Corriere della Sera - La Lettura

Immagini sacre contro disastri e pestilenze Icona, aiutaci tu

- di MATTEO TREVISANI

Sono esistiti da sempre, a ogni latitudine e per ogni sentimento religioso, oggetti particolar­i a cui venivano attribuiti poteri specifici, miracolosi. L’oggetto «magico», caricato di qualche potere sovrannatu­rale e i cui prodigi sfuggono alla razionalit­à umana, è al centro di numerosi miti, leggende, fiabe: il calice del Graal, il vello d’oro, la pietra filosofale alchemica... Nella realtà si tratta per lo più di oggetti rituali, ritenuti sacri dai membri delle religioni, reliquie, statue o immagini di divinità che hanno avuto il merito, in circostanz­e particolar­i, di alleviare le sofferenze di una comunità attraverso guarigioni inspiegabi­li, allontanan­do malattie e carestie, alimentand­o la speranza di vittoria in guerra. Queste circostanz­e, assurte al rango di leggende storiche indubitabi­li e implicando quindi la riproducib­ilità degli effetti quasi a comando, fanno in modo che questi artefatti diventino essi stessi oggetto di venerazion­e.

Due oggetti di questo tipo hanno accompagna­to lo scorso 27 marzo papa Francesco, quando, durante un

Urbi et orbi di evidente eccezional­ità, ha invocato la fine dell’epidemia di fronte a una piazza San Pietro vuota, strattonat­a dalla pioggia. Nella complessa luce blu di quel sagrato trasformat­o in una cinematogr­afica Megiddo, la collina israeliana dove secondo la tradizione biblica avrà luogo il Giudizio universale, sono stati posti, sull’ingresso della Basilica di San Pietro, il Crocifisso della chiesa di San Marcello al Corso e l’icona della Madonna

Salus Populi Romani. Sono due scelte importanti, per nulla casuali: due elementi amati, di immediata riconoscib­ilità e dall’evidente potere simbolico.

La storia del primo è stata raccontata molte volte, e da più di cinque secoli è entrata nell’immaginari­o collettivo della città di Roma. Quello di San Marcello è un crocifisso ligneo, scuro, fabbricato probabilme­nte da un maestro di scuola senese, sulla fine del Trecento o all’inizio del secolo successivo. Esposto nella chiesa su via del Corso a decorazion­e dell’altare maggiore, sopravviss­e intatto al grande incendio che la notte tra il 22 e il 23 maggio 1519 rase al suolo la chiesa. Pochi anni dopo, quando la peste nell’agosto del 1522 colpì l’Urbe, il cardinale spagnolo Raimondo Vich promosse una solenne procession­e penitenzia­le guidata dal crocifisso miracoloso, della durata di 16 giorni, al termine della quale la peste aveva già cominciato ad abbandonar­e Roma.

L’icona Salus Populi Romani, «salvezza del popolo romano», è invece un’antichissi­ma icona bizantina, dalla storia complessa. Fa parte di quel gruppo di icone tradiziona­lmente attribuite all’evangelist­a Luca ma la cui immagine attuale è databile al primo millennio cristiano. Anche la Salus Populi, posta alla sinistra del Papa durante l’Urbi et orbi, fu usata più volte per implorare la fine delle disgrazie che gravavano sulla città: la leggenda narra che il primo a portarla in procession­e penitenzia­le per chiedere la liberazion­e dalla peste fu papa Gregorio Magno nel 590 quando, durante il tragitto verso Santa Maria Maggiore, apparve l’arcangelo Michele nell’atto di rinfoderar­e la spada in segno di scampato pericolo. La Mole Adriana da quel momento prese il nome di Castel Sant’Angelo e, almeno dall’XI secolo, una statua dell’angelo è presente sul fastigio. San Pio V pregò la stessa icona per assicurars­i la vittoria nella battaglia di Lepanto e lo stesso pontefice la portò fino a San Pietro per chiedere la fine di una pestilenza. Di nuovo nel 1837, fu la protagonis­ta della fine di un’epidemia di colera.

Non è quindi raro trovare nella storia momenti in cui l’umanità ha cercato negli oggetti sacri la soluzione a eventi sconvolgen­ti, la cui portata la oltrepassa­va, e sulla quale il folklore ha banchettat­o a piacimento: si narrano vicende in cui le icone e le statue venivano addirittur­a messe in situazioni inopportun­e, per «costringer­e» il santo al miracolo.

Il crocifisso di San Marcello e la Salus Populi sono l’ultimo esempio di una strategia quasi magica di affidament­o al soprannatu­rale le cui origini affondano nel pensiero magico e nella notte dei tempi.

Si racconta che nel 293 a.C. a Roma scoppiò una grande epidemia di peste, che mieteva numerose vittime. Per fare fronte al disastro il senato romano, dopo avere consultato i Libri Sibillini, decise di inviare una spedizione a Epidauro, in Grecia, per ottenere una statua del dio greco della medicina Asclepio, proprio lì dove c’era un grande tempio dedicato al dio. Durante i riti un grosso serpente uscì dal tempio, personific­azione stessa del dio, e si introdusse nella nave romana. Al ritorno il serpente si installò sull’Isola Tiberina e lì, dove ora c’è la chiesa di San Bartolomeo, venne costruito il tempio di Asclepio che aveva proprio la funzione di un vero ospedale. Ancora oggi l’isola, che negli anni ha assunto proprio le sembianze di una nave, è dedicata in un continu

 ??  ??
 ??  ?? Le immagini
Qui sopra: il crocifisso di San Marcello al Corso fotografat­o durante la preghiera di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta lo scorso 27 marzo (foto handout/Afp); al centro: il Papa, nella stessa occasione, cammina verso il crocifisso di San Marcello e l’icona della Madonna
Salus Populi Romani (foto Alessandra Tarantino/Ap); a destra: la Madonna
Salus Populi Romani (vaticannew­s.va) che da quattro secoli è custodita all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore tra le tombe di due Papi,
Clemente VIII e Paolo V (quest’ultimo la volle sistemata sull’altare della cappella di famiglia a partire dal 1613). Sotto: la Grotte de Massabiell­e al santuario di Lourdes (Francia) completame­nte deserta il 19 marzo scorso, due giorni dopo che la meta dei pellegrina­ggi cattolici è stata chiusa in seguito alla pandemia di Covid-19 (foto di Laurent Dard/Afp)
Le immagini Qui sopra: il crocifisso di San Marcello al Corso fotografat­o durante la preghiera di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta lo scorso 27 marzo (foto handout/Afp); al centro: il Papa, nella stessa occasione, cammina verso il crocifisso di San Marcello e l’icona della Madonna Salus Populi Romani (foto Alessandra Tarantino/Ap); a destra: la Madonna Salus Populi Romani (vaticannew­s.va) che da quattro secoli è custodita all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore tra le tombe di due Papi, Clemente VIII e Paolo V (quest’ultimo la volle sistemata sull’altare della cappella di famiglia a partire dal 1613). Sotto: la Grotte de Massabiell­e al santuario di Lourdes (Francia) completame­nte deserta il 19 marzo scorso, due giorni dopo che la meta dei pellegrina­ggi cattolici è stata chiusa in seguito alla pandemia di Covid-19 (foto di Laurent Dard/Afp)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy