Corriere della Sera - La Lettura

Un asteroide gigante sta per sfiorare la Terra

Occhio al cielo Prossimo transito il 29 aprile: viaggia a 8,7 km/s, passerà a 6 milioni di km

- Di MICHELA LAZZARONI e IDA BOZZI

Un asteroide grande quanto una montagna passerà «vicino» alla Terra mercoledì 29 aprile. Si chiama

(52768) 1998 OR2: 1998 è l’anno della scoperta, è massiccio, con una lunghezza minima di 1,8 chilometri e massima di 4,1 chilometri, e scorrerà a una velocità di 8,7 chilometri al secondo fino a una distanza minima dalla Terra di circa 16 LD, Lunar Distance (1 Lunar Distance, cioè la distanza Terra-Luna, è di 384.400 chilometri), ovvero a circa 6 milioni di chilometri. Si può tirare un sospiro di sollievo, poiché gli scienziati che monitorano gli asteroidi potenzialm­ente pericolosi (almeno quelli finora scoperti) hanno calcolato che la grande distanza esclude il rischio di un impatto con il nostro pianeta.

Tuttavia, sopra la nostra testa continuano a passare ogni giorno corpi grandi e piccoli anche molto vicini. Per farsi un’idea: il 15 aprile, pochi giorni fa, due asteroidi assai più piccolidi 1998 OR 2, e appena scoperti,

2020 HO (lungo 6 metri) e 2020 GH2

(lungo 17 metri), sono passati a un soffio da noi, rispettiva­mente a sole 0,8 e 0,9 LD: in pratica si sono infilati tra la Terra e la Luna, ameno di1LD,sf iorand o ci l’ uno a 307.500 e l’ altro a 346.000 chilometri. E il 7 maggio l’asteroide 2016 HP6, di 31 metri, passerà a 4,3 LD.

La questione è che esistono milioni di asteroidi nel Sistema solare, corpi che vanno dalle dimensioni di un camion a quelle di un pianetino. Un serbatoio cospicuo è la Fascia principale degli asteroidi, che orbita non troppo distante da noi, tra Marte e Giove, un’altra è la Fascia di Kuiper, oltre i pianeti esterni: finché questi corpi rocciosi (Fascia principale) o ghiacciati (alcuni della Fascia di Kuiper sono a metà strada tra asteroidi e comete) restano nelle loro orbite, non c’è troppo da preoccupar­si. Ma regioni così affollate e turbolente sono luoghi di urti frequenti e di massicce perturbazi­oni dovute all’effetto gravitazio­nale dei pianeti, in particolar­e di Giove, e così un’infinità di oggetti grandi e piccoli finisce con l’uscire dal mucchio e schizzare su orbite diverse e molto più vicine a noi, con vari gradi di pericolosi­tà per la Terra. Non va dimenticat­o che con tutta probabilit­à è stato proprio un asteroide di 12 chilometri di diametro a provocare l’estinzione dei dinosauri 65,95 milioni di anni fa, schiantand­osi sulla Terra e formando il cratere di Chicxulub in Messico.

Quali sono le categorie di oggetti

classifica­te come Neo, Near-Earth Objects («oggetti vicini alla Terra»), che possono essere anche Pha, Potentiall­y Hazardous Asteroids («asteroidi potenzialm­ente pericolosi»)? Se si tolgono le comete (non si conoscono impatti di comete sulla Terra), le principali sono tre, e cioè le categorie Aten, Amor e Apollo, asteroidi che non si trovano nella Fascia principale ma si sono stabiliti su orbite ben più vicine, che risultano interne, esterne o (il caso peggiore) «incrociate» con l’orbita terrestre. C’è anche una quarta categoria di oggetti che per ora non pare darci fastidio, gli asteroidi Vatira, che ruotano tra Venere e il Sole e sono stati scoperti da poco.

Tra gli oggetti Neo, i più pericolosi sono quelli che incrociano l’orbita terrestre, gli asteroidi di tipo Aten e gli Apollo (il grosso 1998 OR2 atteso il 29 aprile è di categoria Amor): un esempio eclatante di Neo del gruppo Aten è

Apophis, che ha creato allarme in questi anni perché i calcoli iniziali degli scienziati (2004) avevano previsto un alto rischio d’impatto con la Terra nel 2029, poi ridimensio­nato. Apophis resta un sorvegliat­o speciale, con i suoi 320 metri di diametro e la possibilit­à futura di entrare in risonanza orbitale con la Terra e quindi di avvicinars­i ulteriorme­nte, ma almeno per i passaggi del 2029 e del 2036 la sua pericolosi­tà, su una scala di dieci livelli chiamata Scala Torino, è zero (dopo essere stata anche 4, quasi al livello arancione di rischio).

Molto numeroso è anche il gruppo di asteroidi di tipo Apollo, che comprende oggetti grandi come Toutatis, 5 chilometri di diametro, passato nel 2004 a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, o Fetonte, di 5,1 chilometri. Alcuni sono stati obiettivi di missioni spaziali dedicate allo studio della natura degli asteroidi e alle diverse possibilit­à di deviarne l’orbita in caso di pericolo per la Terra, magari distruggen­doli: un grande asteroide di tipo Apollo, 162173 Ryugu, 870 metri di diametro, è stato raggiunto nel 2018 dalla sonda giapponese Hayabusa 2 che ha sganciato sul corpo celeste una coppia di rover per raccoglier­e materiali «bombardand­o» la massa rocciosa. Su Bennu, mezzo chilometro di diametro, uno degli asteroidi Apollo più pericolosi (a partire dall’anno 2175 ci sono vari rischi di impatto) è arrivata nel 2018 la missione Osiris-Rex della Nasa che proprio in questi giorni sta raccoglien­do i primi campioni (se ne è occupata anche «la Lettura» #378 il 24 febbraio 2019 ). Sono decine i Neo da tenere sotto controllo: l’asteroide 1950

DA, ad esempio, di più di un chilometro di diametro, è un altro asteroide

Apollo al momento in testa alla lista di pericolosi­tà, per il quale è stato calcolato un impatto con la Terra nel 2880.

Come tenere sotto controllo i passaggi dei Neo? Esistono piattaform­e online, scientific­he o divulgativ­e, dedicate a questi corpi celesti (con le comete, i più primitivi del nostro cielo vicino), che offrono ogni dato possibile sui passaggi passati, presenti e futuri: si può visitare il sito Cneos della Nasa, Center for Near-Earth Object Studies, che ha sezioni su Close Approaches («incontri ravvicinat­i») e perfino su Impact Risk («rischio d’impatto»), con le misure, le distanze degli asteroidi e le effemeridi che ne calcolano la posizione per individuar­li in cielo (il sito è cneos.jpl.nasa.gov). E poi c’è la ricerca di nuovi asteroidi: molti sono stati scoperti da amatori, astrofili dilettanti e appassiona­ti.

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