Corriere della Sera - La Lettura
IL FASCINO DEI NUOVI LEADER ILLIBERALI
Ogni operazione di pulizia concettuale è benvenuta in tempi confusi come quelli attuali, in cui la categoria di «populismo» è spesso dilatata fino a coincidere con la nuova destra radicale. È allora utile rivolgersi a chi ha dedicato la carriera allo studio di entrambi i fenomeni, come Cas Mudde. Del politologo olandese è finalmente disponibile in italiano Populismo, scritto con Cristòbal Rovira Kaltvasser ( traduzione di Mattia Zulianello, Mimesis, pp. 150, € 14); a breve sarà Luiss University Press a proporre il recente The Far Right Today.
Il primo libro è un excursus delle interpretazioni del «populismo», tra cui spicca quella adottata dagli autori: un’ideologia «sottile», fondata sulla convinzione che la società sia divisa tra un «popolo puro» e un’élite corrotta, e che la politica debba esprimere la volontà generale del primo. Quanto di questo corrisponde alla destra oggi al potere con personaggi come l’ungherese Viktor Orbán (qui sopra) e il brasiliano Jair Bolsonaro? Il nuovo libro è (anche) un invito a non sovrapporre i due termini. Il caso Trump è fatalmente al centro del volume: Mudde distingue tra l’adozione strumentale di slogan populisti contro l’establishment e la natura ben più autoreferenziale della gestione del potere. Trump non afferma di seguire la volontà del popolo né di esserne parte, ma di guidarlo in virtù delle qualità superiori che ne fanno «il miglior amministratore delegato per l’America». In modo più simile alla figura del «presidente-imprenditore», con cui chi legge ha qualche familiarità, piuttosto che a molti leader populisti passati e presenti.