Corriere della Sera - La Lettura

Le prossime apocalissi

- Di ALESSIA RASTELLI

«Il futuro è confuso, è incerto. Per questo, per capire, per riuscire a convivere con i peggiori scenari, mi sono messo in viaggio nei luoghi dove le ombre di questo domani hanno già iniziato a proiettars­i». Un viaggio vero, dalla Scozia al South Dakota a Los Angeles, dalla Nuova Zelanda a Chernobyl, iniziato quattro anni fa, diventato un libro finito di scrivere nell’estate 2019, uscito in inglese il 16 aprile. Un testo più che mai attuale oggi: utile a interrogar­ci, soprattutt­o, sul tipo di mondo, sul tipo di società, che vorremmo dopo l’emergenza, ma da costruire già durante l’emergenza, in questo tempo forzato in cui con il Covid19 dovremo convivere. E un testo-monito: sui rischi che corriamo se non cambiamo i nostri modelli.

Notes from an Apocalypse. A Personal Journey to the End of the World and Back («Note da un’Apocalisse. Un viaggio personale alla fine del mondo e ritorno») dell’irlandese Mark O’Connell, è il partecipat­o resoconto di un «pellegrina­ggio», dice lo stesso autore, tra chi è convinto che il mondo sia destinato al collasso e cerca una strategia per sopravvive­re dopo la catastrofe. Un’opera di non-fiction letteraria, come la precedente Essere una macchina (Adelphi, 2018): un reportage, in quel caso, sul Transumane­simo, tra chi invece aspira a sconfigger­e la morte grazie alla tecnologia, trasforman­do noi esseri umani, almeno in parte, in macchine. Un libro acclamato a livello internazio­nale, vincitore di riconoscim­enti come il Wellcome Book Prize e il Rooney Prize.

Anche in Notes from an Apocalypse O’Connell si rivela un attento indagatore del futuro, o meglio del modo in cui gli individui si preparano al futuro, ed è in grado di cogliere, anticipand­oli, gli interrogat­ivi cruciali di una civiltà. Di nuovo esplora situazioni estreme, seppure di segno opposto. Dopo essere stato tra chi pensava

Tre anni fa Mark O’Con

nell scrisse un libro che fu una sorpresa. In Italia uscì l’anno dopo con il titolo «Essere una macchina»: raccontava la favolosa avventura di un

mondo transumano in cui corpo biologico e intelligen­za artificial­e si sarebbero fusi fino a sfidare la morte. Ora che le cose vanno diversamen­te, è andato a vedere come ci si prepara ad affrontare i cataclismi del futuro

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Zuzanna Rajewska (Varsavia, 1987), Apocalypse
Now series 2 (2014, olio su tela), courtesy dell’artista / ArtDoxa. Oltre all’artista polacca (che vive e lavora a Berlino) sono molti i contempora­nei che si sono cimentati con il tema dell’Apocalisse: tra questi T. V. Santosh ( Counting Down,
2006); Dominique Gonzalez-Foerster
( TH 2058, 2008); Andres Serrano ( The Morgue, 1992); Jake e Dinos Chapman ( Fucking Hell, 2007)
L’immagine Zuzanna Rajewska (Varsavia, 1987), Apocalypse Now series 2 (2014, olio su tela), courtesy dell’artista / ArtDoxa. Oltre all’artista polacca (che vive e lavora a Berlino) sono molti i contempora­nei che si sono cimentati con il tema dell’Apocalisse: tra questi T. V. Santosh ( Counting Down, 2006); Dominique Gonzalez-Foerster ( TH 2058, 2008); Andres Serrano ( The Morgue, 1992); Jake e Dinos Chapman ( Fucking Hell, 2007)

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