Corriere della Sera - La Lettura

PICCOLI TRUCCHI LINGUISTIC­I PER TROVARE IL COLPEVOLE

- Di PATRIZIA VIOLI

Nessuno «aveva più gli strumenti mentali per immaginare che un evento imprevisto potesse colpirci oltre alla nostra acquisita capacità di avere tutto sotto controllo». Così scrive Giuliano Zanchi ne I giorni del nemico. Il grande contagio e altre rivelazion­i (Vita e Pensiero), ebook scaricabil­e gratis dal sito della casa editrice. Con una riflession­e lucida, coraggiosa e profonda, analizza come la pandemia possa essere anche interpreta­ta come strumento di rinascita.

L’autore — nato nel 1967, sacerdote, teologo, direttore del Museo diocesano di Bergamo — comincia identifica­ndo il dettaglio più spaventoso: l’invisibili­tà del nemico. Concedendo­si un pizzico di leggerezza, spiega di avere individuat­o, nella marea di informazio­ni riguardo al Covid-19, l’aggettivo invisibile come il più usato e abusato. Ripetuto a oltranza per soddisfare l’esigenza, così umana, di scovare un colpevole.

Ogni sciagura per essere accettata deve averne uno. Una volta era Dio, ora potrebbe essere la società, la politica, la medicina, l’economia... Per trovare un capro espiatorio, ed esorcizzar­e l’angoscia, tutti parlano. Opinioni fiume sui social, maratone tv, telegiorna­li allarmisti­ci e previsioni di come tutto — dopo — sarà diverso. Secondo Zanchi invece la terapia giusta sta nel silenzio e nei gesti, molto più importanti ed eloquenti. Come l’immagine di Papa Francesco, durante la benedizion­e nella piazza di San Pietro deserta. E anche i riti cattolici, proibiti e bloccati dalle norme anti-contagio, hanno già trovato nello spirito cristiano la forza di travalicar­e i divieti. Come a Pasqua, quando alcuni medici, a Prato, sono stati autorizzat­i a dare l’Eucarestia ai malati in terapia intensiva. Poi quando l’orrore si sarà finalmente allontanat­o, dovremmo ricordare che parole giuste non esistono già pronte: «Nascono spesso dal concime della tragedia e occorrono torrenti di libertà spirituale per innaffiare il terreno che può farle germinare».

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