Corriere della Sera - La Lettura
Coreografia a distanza La danza si reinventa
Per la prima volta un gruppo di artisti, grazie a un’idea del direttore di Aterballetto di Reggio Emilia, ha realizzato un video filmando prestazioni casalinghe. Il regista: la performance, «1 meter CLOSER», racconta il mondo com’è adesso
La danza reagisce al virus. Dopo il primo momento di disorientamento, le compagnie di balletto del mondo, a partire dall’Italia, hanno risposto alla chiusura dei teatri e all’annullamento di spettacoli e tournée in tre modi diversi: c’è chi ha postato scherzosi video #stateacasa di allenamenti casalinghi giocati sulle punte, tra cucina e tinello, con l’ausilio di fidanzati e figli (è il caso dei ballerini della Scala, dell’Opera di Roma, delle stelle del Mariinskij di San Pietroburgo); chi ha caricato online amichevoli tutorial con lezioni mirate (persino la sublime Zakharova, in azione sul tappeto a fiori della casa moscovita con la figlia Anja); chi infine ha scelto la via dello streaming d’autore diffondendo spettacoli di repertorio su social e piattaforme digitali (dal Balletto di Amburgo al Béjart Ballet Lausanne, dal Sadler ’s Wells di Londra a Montpellier Danse). Segnali di leggerezza, a beneficio delle endorfine e della memoria del tempo che fu, da parte del settore dello spettacolo dal vivo potenzialmente più vulnerabile all’impatto socio-psicologico del coronavirus in quanto arte che magnifica il corpo e il contatto umano.
Dopo avere girato anch’essa un video giocoso in chiave domestica, ora la Fondazione nazionale della danza/Aterballetto cambia marcia e coglie, per prima, la sfida della creatività a distanza con un progetto pilota, nato in cattività e presentato in anteprima da «la Lettura»: il video 1 meter CLOSER, realizzato nelle ultime settimane dal coreografo Diego Tortelli, in collaborazione con la video maker Valeria Civardi, per 15 dei 16 danzatori che formano la storica compagnia di Reggio Emilia.
L’idea è del direttore generale Gigi Cristoforetti: «Sono contrario allo streaming — dice a “la Lettura” —. In questo momento, vedendo spettacoli in tv, come la bella Carmen di Johan Inger trasmessa dal canale Arte, mi sono accorto che, per quanto importanti, sembrano lontani e astratti. In un periodo così straniante, abbiamo bisogno che l’arte racconti qualcosa che appartiene a questo tempo. Da qui l’idea di una creazione che rinuncia alla perfezione della sala-ballo perché costretta a nascere nello spazio ristretto delle nostre case, al massimo di un cortile, con passi che si sviluppano su una superficie limitata, con costumi che sono i vestiti reperibili negli armadi dei singoli ballerini. In questo tempo dobbiamo scendere a patti anche con il concetto di relazione, o meglio costruire la relazione tra i danzatori a un metalivello realizzabile attraverso la narrazione del montaggio video».
Il passo successivo è stato quindi individuare un coreografo che fosse in grado di costruire un’opera collettiva a distanza: la scelta è caduta su Diego Tortelli, autore residente di Aterballetto, compagnia per la quale l’autore — coreografo associato per il Festival MilanOltre e il centro Tanzburo di Monaco — aveva creato nel 2019 Domus Aurea, all’interno di Bach
Project. Originario di Brescia, una delle province più devastate dal virus, Tortelli (1987) racconta la genesi del video: «Ho lavorato, online dalla mia casa di Brescia, con i danzatori che risiedono a Reggio, assegnando precisi compiti da sviluppare rispetto a qualità e sfumature del movimento e costruendo un percorso creativo di particelle coreografiche da assemblare in fase di montaggio. Sono nati così 15 soli e tre duetti interpretati dalle coppie di ballerini conviventi: Hélias TurDouvault e Giulio Pighini, Roberto Tedesco e Serena Vinzio, Estelle Bovay e Saul Daniele Ardillo».
Ogni danzatore ha ripreso la propria esecuzione con la telecamera, passata di mano in mano, tra i colleghi, in coda al supermercato centrale di Reggio Emilia, rispettando l’obbligo di distanza e di mascherina sul volto. Prosegue Tortelli: «Il titolo 1 meter CLOSER indica sia una distanza di sicurezza, sia una vicinanza nella condivisione di un obiettivo umano comune a livello mondiale: la lotta contro un nemico invisibile che si può sconfiggere solo restando uniti, e quindi idealmente vicini, nel rispetto della distanza. È un modo poetico di vivere questo tempo. Ci dimostriamo appoggio, amore, condivisione rispettando una separazione dal prossimo. Siamo quindi obbligati a creare insieme e a sentirci vicini in un modo mai sperimentato prima. Contatto nella distanza».
Un racconto corale e frammentato, la cui premessa condivisa è rimettersi in gioco mentalmente, superando abitudini della routine professionale. La musica del video è stata scritta da Federico Bigonzetti in arte BGO, compositore, producer e batterista attivo a Londra: un brano originale che mescola suono strumentale e sintetico, in cui si insinuano la voce e i testi della giovane cantante londinese Emily Denton.
Restano da definire due questioni: come questo approccio alla coreografia possa avviare un futuro per il settore e come possa attivare la capacità di un ritorno economico. Riflette Cristoforetti: «Il virus rimarrà a lungo, latente o no, insieme a una situazione di fragilità: non sappiamo quando il pubblico potrà rientrare in sala e con il portafoglio non svuotato. Intanto, però, potremo rilanciare il lavoro realizzato a Reggio Emilia ai nostri partner consueti ad Atene, Aix-en-Provence, Bruxelles. Questo progetto può diventare una risposta sistemica. Con il sovrintendente della Fondazione Arturo Toscanini stiamo sviluppando un nuovo video che affianchi i musicisti al nostro coreografo Saul Daniele Ardillo e ai danzatori di Aterballetto in un progetto di stampo beethoveniano. Un ulteriore video potrebbe nascere con la recitazione: ne stiamo parlando con Massimo Ongaro del Teatro Stabile del Veneto. Rispetto all’Europa — conclude Cristoforetti — l’Italia è, per una volta, in anticipo, costretta a compiere un salto sistemico di dieci anni, anche per la danza, diventando un esempio per l’estero. Sono convinto che 1 meter CLO
SER sia un investimento. Per il nostro posizionamento futuro, anche di marketing, e perché questa dimensione produttiva resterà una testimonianza importante di questo strano 2020».