Corriere della Sera - La Lettura

Una farmacia di versi per ogni malanno

- Da Londra PAOLA DE CAROLIS

Una guida alla vita, divisa in difficoltà e rimedi. Cure brevi, quasi sempre su una pagina sola, perché tale è il potere della poesia. Pochi versi bastano per cambiare l’umore, per permettere al lettore di inquadrare la situazione in un’ottica diversa o di cominciare a intraveder­e un barlume di luce in fondo al tunnel dei problemi. Due volumi (The Poetry Pharmacy, Penguin, 2017 e 2019) con copertina rigida e rilegata in stoffa ruvida, uno rossa e l’altro verde, perché sono volumi, spiega l’autore, William Sieghart (1960), da conservare, leggere e rileggere, da tenere a portata di mano, da «consultare nella vasca sino a quando le pagine si rovinano» o da chiudere in un cassetto sino all’emergenza, perché «ogni poesia merita di essere vista e rivista, recitata come una preghiera, a voce alta, per assumerne il ritmo, il suono, le rime interne». Parla come un profeta, ma di religioso ha la fiducia nei versi, perché Sieghart, prima di essere scrittore ed editore, è un lettore.

L’amore per la poesia, nonché la certezza che possa aiutare a superare tutti i mali, è ancorata all’esperienze dell’infanzia. Fu spedito in collegio a 8 anni. «Quando gli amici erano scarsi fu la poesia a tenermi compagnia». Le sue collezioni — dalle quali sono scaturiti un seguitissi­mo programma radio della Bbc e diversi tour nazionali in cui i «pazienti» si presentano come dal medico e lui prescrive il rimedio — raccolgono quasi solo testi anglosasso­ni (tranne Rumi e Hafez) ma di ogni era. John Keats e Endimione, così, per chi si sente oppresso dalla bruttezza del mondo, Seamus Heaney e Seguace per chi ha genitori anziani che non stanno bene, Philip Larkin e Best Society per chi ha bisogno di solitudine, What if this road di Sheenagh Pugh per chi ha paura del futuro. E per chi ha il cuore in frantumi? Ha divorziato? Sta facendo la chemio? Per tutti una poesia diversa.

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