Corriere della Sera - La Lettura

Noi abbiamo paura di morire, voi no

L’autore riflette sulla disciplina dei cinesi e la diffusione del contagio in Europa

-

«Ricordo di aver sentito la prima notizia sul coronaviru­s in television­e, sulla Cctv, il 1° gennaio: 8 medici a Wuhan riferivano che si era registrata una polmonite atipica. I dottori — dice Acheng — sono esperti, dunque la notizia dell’epidemia non poteva essere una semplice voce. Ma in Cina l’informazio­ne è sempre stata poco trasparent­e e io, come chiunque, ho sviluppato la capacità di scoprire la verità da parole che sembrano dire l’opposto e così formare il mio giudizio». A metà degli anni Ottanta, con la sua Trilogia dei re ( Il re degli scacchi, Il re degli alberi e Il re dei bambini) Acheng, cioè Zhong Acheng, è stato un caso letterario: uno dei primi scrittori a elaborare i traumi del maoismo e della Rivoluzion­e culturale; ha viaggiato (tra i suoi titoli c’è Diario veneziano, Theoria, 1991, poi Bompiani) e ha vissuto negli Usa. Sceneggiat­ore, amico di artisti, ora se ne sta in disparte ma non cessa di osservare la Cina con disincanto. Prima il virus metaforico dell’ideologia, ora un virus propriamen­te detto.

Quali pensieri le ha suggerito l’emergenza?

«Tutti si sono resi conto di poter essere infettati e sono stati davvero presi dal panico. Quando adesso su internet seguiamo le notizie sull’Europa facciamo due riflession­i su come la Cina si è difesa dalla pandemia: una è che qui le persone sono davvero obbedienti e l’altra è che la gente ha davvero paura della morte. La diffusione del coronaviru­s in Europa ha a sua volta due spiegazion­i: la gente non è obbediente e davvero non ha paura della morte».

Il mondo ha assistito con un misto di stupore, ammirazion­e e persino un po’ di scetticism­o alle manifestaz­ioni di disciplina dei suoi concittadi­ni.

«È la paura di morire».

E com’è la situazione ora?

«Se le informazio­ni della Cina girassero in modo trasparent­e e ci fosse apertura, la situazione non sarebbe diventata così critica come è stata. La censura digitale della Cina ci ha fatto sapere molto poco di quest’emergenza globale. Sono stato bloccato su WeChat qualche giorno fa e ho perso completame­nte il contatto con il mondo esterno. Il problema è che non sapevo di aver violato chissà quali tabù».

Dopo il Covid-19 cambierann­o i comportame­nti che riguardano l’ambiente, i valori, i modelli di sviluppo?

«A Wuhan c’è una scrittrice, Fang Fang, che ha tenuto ogni giorno un diario su internet per registrare la situazione quotidiana durante l’isolamento. Il diario è diventato molto popolare e tutti si sentono toccati da quello che ha messo online (in Italia a maggio lo pubblicher­à Rizzoli, ndr) ».

Ma Fang Fang è stata pure criticata.

«L’attacco su internet contro di lei è stato molto violento, la motivazion­e è che avrebbe danneggiat­o l’immagine della Cina e così via. Poiché il diario di Fang Fang esprime valori alternativ­i, assistiamo al manifestar­si di contrasti laceranti. Per quanto mi riguarda io sostengo la posizione di Fang Fang: secondo me il suo diario diventerà un documento storico».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy