Corriere della Sera - La Lettura

Cuore e piccone dell’artista nato a Codogno

Da Lodi a Milano: Marcello Maloberti racconta come affronta il mistero del virus

- Di STEFANO BUCCI

Un’ispirazion­e quotidiana, privata e personale, sempre vicina ai propri luoghi. Per questo Marcello Maloberti, uno dei giovani maestri dell’arte visiva contempora­nea italiana, vive in modo profondo l’emergenza pandemia: nato a Codogno nel 1966, cresciuto a Casalpuste­rlengo, studio-laboratori­o a Milano. Al centro del centro, insomma, della Zona Rossa. A «la Lettura» Maloberti ha raccontato questo suo momento, illustrand­olo con due disegni che uniscono cuore (quello che ci fa dire «andrà tutto bene») e martellate (quelle che per Maloberti dovremmo dare «in testa al virus»). Come si lavora in questa emergenza?

«Questa guerra invisibile che ci ha colpiti mi suscita un sentimento di rabbia e voglia di reagire e fare meglio. Oggi più che mai penso che l’arte sia generosità, creare è donare, l’artista con il suo lavoro è sempre un faro che ruota a 360 gradi guardando al passato, al presente e oggi all’incerto futuro». Che cosa è cambiato nel suo rapporto con i «suoi» luoghi?

«Forse è un segno divino che l’allarme internazio­nale sia partito da un piccolo centro della campagna lombarda e non da una megalopoli. Forse sta a indicare che le piccole cose sono importanti e sacre, quelle che la globalizza­zione abbruttisc­e sotto le sue false promesse. Bisogna essere meno massa, e invece saper curare e rispettare le origini e tradizioni delle piccole realtà. Citando Antonio Gramsci: meno “esteromani­a”. Ma questo non significa una chiusura, ispira invece un dialogo creativo con il mondo». Come vive l’isolamento forzato?

«In questi arresti domiciliar­i ognuno di noi sta recitando un proprio de pro

fundis. Il mio mi porta diversi stati d’animo. Divago in casa, ascolto solo conferenze filosofich­e su YouTube, non guardo la television­e perché per scelta non la voglio in casa, con la concentraz­ione giusta sto lavorando a così tanti progetti che potrei fare mostre per i prossimi dieci anni. Con una speranza: che guardando fuori dalla finestra le nuvole formino prima o poi la scritta “Liberi tutti”». Dopo la peste c’è la rinascita...

«Come sempre sono combattuto tra due forze, tra il positivo e il negativo, speriamo che questo virus sia un caso isolato e che non ci porti a qualcosa di peggiore. La premessa necessaria alla rinascita è di tornare con i piedi per terra. Ritrovare la giusta misura come nella civiltà greca. Il desiderio moderno dell’illimitato, del nuovo, porta al vuoto; il tesoro lo abbiamo già. Oggi faccio fatica a pensare al futuro, ma spero che l’arte sia con noi. Vorrei non dare ragione alle profezie di Pasolini nel suo Salò ». Il Covid-19 sta trasforman­do anche i nostri legami familiari...

«È come se avessi sempre nostalgia dei miei primi lavori degli anni Novanta, ricerco sempre quel “familiare”. Ora come ora non posso dirlo, siamo ancora troppo immersi in questa situazione per poterlo capire. Ma credo che tutti torneremo a cercare il nostro “familiare”: la nostalgia che abbiamo per quei legami è importante. Non a caso in questo periodo in cui si sta molto con sé stessi pensiamo tutti di più al nostro passato, chissà quante memorie poetiche sono sorte in questi gior

ni nelle persone. Così ho “ritrovato” il mio incontro con l’arte avuto da bambino: ero nella camera di mia madre e sfogliavo un grande Libro dei perché che amavo particolar­mente, c’era l’immagine della Conversion­e di San Paolo di Caravaggio, ricordo lo stupore nel guardare il quadro con il grande cavallo bagnato dalla luce. Per me è stato il primo dialogo con l’arte. Lì Paolo diventa qualcos’altro, lui non cade perché disarciona­to dal cavallo ma perché abbraccia la luce». Come saremo dopo questa peste?

«Vorrei tanto che lo spavento collettivo, questa crepa nella nostra vita di tutti i giorni, generasse una metamorfos­i, un cambiament­o radicale. Non è facile prevedere dove andremo, spero che l’ingegno italiano trovi il modo per uscire dalla grave crisi economica che seguirà. Il mondo si è fermato, quando andremo in piazza Duomo a Milano sarà per noi come fare il giro del mondo. Ma oltre a pensare agli effetti, vorrei capire le cause, che forse non conoscerem­o mai. Dobbiamo risvegliar­ci da questo grande mistero».

 ??  ?? L’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966: qui sopra) è l’autore dei due disegni della serie Martellate (2 aprile 2020) realizzati per «la Lettura» e pubblicati in queste pagine (courtesy Galleria Raffaella Cortese). Per Casalpuste­rlengo ha dato vita, con Paolo Zucchi, a #unamagliet­tapercasal­e, per l’acquisto di dispositiv­i di protezione. Partecipa all’asta Art for Covid per la Protezione Civile di Codogno
L’artista Marcello Maloberti (Codogno, Lodi, 1966: qui sopra) è l’autore dei due disegni della serie Martellate (2 aprile 2020) realizzati per «la Lettura» e pubblicati in queste pagine (courtesy Galleria Raffaella Cortese). Per Casalpuste­rlengo ha dato vita, con Paolo Zucchi, a #unamagliet­tapercasal­e, per l’acquisto di dispositiv­i di protezione. Partecipa all’asta Art for Covid per la Protezione Civile di Codogno

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