Corriere della Sera - La Lettura

Il vicescerif­fo texano di Jim Thompson sembra tanto una brava persona, sembra

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Lou Ford è il vicescerif­fo di una piccola città del Texas. Un uomo tranquillo, noioso forse, che però nasconde dentro di sé una malattia incontroll­abile che, da ragazzo, l’ha quasi portato alla rovina. Il libro più noto di Jim Thompson, L’assassino che è in me, risale al 1952 e ora lo ripubblica HarperColl­ins con la traduzione di Anna Martini (pagine 302, € 15). Padre di tutti gli psicopatic­i misogini della letteratur­a, lo sceriffo di Thompson non invecchia e continua a suscitare nel lettore un miscuglio di emozioni. Non si può raccontare molto per rispetto a chi ancora non lo ha letto o non ha visto il film che nel 201o ne ha tratto Michael Winterbott­om. Basti solo sapere che non c’è quasi nulla fuori posto e la trama cresce di capitolo in capitolo mentre si aspetta di capire perché lo sceriffo agisca in quel modo, quale trauma possa esserci dietro. Tetro e disturbant­e, a tratti macabro, il romanzo di Thompson, il primo forse a calarsi nella mente di un assassino, rompe gli schemi del giallo degli anni Cinquanta e apre una nuova strada al genere. Con L’assassino che è in me HarperColl­ins ha pubblicato anche Inferno sulla terra, romanzo d’esordio dello scrittore dell’Oklahoma. Il piano editoriale prevede venti titoli, nel prossimo luglio ne usciranno altri due: I truffatori e Notte selvaggia.

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