Corriere della Sera - La Lettura

Anche la pattumiera sa essere gotica

- Di ALESSANDRA SARCHI

Un’assistente sociale tenta invano di fare pulizia in una magione che era stata principesc­a: ci sono sacchi di sporcizia da riempire, un vecchio strano da tenere a bada ma soprattutt­o fantasmi, santi e misteri spaventosi. A voi Jess Kidd

La follia dei Flood di Jess Kidd, appena uscito per Bompiani nella splendida traduzione di Sergio Claudio Perroni, è la seconda prova di una giovane autrice inglese che non teme le sfide: eccoci davanti 360 pagine di romanzo gotico in cui la scrittura e le invenzioni non cedono mai, anzi trascinano il lettore in una carambola di avveniment­i e di atmosfere intricate, nelle quali il piacere è più quello di sprofondar­e che di venirne a capo.

Ci sono tutti gli ingredient­i del genere: il pericolo, gli inganni, la colpa, le apparizion­i false e quelle vere, delitti sepolti e un amore impossibil­e. La scrittura di Jess Kidd si snoda fra questi come fra le teche di un museo di meraviglie e di orrori, intenta farci ammirare il luccichio del sangue, anche quando esce da un cranio colpito con un piede di porco; analitica, evocativa, ironica e poetica, una scrittura che trasfigura tutto ciò che descrive.

Come in ogni romanzo gotico che si rispetti il fulcro è una vecchia dimora, Bridlemere, che non è difficile immaginare un tempo sontuosa e che si erge, ora, in tutta la sua decadenza e trascurate­zza nel cuore di una West London dove volpi, lupi e gufi la fanno da padroni. A raccontarc­i in prima persona le giornate passate a riempire sacchi di spazzatura e ciarpame di ogni tipo è la voce di Maud Drennan, assistente sociale inviata a Bridlemere per occuparsi del vecchio Cathal Flood, un burbero signore che si aggira per la dimora con abiti sporchi e sembra affetto dal vizio dell’accumulo compulsivo.

Cathal Flood vive in quel disastro di sporcizia accumulata, fuori e dentro la casa, ne ha fatto la propria difesa. Materassi che marciscono, cucine fuori uso, scatolame arrugginit­o, sanitari coperti di muffa, muri di vecchie riviste, Cathal Flood è parte di questo paesaggio che colpisce i sensi della giovane Maud la cui la vista e il cui olfatto sono continuame­nte sollecitat­i.

A Bridlemere, infatti, Maud lavora armata di detergenti guanti e disinfetta­nti, e molta ironia per contrastar­e l’irascibili­tà dell’anziano e la sua latente aggressivi­tà. A confortarl­a al rientro dalle sue pesanti giornate c’è Renata, la vicina di casa transessua­le, avvolta in foulard colorati, ciglia finte e parrucche. È lei che fra un tè e un sorso di liquore si accorge dai racconti di Maud che a Bridlemere c’è molto di più che un disordine ingovernab­ile e un vecchio scorbutico. Affiorano fotografie che accanto alla defunta moglie di Cathal Flood, Mary, e al figlio Gabriel, lasciano intravvede­re una bambina alla quale è stata bruciata la testa. Chi è questa bambina? E Mary è davvero morta ruzzolando incidental­mente giù per le scale?

Renata instilla dubbi in Maud, che a sua volta, è portata a vedere oltre ciò che si vede: da sempre parla con una schiera di santi che la pungolano come un fastidioso e capriccios­o super-io, lei stessa nella propria storia familiare custodisce il segreto della scomparsa della sorella maggiore.

Bridlemere, casa sfasciata, eppure vitalissim­a, continua a trasudare messaggi per Maud, che scopre stanze arredate come per una principess­a, ritratti inquietant­i di Mary Flood e una raccolta di ritagli di giornali relativi alla scomparsa di una studentess­a di nome Maggie Dunne. Cathal con le sue risposte elusive e il rapporto molto problemati­co con il figlio Gabriel non è d’aiuto; nonostante Maud sia riuscita a conquistar­ne la fiducia, perché dovrebbe a sua volta fidarsi di un uomo che cela all’interno della propria casa corpi scorticati da museo anatomico, attrezzi da tassidermi­sta, automi spaventosi che uniscono parti umane e animali? E dell’obeso e impacciato figlio, Gabriel, che preferireb­be il padre sistemato in una casa di riposo, c’è da fidarsi?

A complicare il tutto entra in scena un affascinan­te Sam Ebden, l’assistente sociale che aveva preceduto Maud nell’accudiment­o di Cathal; ma anche su di lui, che appare e scompare a Bridlemere in momenti c r uci a l i , e c he i nte s s e con Maud un rapporto di attrazione e seduzione, sorgeranno presto dubbi. È veramente chi dice di essere?

Dopo aver inserito nella costruzion­e del romanzo gotico tradiziona­le una tonalità ironica e dissacrant­e — alcuni dialoghi fra Maud e i santi sono esemplari— Kidd fa propria anche la lezione di Agat ha Christ i e: t ut t i i personaggi s ono ugualmente sospettabi­li e inaffidabi­li. Mentre la trama si complica, il rincorrers­i delle metafore acquatiche che dominano il libro traccia coppie simmetrich­e: tutti gli episodi importanti si svolgono vicino a una pozza d’acqua, una fontana, il mare, d’altronde il toponimo di Bridlemere, porta in sé lo specchio di acqua; Maud ha una vicenda familiare tormentata con la sorella, così come i due figli di Cathal Flood, Marguerite e Gabriel; Maud non è la sola a vedere e percepire l’invisibile, un’improbabil­e sensitiva la metterà finalmente sulla buona strada per risolvere i tanti guai in cui si è cacciata da quando frequenta Bridlemere e la famiglia dei Flood.

Jess Kidd rischia forse l’eccesso, perché c’è veramente di tutto dentro un romanzo dove i gatti parlano, le volpi indicano il sentiero e i santi si mostrano per dare consigli strampalat­i, mentre il dolore più nascosto, quello che sa benissimo come annidarsi nelle vicende familiari, nelle dimenticat­e cronache nere dei giornali, riaffiora — prima ancora che nei ricordi — negli oggetti, tutti dotati di una loro incoercibi­le vita e volontà di esprimersi. Ma a tenere il filo di una materia tanto effervesce­nte è sempre la scrittura generosa e consapevol­e di questa giovane autrice, per cui il lettore volentieri sospende il giudizio e l’incredulit­à, empatizzan­do con Maud, la sua volontà di conoscere, la sua capacità di ammettere che esista una realtà fantasmati­ca con la quale la nostra parte razionale entra in conflitto o trova punti contatto; dopo tutto le cose possono avere aspetti molteplici: dipende da come le si guarda.

Gli enigmi verranno svelati e ogni personaggi­o del romanzo avrà la propria risoluzion­e psicologic­a ed esistenzia­le; il finale, con preciso contrappun­to, sigilla con il fuoco dell’incendio che avvolge Bridlemere una narrazione viceversa dominata da una luce subacquea, seduttrice e ingannevol­e.

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