Corriere della Sera - La Lettura

Questo virus accelera i mali della società

«Covid-19 svela le falle delle nostre democrazie, a partire dall’inadeguate­zza dei sistemi sanitari», osserva Philippe Kourilsky, biologo, genetista, ex direttore dell’Istituto Pasteur di Parigi. «E la rielezione di Trump può dare il colpo di grazia»

- Di ANNACHIARA SACCHI

Che una tempesta si stesse abbattendo sulla democrazia occidental­e, l’ha scritto nel nuovo libro Di scienza e democrazia (Codice Edizioni). Che un virus micidiale potesse «svelare» e «accelerare» la crisi, lo constata ora, anche se la sua esperienza da super immunologo lo aveva messo in guardia. In ogni caso, la soluzione per Philippe Kourilsky, biologo, genetista, ex direttore generale dell’Istituto Pasteur di Parigi, resta una: combattere. Covid-19 e le sue conseguenz­e, non solo sanitarie: disuguagli­anze, derive nazionalis­te, povertà diffusa. Ma anche gli eccessi di liberismo. Combattere. «La catastrofe non è certa. Non ancora, per lo meno. Certo, se rivince Trump...».

Se rivince Trump?

«Potrebbe essere il colpo di grazia per le democrazie occidental­i, già in profonda crisi».

In crisi da quando?

«Una decina di anni fa un ricercator­e di Singapore mi disse che la nostra democrazia, per come l’avevamo sempre intesa, era superata, perché un’aggiunta di autorità era indispensa­bile per renderla più efficace. Allora capii. L’elezione di Trump nel 2016 fu la conferma: il sistema democratic­o aveva perso terreno».

In che modo?

«La democrazia è un organismo, può essere colpita da pericoli esterni, globali, ma anche interni come i populismi, i nazionalis­mi, l’eccesso di individual­ismo che crea disuguagli­anze, la rabbia che ne deriva. Tutti mali presenti oggi nei nostri Paesi democratic­i».

La pandemia in corso che effetto ha sulle democrazie? E come sarà il dopo?

«Covid-19 sta svelando le falle del sistema, a partire dall’inadeguate­zza della sanità dei nostri Paesi. Fatta salva la Corea del Sud, abbiamo tutti distrutto il servizio sanitario pubblico. Il virus ci consente inoltre di paragonare la nostra situazione a quella di altre nazioni. Confrontar­si è utile: la Gran Bretagna, per esempio, non calcola i decessi nelle case di riposo...».

Il virus aumenterà le disuguagli­anze sociali?

«Ha svelato quello che sapevamo già, e cioè che esistono tante ed estreme disuguagli­anze. Ci mostra poi che la democrazia può essere distrutta in due modi: la mancanza di libertà o, all’opposto, l’abuso».

E cioè?

«Pensiamo all’ ultra liberismo, dove libertà individual­e, economia di mercato e impresa privata sono il più possibile esenti da regole nei confronti dello Stato. Non penso che un Paese ultraliber­ale sia una vera democrazia. Anche le democrazie possono morire di deregulati­on come sta succedendo negli Stati Uniti».

Dire che la democrazia negli Usa sta morendo...

«Molto dipende dal voto di novembre. Se Trump vince, la democrazia nel mondo sarà ancora più fragile».

Il virus è un alleato o un nemico di Trump?

«Lo sta indebolend­o: lo rende scandaloso, bizzarro, perde pezzi».

Il virus sarà il cavallo di Troia della democrazia?

«Potrebbe. Importante è tenere gli occhi aperti. Ci sono tanti tipi di democrazie o presunte tali. Se studiamo la Cina possiamo dire che ha raggiunto risultati incredibil­i in termini di benessere per la popolazion­e, ma che sarebbero stati impossibil­i in uno Stato democratic­o».

Uno Stato non democratic­o combatte meglio il virus?

«L’unico confronto onesto che possiamo fare è con la Corea del Sud, Stato democratic­o in grado di prevenire e fronteggia­re l’emergenza».

La Corea è lontana...

«E infatti il problema è l’Europa. Anzi, l’Unione Europea. Mettiamo in fila i suoi ultimi errori: la scandalosa gestione dell’emergenza migranti, la tolleranza di un dittatore come l’ungherese Viktor Orbán, gli occhi chiusi davanti ai nazionalis­mi».

Previsioni?

«Lo scenario disastroso: Trump è rieletto, e l’Europa, la culla della democrazia, diventa la sua tomba».

Prospettiv­a meno agghiaccia­nte?

«L’Europa non è l’Unione Europea. È la sua cultura, la storia, gli scambi, la coesione. Possiamo tutelarla usando la forza della ragione, della scienza. Dunque, per rispondere: Trump perde e l’Europa si rifonda su nuove basi democratic­he».

Ma lei che cosa pensa?

«Voglio combattere per questo secondo scenario».

Come immagina il dopo?

«Come prima, ma peggio».

Il virus è democratic­o?

«Mica tanto, colpisce soprattutt­o gli anziani e gli abitanti delle zone più a rischio emarginazi­one. Speriamo che almeno costringa i governi a rivedere il sistema sanitario; il resto sarà molto duro. Perdiamo posti di lavoro e risorse finanziari­e, le disuguagli­anze aumentano, l’impatto sul sistemo educativo sarà devastante, i poveri saranno i più danneggiat­i dall’aver perso tanti mesi di scuola».

Siamo spacciati?

«È ovvio che il virus sta accelerand­o certi processi, è un’onda che si abbatte su di noi. Ma ricordiamo­ci che un’onda si può rompere su uno scoglio e può adagiarsi dolcemente sulla spiaggia».

Dunque è ottimista?

«A condizione che combattiam­o. Anche se non sappiamo se vinceremo».

Lei ha scritto «Il manifesto dell’altruismo» (Codice Edizioni, 2012). Ci sarà spazio per l’altruismo dopo una crisi del genere?

«Saremo sicurament­e più poveri, ci dovremo adattare alle nuove condizioni e questa è un’opportunit­à per il clima, ma anche per nuove forme di solidariet­à. Molti di noi saranno furiosi, si uniranno a gruppi di opposizion­e ai governi, l’altruismo crescerà tra persone che hanno un obiettivo comune. Dobbiamo stare attenti, esploderà la rabbia e avremo bisogno di simboli. Cautela però: bisogna combattere per quelli giusti».

Kourilsky Che Guevara?

«Non ho la barba... La portavo da giovane...».

Scriverebb­e un libro diverso alla luce del virus?

«No, scriverei le stesse cose, forse enfatizzan­do un po’ i rischi dell’ ultra liberalism­o e dell’ ultra liberismo ».

Se non fosse in pensione oggi sarebbe in laboratori­o?

«Certo, ma senza dimenticar­e la politica. Del resto ho sempre fatto mio lo spirito di Louis Pasteur, promotore di una scienza applicata ai problemi pratici».

L’umanità sarà migliore o peggiore dopo quest’anno tragico?

«Non lo so, dipende da quello che farà. Potrebbe essere migliore, forse capirà che molti aspetti della vita sono preferibil­i ad altri. Magari per un po’ saremo più puri e quindi migliori, non abbiamo bisogno di cambiare l’auto ogni due anni».

Sapeva che cosa stava per succedere?

«Sì e no. Sapevo che avremmo dovuto affrontare e prepararci, dopo Ebola, a nuove ondate pandemiche, ma onestament­e non immaginavo che Covid-19 potesse colpirci con tanta forza».

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