Corriere della Sera - La Lettura
La storia di papà è una città in fondo al lago
Memoir contemporanei Marta Barone recupera la parabola esistenziale del padre e ne fa una metafora
Rispetto a un memoriale, a un percorso analitico-biografico, a una ricostruzione storica, la ricerca del passato del padre, e di riflesso di tutta una parte di sé, ha un andare inconsueto fin dal principio in Città sommersa di Marta Barone, all’esordio nella narrativa per adulti, già autrice di apprezzati libri per ragazzi, presentato da Enrico Deaglio al Premio Strega ed entrato nella dozzina dei «semifinalisti». L’indagine sulla vita del genitore, separato dalla madre fin da quando l’autrice era piccola e alla morte del quale nel 2011 cominciano le domande, è «soltanto un atto di interesse», ma tocca la storia italiana, gli anni della contestazione, dei sogni e delle tragedie violente che li chiusero. Già nelle prime pagine, Barone scardina la sospensione dell’incredulità: «Tu che ben conosci i manuali di scrittura, smaliziato lettore, avrai già individuato il fucile appeso alla parete nel primo atto del dramma. Io, invece, personaggio neghittoso e involontario […], vagavo per Milano del tutto ignara anche solo del fatto che da qualche parte ci potesse essere un fucile».
L’arma della narrazione, il primo esplosivo, sono «Le carte» lasciate in fondo a una scatola che recano la memoria difensiva del padre al processo per cui era finito in carcere a Torino per «il reato di partecipazione a banda armata» nel 1982. Ne era stato poi assolto e l’episodio era una voce di famiglia, qualcosa di cui lei aveva sentito vagamente parlare ma che cambia radicalmente impatto nel linguaggio burocratico dei documenti. Quella porta chiusa della memoria va spalancata ed è la prima di un’avvincente indagine nella vita di Leonardo Barone, vicino nelle iniziali L.B. al citato Leopold Bloom dell’Ulisse di Joyce.
Fin da quell’invito, preceduto dal racconto delle due immagini da cui nasce la storia, si crea un’affascinante complicità con il lettore che lo coinvolge nella ricerca tra archivi, filmati, articoli e testimonianze di compagne, come la prima moglie Agata, e amici di vari decenni che illuminano tappe, spesso inattese, della sua militanza politica. Un’empatia che regge per la lingua spedita e per il ritmo delle scoperte che seguono un andare personale, non cronologico, tra frammenti di ricordi e frasi del padre che accendono tracce da esplorare.
L’attività di Leonardo Barone era iniziata a Roma, alla facoltà di Legge, nei primi anni della contestazione, partecipando anche agli episodi di Valle Giulia a Roma nel 1968, per poi spostarsi a Torino nei ranghi del partito marxista-leninista legato ai maoisti di Servire il Popolo, lavorando come medico, operaio e quadro di partito. L’episodio legato alla banda armata, con l’accusa di aver curato militanti di Prima Linea dopo due attentati, progressivamente si ribalta: Barone, come un everyman della contestazione, si era fermato prima della violenza, rifiutandone metodi e idee.
L’evento chiave, nel decidere di lasciare, era stato invece il delitto torinese del Natale del 1973 in via degli Artisti 13: un omicidio di gelosia dentro Servire il Popolo che fece due vittime e al quale lui sopravvisse correndo a cercare aiuto, mentre il migliore amico moriva. In questa occasione, l’autrice chiede: «Quale forma poteva prendere una persona dopo una cosa del genere?». Con forza inattesa, Barone cambiò ancora, diventando psicologo nelle comunità. Una strada in ombra e sociale, siglata da una frase di un testimone: «Ha continuato a praticare la democrazia quando della democrazia non fregava più niente a nessuno».
Ad abbracciare simbolicamente tutte le vicende, infine, è la leggendaria città di Kitež: desiderata a lungo dai Mongoli, affondò in un lago mentre si lanciavano alla sua conquista, lasciando intravedere solo il riflesso dorato della cupola della cattedrale. È lei la città sommersa che dà il titolo al libro e ne è una chiave: è impossibile conquistare la verità, ma quella luce sommersa dà una voce indelebile al desiderio di conoscere il padre.