Corriere della Sera - La Lettura
Più sociale, meno star Venezia si dà la nuova rotta
Rinviata al 29 agosto. Il presidente Roberto Cicutto: «Archivio aperto e molta attività digitale»
Nel titolo della prossima Biennale di Architettura di Venezia c’è tutta la preveggenza che si vorrebbe sempre trovare nei progettisti di città, di spazi urbani o anche solo di stanze e appartamenti privati: How will we live together? (in pratica «come vogliamo vivere insieme?») si chiede il curatore Hashim Sarkis. Domanda perfetta per avere risposte che saranno molto necessarie quando la Biennale si aprirà, il 29 agosto, con uno slittamento temporale (da maggio siamo passati a giugno e poi a fine agosto) che la renderà ancora più attuale. Perché quando il Covid-19 avrà finalmente esaurito la propria virulenza, «saremo comunque obbligati — spiega a “la Lettura” il nuovo presidente della Biennale, Roberto Cicutto — a ripensare nuove forme di vita, in comune e privato, e nuovi orizzonti».
Sono scelte-sfide che Cicutto ha ben presenti e che si propone di vincere con la condivisione: «Tutto quello che nascerà alla Biennale non dovrà essere qualcosa a sé stante né dovrà rimanere un episodio unico ma dovrà essere collegato agli altri progetti concepiti nell’ambito della Biennale, che si tratti di cinema, di danza, di teatro, di musica, di arte o di architettura». Per questo, seguendo la via già indicata dal suo predecessore Paolo Baratta, Cicutto annuncia il potenziamento dell’Archivio storico della Biennale, peraltro già condiviso in questi giorni attraverso il sito web ufficiale della Biennale (labiennale.org) e i suoi social (Facebook, Twitter, Instagram) nell’ambito della campagna #IoRestoaCasa promossa dal Mibact. «Non saremo più legati solo alla mostra reale — aggiunge Cicutto — ma accanto al momento, diciamo così, “analogico” della Biennale, quello che il visitatore potrà vivere di persona, sarà potenziato quello “non-analogico”. Ad esempio, con un archivio digitale che in pratica permetterà alla Biennale di essere sempre aperta e di non avere scadenze, in un continuum di documenti, video e opere sempre a disposizione». L’impegno preso da Cicutto è quello «di aprire con la società un dialogo continuo», missione maturata grazie anche all’emergenza «che ci ha fatto riflettere sul ruolo della Biennale e su quello che la Biennale può fare per la società».
Proprio l’idea di una Biennale più «di servizio» che «mondana», più «di impegno» che di «star» riporta di attualità un personaggio come Vittorio Gregotti: «Non posso giudicare tecnicamente il suo lavoro di progettista ma ho sempre ammirato la sua capacità di fare proposte, di dare soluzioni, di creare discussione». Una capacità ancora una volta da condividere. Che non tocca solo il mestiere dell’architetto e che si lega a un ricordo preciso di Cicutto: «Un incontro, qui a Venezia, a cui partecipavano Gregotti, Renzo Piano, Claudio Abbado, Ermanno Olmi» (di quest’ultimo Cicutto produsse La leggenda del santo bevitore). Ebbene: «Fu incredibile sentirli parlare ognuno a suo modo di problemi reali, senza esibizionismo, ma cercando soluzioni».