Corriere della Sera - La Lettura
L’agorà di Chipperfield all’università di Padova
Un ellisse dove camminare e studiare. Il progetto dell’architetto David Chipperfield nel centro storico di Padova amplia gli spazi dell’università che ha cominciato le celebrazioni per i suoi 8 secoli di storia. L’appuntamento del 2022 è per l’ateneo che fu di Galileo l’occasione per rilanciare la vocazione cosmopolita e indipendente
Un hortus conclusus, circondato dalle forme del futuro. A poca distanza proprio da quell’Orto botanico sorto quasi 500 anni fa, il più antico del mondo, patrimonio Unesco. L’Università di Padova ricrea un giardino del sapere, perpetuando in qualche modo la tradizione dello spazio medievale all’interno di monasteri e conventi, che simbolicamente custodiva competenze e conoscenze. Si affida a David Chipperfield (Londra, 1953) che firmerà l’ambizioso intervento di riqualificazione dell’ex Caserma Piave, dopo avere vinto l’anno scorso il concorso di idee per il nuovo polo delle Scienze sociali dell’ateneo patavino.
La struttura militare si trasformerà nei prossimi anni in un campus con la regia dell’architetto inglese in collaborazione con lo studio Steam. Investimento previsto: 50 milioni di euro.
La nuova caserma Piave ospiterà biblioteche, aule, luoghi di incontri e persino un campo sportivo dove gli studenti potranno giocare a calcio. Chipperfield ha presentato un progetto che addolcisce la severità degli edifici militari con sobrietà ed eleganza minimalista, tratti che da sempre segnano il suo stile. Al centro dell’area, che complessivamente copre 51 mila metri quadrati, ha previsto un’agorà dalla forma ovoidale. «Il tema dello spazio pubblico ovale o circolare — si legge nella presentazione del progetto — è un tema ricorrente nella città patavina tra le mura della città vecchia, la cinta muraria carrarese, e la città nuova, la cinta muraria veneziana: il settecentesco Prato della Valle, realizzato per utilizzo pubblico, prevedeva una costruzione per meglio definire la piazza attorno all’ovale e il cinquecentesco Orto botanico, fondato per utilizzo universitario, prevedeva una struttura per racchiudere il contenuto del cerchio».
La piazza di Chipperfield prende le sembianze di un hortus della contemporaneità, non intento a proteggersi dall’esterno secondo il modello classico, ma
universalis. La piccola fortezza della sapienza lascia il posto a uno spazio aperto alla città. Una costruzione misurata, che evita le altezze con l’intenzione di non modificare lo sguardo dall’esterno verso il sito della caserma.
L’anello ellittico a campata continua, che sarà il segno distintivo del campus, t r a c c e r à u n c a mmino p e r i p a te t i c o : l’agorà sarà un luogo di incontro, «punto principale di attenzione e attrazione in cui si condensano sia tutte le attività di interazione personale, sia tutte le attività di interazione sociale, un apparato per condensare funzioni sociali», spiegano gli ideatori del progetto.
Il nuovo campus, insomma, non sarà una dimostrazione di talento da archistar ma una forma leggera al servizio della comunità, quasi mimetizzata nel centro storico. È anche questo il motivo per cui molti spazi, per un totale di 2.500 metri quadrati, sono stati pensati interrati. Costruzioni ipogee dove troveranno posto aula magna, aule studio, biblioteca, ristorazione, al servizio di seimila studenti.
Al posto dei magazzini militari, della cavallerizza, dei depositi, attorno all’anfiteatro dell’architetto britannico nasceranno sale riunioni, laboratori, archivi, uffici amministrativi. La Caserma di via Piave si trasformerà in un brulicante borgo dove classico e contemporaneo saranno affiancati.
Il progetto Piave Futura rappresenta il maggiore impegno dell’Università di Padova e del suo rettore Rosario Rizzuto verso i festeggiamenti dell’ottocentesimo compleanno dell’ateneo, che cade nel 2022. Loading 800 è il programma che prevede la valorizzazione del patrimonio culturale, il recupero della storia dell’università e una serie di incontri pubblici all’insegna dell’incrocio fra discipline. Una delle prime operazioni in vista è quella del restauro della Sala dei Quaranta — all’interno del Bo, storico palazzo sede accademica dal 1493 — che conserva la Cattedra di Galileo, dalla quale, secondo la tradizione, lo scienziato teneva lezione. Il nome della Sala deriva dai ritratti moderni dei 40 allievi famosi che si trovano alle
pareti: William Harvey, Nicola Cusano, Georg Wirsüng, Michel de l’Hôspital, Niccolò Copernico, per fare qualche nome.
A questo intervento si accompagnano i preparativi verso i 25 anni dal riconoscimento come sito Unesco dell’Orto Botanico. La patavina libertas, come scritto nel motto, è lo spirito che l’università vuole fare rivivere, l’ideale di una fondazione dovuta non a un privilegio, a un editto papale o imperiale. È lo spirito che spinse quel gruppo di studenti e professori a migrare da Bologna per approdare a Padova, accolti dalla benevolenza della città.
Qui gli studenti hanno sempre avuto un ruolo dirigente, costituiti subito in corporazione, distinti in Transalpini e Cisalpini, con il potere di eleggere il rettore. È l’inizio di una storia alla quale presero parte, fra altri, San Francesco di Sales, Giuseppe Tartini, Ugo Foscolo. Segnata da episodi aurei, come la costruzione, nel 1595, del primo teatro anatomico stabile, la costruzione nel 1629 della prima biblioteca universitaria italiana, e la consegna nel 1678 della prima laurea al mondo (in Filosofia) a una donna, la patrizia veneziana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, gracile erudita che conosceva greco, latino, ebraico e spagnolo, morta prima di compiere 40 anni. Fino al famoso discorso del rettore Concetto Marchesi del novembre 1943, coraggioso atto di opposizione al fascismo.
Questo lungo racconto sarà riletto attraverso una nuova collana di studi storici sull’Università di Padova in collaborazione con la casa editrice Donzelli, saranno pubblicate le ricerche di archivio di giovani studiosi. A questa si aggiungeranno altre due collane, una di narrativa illustrata e una di divulgazione scientifica.
Loading 800 prevede inoltre un palinsesto di manifestazioni che si aggiunge al cartellone di Universa, l’insieme di eventi dell’ateneo, e Otto100, che vedrà protagoniste otto studentesse eccellenti a ciascuna delle quali sarà attribuita una borsa di studio: a loro sarà affidato il compito di diventare «ambasciatrici» e blogger dei valori e attività dell’università.
Il programma delle celebrazioni prevede anche le Freedom Lectures, all’insegna del valore che più sta cuore a professore e studenti dell’ateneo, la libertà di pensiero ed espressione. Imparò questa lezione Galileo Galilei, che beneficiò della tolleranza religiosa della Serenissima dal 1592 al 1610, repubblica indipendente da re, imperatori, papi. A Padova insegnò e ottenne brevetti per le sue invenzioni. Con il suo cannocchiale indagò la superficie della Luna, si addentrò nella Via Lattea, scoprì i satelliti di Giove. Una curiosità che gli costò il processo a Roma.
Il progetto dell’ex Caserma Piave punta a restituire questa laica curiosità e libertà, creando spazi dove le idee possono facilmente incontrarsi. E chissà se qualche studente ricorderà da adulto le passeggiate sotto le arcate di Chipperfield e gli incontri all’agorà con le stesse parole della lettera di Galileo a Fortunio Liceti: a Padova «consumai li diciotto anni migliori di tutta la mia età».