Corriere della Sera - La Lettura
Triangolo d’amore E l’orologio batte il tempo
Passioni Nel nuovo romanzo di Giorgio Nisini un meccanismo ben congegnato di suspense
Èsenza ombra di dubbio un thriller passionale ben confezionato
Il tempo umano di Giorgio Nisini (HarperCollins) in cui s’equilibrano, grazie all’ingegnosa tenuta della suspense, i diversi attributi del genere. Circolano, infatti, tra le pagine le psicologie malinconiche e pericolose dei personaggi, gli amori sensuali e distruttivi che accompagnano e macerano gli stessi, persino i segreti di una ricca famiglia complicata da conflitti intestini irrisolti. Storie che si intrecciano dentro un’ampia e intelligente ragnatela strutturale condita da flashback, mentre si racconta la vita dei due protagonisti.
Il primo è il giovane Tommaso Serradimigni, un inquieto e solitario professore universitario di letteratura attratto da Beatrice Del Nord, sua allieva, che ben presto — dopo una classica e graduale ritualità amorosa — diviene la sua compagna. La ragazza, metodica e pragmatica, tuttavia cela una curva d’ombra caratteriale sotto le pericolose timidezze e ingenuità. «Non potevo nemmeno immaginare le conseguenze di quel cambiamento, la gioia, la follia, la disperazione a cui stavo per andare incontro, il coltello di Kafka che era di nuovo venuto a colpirmi. Del resto non era prevedibile un’infrazione alla quotidianità, mi trovavo dentro una scena vissuta mille volte: la fine di una giornata di lavoro, la rapida passeggiata attraverso il parco del mio quartiere, la spesa nell’alimentari prima di andare a casa. Eppure era stato proprio lì, appunto, nell’alimentari, che l’avevo incontrata; o meglio, che l’avevo vista per la prima volta da una diversa prospettiva».
Il secondo protagonista è invece il padre di Beatrice, l’imprenditore Alfredo Del Nord, titolare della milionaria azienda di orologi Dea Nigra. Un malinconico misantropo affascinato e ossessionato, sin da piccolo, dal concetto di tempo oltre che dalla bellezza dei suoi contenitori, gli orologi. Una passione ingegnosa e filosofica divenuta via via il suo remunerativo e ossessivo mestiere al punto di allontanarsi dalla famiglia ammalandosi. «Del resto era il tempo in sé, prima ancora che il calcolo, ad affascinarlo: quell’inesorabile movimento in avanti in cui gli sembrava d’intravedere il senso dell’esistere, ma che appunto restava un movimento, e quindi qualcosa che aveva a che fare con lo spazio. Fermare il tempo significava trovare l’immobilità. Eppure Alfredo aveva capito che esisteva un altro tipo di tempo, il tempo della psiche, dell’interiorità. Un tempo bergsoniano».
Due vite, quelle di Alfredo e di Tommaso che, nel cuore dell’opera, si mescolano a causa del ménage à trois tra le figlie dell’imprenditore e il ragazzo. È infatti l’imprevisto e feroce amore di Tommaso verso la più piccola e anarchica Maria ad accelerare gli eventi del romanzo. Inquieti nell’animo per il tradimento che stanno alimentando, i due amanti giorno dopo giorno non rinunciano alla loro sessualità libera, torbida e mai parsimoniosa, fino a che Beatrice per caso li scoprirà stravolgendo ogni cosa. «Era davvero così, l’amore? Quel sentimento tumorale che avevo intuito da ragazzino dinanzi al volto candido di Francesca? Era questo il coltello di
Kafka? Non lo capivo più, o forse lo stavo semplicemente scoprendo per la prima volta. Maria mi stava mettendo di fronte a un apparato di emozioni che andavano al di là di quelle che avevo sempre immaginato e sperimentato come amore. Era un nodo in cui il desiderio si intrecciava alla paura, alla clandestinità, alla complessità e insieme alla semplicità di un rapporto che aveva tutti i crismi per non esistere. Io e Maria non esistevamo, questo era il punto: non esistevamo per nessuno, non esistevamo per il mondo, esistevamo solo per noi stessi».
Scritto con uno stile minimale, cinematografico e assai sorvegliato, pervaso da quella sorta di attraente sensualità presente in film come Attrazione fatale o Closer, Il tempo umano riesce a leggersi con curiosità, rapidità e immedesimazione. Un libro che ha il particolare merito — come pretende un thriller riuscito e onesto — di custodire e spalmare, con furbizia e mestiere, la tensione dannosa delle passioni.