Corriere della Sera - La Lettura
Bibliografia
Un libro recente sulla deriva faziosa e radicale della politica negli Stati Uniti d’America è lo studio di Ezra Klein Why We’re Polarized («Perché siamo polarizzati»), pubblicato nel gennaio scorso dagli editori Avid Reader Press e Simon & Schuster. Cinque studiosi — Shanto Iyengar, Yphtach Lelkes, Matthew Levendusky, Neil Malhotra e Sean Westwood — hanno esaminato le trasformazioni della politica americana in senso più legato alle appartenenze identitarie nel saggio The Origins and Consequences of Affective Polarization in the United States, pubblicato nel maggio 2019 sulla rivista «Annual Review of Political Science». Il giurista Cass R. Sunstein, autore di numerosi saggi, alcuni dei quali pubblicati anche nel nostro Paese, ha coniato il termine «partyism» in un saggio intitolato appunto Partyism, apparso nel 2015 sulla rivista «University of Chicago Legal Forum». Da segnalare anche il libro di Luigi Curini, Willy Jou e Vincenzo Memoli Why Policy Representation Matters
(Routledge, 2015), riguardante il problema della congruenza ideologica tra i governi e i cittadini. L’idea che la dimensione politica sia fondata sulla dialettica tra amico e nemico è stata espressa dal giurista e politologo tedesco Carl Schmitt (1888-1985), molto discusso per la sua adesione al nazismo, nei saggi raccolti nel volume Le categorie del
«Politico» , pubblicato in Italia dal Mulino nel 1972 a cura di Gianfranco Miglio e Pierangelo Schiera. La concezione politica della filosofa ebrea tedesca Hannah Arendt (19061975), studiosa del totalitarismo, è esposta nel libro Sulla rivoluzione
(traduzione di Maria Magrini, Edizioni di Comunità, 1983; Einaudi, 2006)