Corriere della Sera - La Lettura
I «Diavoli» della finanza monaci-guerrieri in tv
.
Nel 2014 un romanzo scese nei labirinti di interessi e di poteri che plasmano il nostro mondo: si intitolava «I Diavoli» , l’aveva scritto un protagonista dei mercati che ha sempre «cercato di stare un passo avanti al futuro». I suoi personaggi ora diventano una serie tv e il libro torna con una nuova prefazione nella quale l’autore tira le fila. Ascoltiamolo
Quando ho cominciato a scrivere questo romanzo, l’Occidente si misurava con gli effetti della più grande crisi finanziaria dal giovedì nero del 1929. La bolla dei mutui subprime, il great crash del 2008, l’apocalisse che aveva rischiato di ricacciare gli Stati Uniti all’età del baratto erano un monito a non insistere sulla strada percorsa. Da allora molte cose sono cambiate, eppure niente è cambiato davvero. Si potrebbe dire che l’origine del male di oggi sta nei rimedi ai mali di ieri e che i farmaci, a lungo andare, hanno avvelenato il corpo che volevano guarire. La finanza e la letteratura hanno in comune il tempo. Insieme alla politica, sono arti del possibile. La vita al trading floor non è altro che uno scontro con le variabili, con gli imprevisti da considerare e gli eventi che prendono una piega inattesa. Stabilire ciò che potrebbe succedere, valutare scenari differenti, giocare in anticipo è la regola per gli uomini che movimentano i capitali sulle reti degli scambi mondiali. Anche la letteratura sonda le eventualità, illuminando scorci di presenti alternativi e indicando orizzonti diversi.
Nelle pagine di questo libro si racconta la guerra combattuta contro i debiti sovrani della periferia europea e contro la moneta unica del vecchio continente, e si racconta del farmaco impiegato per curare la patologia, quel quantitative easing delle banche centrali — immissione di