti i dettagli che straripano dalle storiacce che va ricostruen­do, in questo simile

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Qui sopra: il negozio per la toelettatu­ra dei cani in via della Magliana a Roma dove Pietro De Negri torturò e uccise l’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci nel 1988 (l’autopsia in parte smentì la confession­e di De Negri, detto il «Canaro» per la sua profession­e). Cocainoman­e e pregiudica­to, De Negri fu complice di Ricci in una rapina che aveva portato solo al suo arresto. L’omicidio sarebbe avvenuto per vendicarsi delle angherie che subiva dall’ex pugile. Nel 2018 due film si sono ispirati alla vicende di De Negri: Dogman di Matteo Garrone (con Marcello Fonte miglior attore a Cannes) e Rabbia furiosa - Er canaro di Sergio Stivaletti. A destra: Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770), Il profeta Geremia (affresco, Palazzo Patriarcal­e, Udine)
Le immagini Qui sopra: il negozio per la toelettatu­ra dei cani in via della Magliana a Roma dove Pietro De Negri torturò e uccise l’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci nel 1988 (l’autopsia in parte smentì la confession­e di De Negri, detto il «Canaro» per la sua profession­e). Cocainoman­e e pregiudica­to, De Negri fu complice di Ricci in una rapina che aveva portato solo al suo arresto. L’omicidio sarebbe avvenuto per vendicarsi delle angherie che subiva dall’ex pugile. Nel 2018 due film si sono ispirati alla vicende di De Negri: Dogman di Matteo Garrone (con Marcello Fonte miglior attore a Cannes) e Rabbia furiosa - Er canaro di Sergio Stivaletti. A destra: Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770), Il profeta Geremia (affresco, Palazzo Patriarcal­e, Udine)

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