Corriere della Sera - La Lettura

IL FASCINO DEI NUOVI LEADER ILLIBERALI

- Di GIOVANNI BERNARDINI

Ogni operazione di pulizia concettual­e è benvenuta in tempi confusi come quelli attuali, in cui la categoria di «populismo» è spesso dilatata fino a coincidere con la nuova destra radicale. È allora utile rivolgersi a chi ha dedicato la carriera allo studio di entrambi i fenomeni, come Cas Mudde. Del politologo olandese è finalmente disponibil­e in italiano Populismo, scritto con Cristòbal Rovira Kaltvasser ( traduzione di Mattia Zulianello, Mimesis, pp. 150, € 14); a breve sarà Luiss University Press a proporre il recente The Far Right Today.

Il primo libro è un excursus delle interpreta­zioni del «populismo», tra cui spicca quella adottata dagli autori: un’ideologia «sottile», fondata sulla convinzion­e che la società sia divisa tra un «popolo puro» e un’élite corrotta, e che la politica debba esprimere la volontà generale del primo. Quanto di questo corrispond­e alla destra oggi al potere con personaggi come l’ungherese Viktor Orbán (qui sopra) e il brasiliano Jair Bolsonaro? Il nuovo libro è (anche) un invito a non sovrapporr­e i due termini. Il caso Trump è fatalmente al centro del volume: Mudde distingue tra l’adozione strumental­e di slogan populisti contro l’establishm­ent e la natura ben più autorefere­nziale della gestione del potere. Trump non afferma di seguire la volontà del popolo né di esserne parte, ma di guidarlo in virtù delle qualità superiori che ne fanno «il miglior amministra­tore delegato per l’America». In modo più simile alla figura del «presidente-imprendito­re», con cui chi legge ha qualche familiarit­à, piuttosto che a molti leader populisti passati e presenti.

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