Corriere della Sera - La Lettura
La scoperta dei piaceri, un po’ alla Boccaccio
Di Ezio Sinigaglia sul desiderio omosessuale gioca con il concetto di «imitazione»
In un tempo lontano che sa di Rinascimento, nell’immaginario principato di Lopezia, vive Mastro Landone, «artefice di grandissimo ingegno», capace di creare «prodigi» in legno unici e meravigliosi per l’uso dei ricchi signori e per le loro feste. Fin dall’inizio ne L’imitazion del vero Ezio Sinigaglia conferma una grande versatilità stilistica, immergendo il lettore in una lingua ispirata — e non pedissequamente copiata — per ritmo, vocaboli, sintassi alla nostra antica, da Boccaccio in poi. Lo fa per «una novella» dedicata al desiderio, scritta trent’anni fa, come ha dichiarato recentemente l’autore, e fino ad oggi inedita, in cui Mastro Landone, disperato per la morte del suo vecchio assistente di bottega, ne trova uno nuovo in Nerino, «fanciullo-folgore» dalla bellezza rara di cui si innamora al primo sguardo.
L’attrazione tra «il gigante e il fanciullo», che potrebbe essere un altro titolo del libro, trova proprio in un congegno creato da Landone il modo di consumarsi. Nella stanza in cui riposa dopo pranzo Nerino, il mastro pone una mezza botte piena di frasche da cui il giovane, come gli ha spiegato Landone, dovrebbe star lontano perché è un vecchio congegno proibito.
Ovviamente il ragazzo ci si infila curioso e metà di sé, senza che inizialmente lo capisca, finisce al piano inferiore della bottega, dove l’artefice, non visto, con gesti che si fingono innaturali, gli dà piacere. La «soave pesca» scandisce i giorni, fino a che Nerino capisce il trucco, progetta una vendetta e si finge innamorato della botte con frasi come: «O botticella mia, mi fai morire!». Landone è doppiamente disorientato, lo era già per l’amore fuori dai costumi concessi e lo è ancora di più perché Nerino sembra rapito da un oggetto.
Saranno diverse le peripezie, compreso l’arrivo di un ulteriore amante, il facchino Petruzzo, coetaneo di Nerino, prima che la situazione tra maestro e discepolo si chiarisca, ma l’equilibrio e la compattezza della novella hanno intanto accompagnato con passo certo il lettore.
Arrivato all’attenzione dei lettori con Eclissi (Nutrimenti, 2016), vincitore del premio online Modus Legendi, Sinigaglia è uno scrittore in cui l’esperimento non è mai orpello ma gioco intelligente: il concetto dell’imitazione del vero tocca tanti aspetti del testo. Alcuni sono palesi: dallo stile che riecheggia modi passati, ma con tecniche narrative moderne, al marchingegno che imita il vero piacere, mosso da un umano. Altri, invece, sono più sottili, coinvolgono la psicologia dei personaggi in crisi tra tante dicotomie: cuore e testa, reale e invenzione, natura e macchina. L’imitazione più grande è poi nella novella stessa che difficilmente, celebrando un amore omosessuale intergenerazionale, sarebbe potuta esser stata scritta secoli fa, ma che è in linea con certa ispirazione boccaccesca nel rendere, come scrisse De Sanctis del
Decameron, «il ritorno del represso». Nel raccontare «il teatro» della scoperta dei piaceri, l’autore colpisce nel segno.