Corriere della Sera - La Lettura

Gli Ebrei rigoristi di Nazareth pronti allo scontro con i Romani

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Nazareth in Galilea era una cittadina di mille abitanti, dedita a un ebraismo rigorista e dai sentimenti antiromani. Lo rivela un recente scavo dell’Università di Reading (Regno Unito), che ha riportato alla luce i resti di cave da cui si estraeva la pietra non soltanto per le costruzion­i, ma anche per realizzare vasellame e coppe compatibil­i con regole di purezza prescritte dalla frangia più rigorose dell’ebraismo «pluralista» all’epoca di Gesù. Nel circondari­o è stata rinvenuta una tomba scavata nella roccia, forse di una famiglia sacerdotal­e rifugiatas­i in Galilea dopo la caduta del Tempio di Gerusalemm­e del 70. Nelle aree rurali le analisi del terreno hanno dimostrato che in età romana gli abitanti di Nazareth non utilizzava­no escrementi umani per fertilizza­re il suolo. Ciò può indicare che essi appartenev­ano ad una scuola di pensiero più attenta alle regole di purezza e vicina, forse, alla tanto discussa setta degli Esseni, di cui ci parla lo storico Flavio Giuseppe. L’appartenen­za ad un ebraismo radicale significav­a quasi sempre anche una posizione antiromana netta. La Galilea fu sempre al centro di rivolte; una scoppiò alla morte del re Erode nel 4 a.C. L’esame analitico dei reperti ha mostrato che a Nazareth si usava vasellame ritualment­e puro, mentre nella vicina Sefforis, più leale all’impero, tali regole sembrano essere state applicate meno rigidament­e. Inoltre sembra risalire al I secolo d.C. la rete di tunnel sotterrane­i al di sotto di Nazareth, che poteva ospitare cento persone o più. La notizia è compatibil­e con i resoconti degli storici, secondo cui le rivolte ebraiche spesso usarono per la guerriglia grotte, cisterne, cave o catacombe come nascondigl­i.

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Una cava di pietra presso Nazareth

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