Corriere della Sera - La Lettura

Conosco bene i politici Perciò ora scrivo di spie

- Dal nostro corrispond­ente a Londra LUIGI IPPOLITO

L’ultima fatica letteraria (arrivata in Italia) di Lord Michael Dobbs, L’eroe riluttante (Fazi), è la terza puntata della serie dedicata alla spia Harry Jones: ma Lord Dobbs, già capo di gabinetto di Margaret Thatcher, è noto soprattutt­o per essere l’autore di House of Cards, la saga politica diventata poi la celebre serie televisiva con Kevin Spacey.

Con i romanzi dedicati a Harry Jones — «Il giorno dei Lord» (Fazi, 2018) e «Attacco dalla Cina» (Fazi, 2019) — lei è passato dal thriller politico alle spy story internazio­nali: come possiamo paragonare i due mondi, nella fiction e nella realtà?

«Quando scrivi una fiction politica, prendi la realtà e la annacqui! Guardiamoc­i attorno nel mondo di oggi: altro che fiction! Mentre il mondo dello spionaggio internazio­nale è abbastanza monotono e quindi devi esagerare: James Bond, per esempio, è pura finzione».

Come è cambiata oggi la politica rispetto ai tempi in cui ha scritto «House of Cards», uscito in patria nel 1989?

«Uno dei grandi cambiament­i è stato l’avvento dei social media e del ciclo delle news 24 ore su 24. Quando mai i politici hanno ancora la possibilit­à di pensare? Tutto è istantaneo, Trump spara tweet a ripetizion­e. Il premier Harold Mcmillan andava nel giardino di Downing Street a leggere un libro: non era pigrizia, era un modo di radunare i pensieri attorno alle questioni, di trovare una prospettiv­a. Oggi bisogna essere davvero speciali per riuscire a trovare una prospettiv­a: sono tutti troppo occupati».

Anche Boris Johnson?

«Boris è uno storico, scorge i movimenti tettonici della storia in un modo che gli altri non vedono. Non lo voglio paragonare a Churchill, anche se c’è chi ci prova: Boris è nuovo a questo incarico, ma se pensiamo a dove eravamo un anno fa e a cosa ha ottenuto, è stupefacen­te».

Sarebbe un buon personaggi­o per un thriller politico?

«Oh, sì! Sì! Non si conforma alle norme, è sui generis, vive la vita in un modo diverso. Ha un grande carattere ed è versato con le parole. Infatti, occorrereb­be annacquarl­o un po’, per scriverne...».

Di e t ro l e a ppare nze di s o rdi nate Johnson è un politico determinat­o, forse spietato.

«Deve esserlo se vuole avere successo. La politica non consiste nell’essere gentili e carini: fare politica significa prendere decisioni dure su cose che nessun altro saprebbe gestire. Se tutte le decisioni fossero facili non avremmo bisogno di politici. Margaret Thatcher era una politica dura e spietata che è diventata una dei nostri più grandi primi ministri. Non diventi un grande politico stando seduto davanti al caminetto. Molti grandi politici sono persone con un obiettivo, ossessiona­te: mentre noi passiamo il tempo con le famiglie, loro stanno lì a pianificar­e e complottar­e. E se Boris è abbastanza spietato — no, determinat­o, e lungimiran­te — allora potrebbe lasciare un’impronta considerev­ole nella storia».

In Italia un altro «grande complottat­ore» è Matteo Renzi.

«Renzi era stato fotografat­o in una libreria di Roma che comprava una copia di House of Cards. Allora gli ho scritto dicendogli che mi faceva piacere, ma gli ho ricordato che era un libro di intratteni­mento, non un manuale di istruzioni...».

E di Trump cosa dice?

«Tanti paragonano l’ascesa di Trump alla Brexit. Sono circostanz­e diverse, ma dietro c’è lo stesso problema: un establishm­ent che era dentro una bolla — come quello democratic­o attorno a Hillary Clinton — che non sapeva che cosa succedeva fuori. Ho fatto dei bei soldi con l’elezione di Trump: stavo tenendo delle conferenze in America, durante la campagna elettorale del 2016, quando tutti dicevano che Trump non aveva chance. Ma tornando all’aeroporto il tassista, un

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