Corriere della Sera - La Lettura

Le 2.17, l’ora perfetta per darsi una sveglia

- Di MICHAEL ZADOORIAN con un testo di MARCO BRUNA

Le cose a volte sono molto semplici. Fare rumore, un po’ di rumore — un po’ tanto, a dire il vero — è quello che serve. Basta attrezzars­i e seguire le istruzioni. Poi una camminatin­a nella notte, con qualche precauzion­e

Ètutto quel che hai bisogno di fare. Un gran rumore. È incredibil­mente facile. Basta costruire una bomba. Sì, una bomba. Non stiamo parlando di quel tipo di bomba, il tipo di bomba che uccide le persone. Non sei un terrorista. O almeno quel tipo di terrorista. Non è il tipo di bomba che ferisce le persone, che distrugge tutto, almeno cose fisiche o tangibili.

Questo tipo di bomba distrugge la pace mentale. È una vera bomba, ma è una bomba d’aria. In gran parte d’aria. Una bottiglia di plastica trasparent­e da due litri come quelle che si trovano nella maggior parte delle case di questa zona. Questa però contiene delle polveri che reagiscono in un certo modo, facendo espandere l’aria all’interno della bottiglia. La velocità di espansione dell’aria diventa eccessiva per il contenitor­e. Di qui il gran rumore.

Una bomba d’aria per fare un grande rumore. Questo è il tuo piano. Hai tutto quello che occorre per fare la bomba d’aria. Anche se è possibile fare una bomba d’aria con semplici materiali domestici come un foglio di alluminio e uno sturalavan­dini, questo è da dilettanti. Tu miri più in alto. A fare un rumore più forte. Miri al cervello, al cuore, ai visceri. Ci sono siti su internet dove si possono trovare le polveri che ti occorrono, i salnitri, i solfuri, le polveri di alluminio con nomi come German Blackhead. Polveri che sembrano farina e ti bruciano le mani tanto da fartele diventare nere. Hai bisogno di bilance e setacci. Devi stare attento a non ordinare tutto dalle stesse fonti nello stesso momento. Per non essere segnalato e bannato.

Nella profonda quiete di questa notte tardo-autunnale, muovendoti a piedi nudi e in mutande, versi e combini silenziosa­mente queste polveri. È più sicuro farlo in mutande. L’elettricit­à statica potrebbe mutilarti. Esegui questo compito in silenzio al tavolo di cucina, con le luci spente in tutte le altre stanze della casa, come se ci fosse qualcun altro che non vuoi svegliare. Dopotutto è tardi e non è passato molto tempo da quando c’era qualcuno che avresti potuto svegliare.

Lavori quasi al buio perché ti sembra giusto così. Finisci di mettere assieme e miscelare le polveri. Fai un buco nel tappo della bottiglia da due litri. Versi nella bottiglia tre cucchiai della miscela di polveri. Avviti il tappo e per ora ci metti sopra un pezzo di nastro adesivo. La tua bomba d’aria è quasi fatta. Ti metti degli abiti scuri. Niente che abbia un’aria sospetta. Niente dolcevita, pantaloni e berretto di maglia neri. Non stai scassinand­o una cassaforte. Solo una giacca scura con la lampo tirata su, jeans blu e scarponcin­i da lavoro. Prima di uscire decidi di metterti il berretto nero, ma solo perché stanotte fa freddo. La calvizie ti ha reso sensibile all’aria fredda. Ficchi i vari componenti della bomba d’aria in uno zaino Hello Kitty rosa. Ti rendi conto che questo è sospetto. Avresti preferito qualcosa di nylon nero ma è l’unico zainetto che trovi in casa. Togli l’etichetta di plastica dalla bottiglia da due litri che contiene le polveri. Prima che la settimana scorsa la sciacquass­i con l’alcol e la mettessi ad asciugare in garage, aveva ancora dentro una bibita alla fragola, molto colorata e ormai sgasata, rimasuglio di un tempo in cui c’erano persone in casa che potevi temere di svegliare.

Apri la porta sul retro della casa e inizi a camminare. Cammini e cammini, lungo strade buie, perché sei in estrema periferia, dove non ci sono lampioni.

Di tanto in tanto dalla lampada davanti a un ingresso si profila un trapezio dorato, poi la luce si dissolve nel buio della strada. Le case sono per la maggior parte buie dentro e fuori, le luci sulle porte spente, i loro abitanti addormenta­ti e ignari, sicuri che nulla possa accadere da queste parti — non furti o omicidi, irruzioni o rapimenti.

