Corriere della Sera - La Lettura
Gli alieni mirano a distruggere la Terra ma hanno dimenticato il carburante
«Buongiorno Terrestri, siamo Plutoniani e siamo venuti a distruggere il vostro pianeta». Il messaggio non lascia molto spazio a trattative e il titolo del libro Un’ora alla fine del mondo — di Matthieu Sylvander, con le illustrazioni Perceval Barrier (traduzione di Eleonora Armaroli, Terre di mezzo, pp. 64, € 12) — non fa sperare nulla di meglio: sessanta minuti è il tempo che rimane prima che la Terra venga distrutta per fare spazio a un’autostrada intergalattica. Gli alieni — polpi gialli con uno strano becco, molti tentacoli e un atomizzatore capace di incenerire in un attimo una montagna — sono atterrati in una fattoria; ad accoglierli ci sono Pecora, Capra, Mucca, Porcello e la bambina Nina. La distruzione del pianeta passa, però, in secondo piano quando gli extraterrestri si accorgono di avere scordato di fare il pieno di blorg all’astronave. La caccia al misterioso carburante è l’occasione perché i due popoli si conoscano meglio. L’avventura è divertente; il ritmo, complice il conto alla rovescia, incalzante; il finale, una sorpresa. Il libro è completato da un (utile) alfabeto plutoniano.
HChichester Clark è magnifica.
«Ho lavorato con lei su una mezza dozzina di libri, per ognuno ha portato uno stile vivido straordinario».
Pensando allo spaventapasseri senza cervello, al taglialegna di latta senza cuore e al leone senza coraggio del libro, di quale virtù oggi abbiamo più bisogno?
«Non sono sicuro che dovremmo scegliere perché il punto della storia è che abbiamo bisogno di tutte e tre e oggi più che mai. Molti bambini crescono spaventati e allarmati dal mondo e devono imparare presto il coraggio e a usare il cervello. Però, forse, il più importante è il cuore».
Ha iniziato a scrivere libri più di quarant’anni fa. È cambiato il suo lavoro?
«Il lavoro è cambiato perché io sono cambiato. La differenza tra una persona di 30 anni e una di 70 è considerevole».
Come trova nuove storie?
«Tengo aperti occhi, orecchie, cuore. Occorre rimanere freschi, curiosi. Quando sei un bambino, lo fai spontaneamente e hai gli occhi spalancati sul mondo. Devi mantenere vivo il bambino che c’è in te».
Nei suoi libri gli animali sono spesso molto importanti.
«Mi mancavano gli animali quando ero giovane. Ai miei genitori non piaceva averli in giro. Avevo un cane ma era difficile tenerlo, quindi l’hanno dato via e questo mi ha turbato. Cresciuto, mi sono ritrovato a vivere in una fattoria, lì ho conosciuto gli animali e la natura selvaggia. Il mondo della natura mi ha aperto cuore e mente».
«Toto» diverte, spaventa e fa pensare al significato di vita, amicizia, giustizia...