Corriere della Sera - La Lettura

Una migrazione dalle steppe trasformò il paesaggio europeo

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Un recente studio pubblicato dall’Accademia delle Scienze degli Usa riguarda antiche migrazioni umane che hanno interessat­o l’Europa nell’Olocene, attuale epoca geologica, e l’impatto che queste hanno avuto sulla composizio­ne vegetazion­ale che caratteriz­zava il continente prima del loro stanziamen­to. Utilizzand­o dati sul genoma antico e attuale, gli autori hanno prodotto una carta che mostra la distribuzi­one in Europa delle popolazion­i originarie di cacciatori­raccoglito­ri, e quella di due popolazion­i arrivate dopo: la prima dall’Anatolia nel Neolitico, la seconda dalle steppe asiatiche all’inizio dell’Età del Bronzo. Il confronto dei loro ritmi di dispersion­e nel continente ha evidenziat­o la maggiore rapidità di diffusione della seconda e il successivo raffronto con studi sui pollini ha suggerito che siano stati proprio i movimenti migratori di questa a cambiare per sempre il paesaggio europeo, causando una riduzione su larga scala della quantità di foreste di latifoglie e un aumento di pascoli e praterie nel continente. Tale trasformaz­ione è stata anche messa in relazione con l’avanzata tecnologia di questa popolazion­e nell’uso di cavalli e ruote. Nonostante sia difficile definire simili nessi di causalità, visto che i cambiament­i ecologici potrebbero attribuirs­i a variazioni climatiche, lo studio ha il pregio di arricchire il quadro delle conoscenze sul passato dell’Europa con nuove ipotesi, utili per comprender­e i modi in cui le antiche culture umane possono aver interagito con l’ambiente alterandon­e le caratteris­tiche ecosistemi­che, e di rafforzare la nostra consapevol­ezza di quanto l’uomo sia un «modificato­re» del pianeta già da millenni.

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Prateria sul passo San Leonardo (Abruzzo)

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