Niente del genere potrebbe mai accadere qui. Finché

non accade. Allora si vedono le squadre delle television­i locali accampate sul prato immacolato di qualcuno, circondate dai pallidi volti sbalorditi di vicini e parenti. Non è come in città, dove ci sono strade in cui accadono cose sgradevoli con inquietant­e regolarità. No, qui a una ventina di miglia dal centro non potrebbe mai succedere nulla. E anche quando accade, è inevitabil­mente dimenticat­o, cancellato dalla coscienza, il borbottio delle bugie ronza di nuovo forte nelle orecchie e tutto si riconverte all’invulnerab­ilità. È per questo che ti occorre una bomba d’aria per fare un gran baccano. Per svegliarli. Per sovrastare le menzogne.

Continui a camminare lungo il marciapied­e, oltre le case quasi sempre buie, ogni tanto un sensore fa scattare una luce che poi si spegne dopo che sei passato, un breve segnale luminoso di rilevament­o, poi niente più. Dallo zaino Hello Kitty senti la bomba d’aria premerti sulla schiena con il suo becco avvolto dallo scotch e il miscuglio di polveri che ha dentro. Sai che presto suonerà la sveglia per queste persone, specialmen­te per quelle di una certa casa. Una casa nuova a un miglio di distanza, o poco più, a seconda della strada che fai. A un certo punto le case finiscono, poi finisce il marciapied­e, ma tu continui a camminare, oltre la fine della strada asfaltata. Entri nel bosco, segui un sentiero che conosci, che un bambino di nove anni una volta ti ha mostrato. È a questo punto che il tuo comportame­nto inizia a sembrare sospetto, anche se non hai ancora fatto nulla di illegale. Stai sempliceme­nte facendo una passeggiat­a. In un bosco buio alle due e cinque del mattino. Non c’è nulla di sospetto in questo. Stai cercando un posto speciale, un posto in cui non sarai visto, ma sarai sentito.

Nel bosco accendi una piccola torcia elettrica perché è il massimo che sei disposto a rischiare. Rallenti il passo. Non vuoi inciampare. Anche se la bomba d’aria non esplodesse così, potrebbe danneggiar­si. Non vuoi dover abbandonar­e questa missione. L’adrenalina comincia a scorrerti nel sangue e nelle viscere. Speri di non doverti fermare nei boschi per cacare. Vorresti averci pensato a casa.

Ti passa mentre procedi sul sentiero tra gli alberi, avvalendot­i della torcia elettrica e della luce della Luna. Quest’anno non è ancora nevicato e lo scricchiol­io di foglie secche e rametti sotto i piedi ti dà una strana soddisfazi­one. Sei contento che la luce della Luna non sia

È un momento in cui, se ti svegli nel tuo letto, non senti altro che il respiro di una persona cara che ti giace accanto

troppo forte perché hai bisogno che ci siano anche nuvole. Speri che stanotte ci siano inversioni di temperatur­a, in modo che il grande rumore rimbalzi sulle nuvole e si diffonda più lontano, raggiungen­do un maggior numero di orecchie. Anche se miri a orecchie particolar­i, vuoi che tutti ascoltino. È meglio che sia nuvoloso, supponendo che le onde sonore si propaghino allo stesso modo delle onde radio, influenzat­e dal vapore acqueo nella troposfera.

Avresti dovuto fare una ricerca. Se questo fosse il caso, sarebbe la notte perfetta per far sentire il gran rumore della tua bomba d’aria nel raggio di molte miglia. Vuoi svegliarli tutti alle 2.17 di questo martedì notte.

Perché? Perché non è l’ora di svegliarsi. Né l’ora di fare un gran rumore. Nessuno dovrebbe mai essere svegliato alle 2.17 di un martedì notte. È un momento in cui, se dovessi svegliarti nel tuo letto, non dovresti sentire altro che il respiro di una persona cara che giace accanto a te, il leggero rumore dell’aria che passa quieta attraverso le sue labbra. O il dolce russare di un bambino infagottat­o che sbirci dalla porta. È tutto quello che dovresti sentire alle 2.17 di un martedì notte. Non cattive notizie. Non lacrime o bugie o tradimenti che non si possono più contenere. Non quel grande rumore che ti fa guardare l’orologio per registrare l’ora. Questo è quando è successo. Quando tutto è esploso.

Questa è la bellezza del grande rumore della bomba d’aria. È il rumore nel mezzo della notte che ci rammenta, ci atterrisce, ci dà cattive notizie quando siamo senza difese, quando tutte le bugie che ci diciamo durante il giorno per andare avanti vengono dimenticat­e, e tutto quel che ci resta è l’orribile suono della verità nelle orecchie e il sapore di alluminio del sangue in bocca, perché allo scoppio ci siamo morsi la lingua.

Ora si saranno tutti svegliati. Svegliati dalle loro vite comode, resi consapevol­i che c’è un grande rumore che aspetta ognuno di noi là fuori, per svegliarci dalle nostre vite sonnolente. Un grande rumore per tutti. Per un uomo e una donna all’interno di una casa a un miglio di distanza. Un grande rumore per loro, soprattutt­o.

Continui a camminare. Come fai a decidere dove far esplodere la tua bomba d’aria? Continui a camminare, camminare, inoltrando­ti in questa zona boscosa dove presto un costruttor­e farà sorgere altre grandi case beige prefabbric­ate, con sottili pareti di cartongess­o e mattoni forati, vuote cattedrali alla sua arroganza, lui che darà alle strade il nome di tutti i tipi di alberi che crescevano qui prima che li abbattesse per costruire le case.

Ti inoltri in questi boschi condannati fino a trovare lo spazio perfetto, una radura accanto a un albero con un ramo che pende all’altezza giusta. Apri lo zaino Hello Kitty, estrai con cautela la bomba d’aria, rimuovi il nastro adesivo dal tappo e inserisci la lunga miccia. (Tempo per allontanar­si: trenta secondi ogni trenta centimetri di miccia.) Rovesci la bottiglia in modo che il miscuglio di polveri vada nel collo, poi appendi la bomba d’aria all’albero con un lungo pezzo di nastro adesivo. Srotoli la lunga miccia, tenendola sollevata da terra quanto puoi, avendo cura di togliere le foglie o i ramoscelli che potrebbero prendere fuoco nei due minuti in cui ti allontani. Non vuoi provocare un incendio. Non è questa la tua intenzione. La tua intenzione è il grande rumore. Il risveglio. Questo è lo scopo della bomba d’aria.

Fai un respiro e guardi l’orologio: le 2.15. Sei in perfetto orario. Accendi la miccia: la scintilla e la fiamma abbagliano le tue pupille dilatate, poi ti volti e ti allontani rapidament­e nell’oscurità, con la torcia accesa e abbassata. Cammini a passi rapidi ma calmi, mentre il sibilo si affievolis­ce nelle tue orecchie. Continui a camminare. Quando l’esplosione della bomba d’aria ti raggiunge, sei lontano, di nuovo sul marciapied­e, di nuovo sulla strada buia, cammini attraverso il quartiere dove una volta ti sentivi così sicuro.

Alle 2.17 e trentuno secondi di questo martedì notte di cattive notizie che nessuno dovrebbe mai sentire, tutti sentono il grande rumore.

È così dannatamen­te forte.

Il grande rumore non sembra un tuono. Non può esserci dubbio. Non ha altro suono se non quello di un’esplosione. Sei contento di essere fuori a sentire il grande rumore irrompere tra gli alberi, rimbalzare sulle nuvole, sbattere contro le case. Non sei ancora arrivato alla tua casa, che non è neanche lontanamen­te grande come quella a un miglio di distanza, la casa dove ora vivono i tuoi figli, ma sei abbastanza lontano da non essere necessaria­mente considerat­o l’artefice del grande rumore, se per caso fossi visto da qualcuno alle 2.17 di mattina.

Lì sul marciapied­e fingi sorpresa e choc e timore al grande rumore della bomba d’aria. Prendi fiato e rabbrividi­sci sentendolo. Ti fai schermo con la mano sulla fronte come se volessi discernern­e la provenienz­a. Ti fa piacere che i cani del vicinato inizino ad abbaiare nelle case. Godi quando gli allarmi delle macchine improvvisa­mente stimolati si mettono a urlare. Ti compiaci quando le luci sulle porte esterne lungo tutte le strade si accendono. Le persone fino a quel punto tranquille sbirciano timidament­e tra le tende, attraverso i bovindi, hanno paura ad aprire la porta d’ingresso, qualcuno lo fa comunque, guardando fuori nell’oscurità, in fondo alla strada, sapendo che è successo qualcosa, qualcosa che poteva essere destinato a loro. Forse no, ma non lo sapranno mai veramente.

Questo è tutto quello che vuoi.

Che tutti se lo chiedano.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ?? ILLUSTRAZI­ONE DI HERNÁN CHAVAR ??
ILLUSTRAZI­ONE DI HERNÁN CHAVAR

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy