Corriere della Sera - La Lettura
Anche la pattumiera sa essere gotica
Un’assistente sociale tenta invano di fare pulizia in una magione che era stata principesca: ci sono sacchi di sporcizia da riempire, un vecchio strano da tenere a bada ma soprattutto fantasmi, santi e misteri spaventosi. A voi Jess Kidd
La follia dei Flood di Jess Kidd, appena uscito per Bompiani nella splendida traduzione di Sergio Claudio Perroni, è la seconda prova di una giovane autrice inglese che non teme le sfide: eccoci davanti 360 pagine di romanzo gotico in cui la scrittura e le invenzioni non cedono mai, anzi trascinano il lettore in una carambola di avvenimenti e di atmosfere intricate, nelle quali il piacere è più quello di sprofondare che di venirne a capo.
Ci sono tutti gli ingredienti del genere: il pericolo, gli inganni, la colpa, le apparizioni false e quelle vere, delitti sepolti e un amore impossibile. La scrittura di Jess Kidd si snoda fra questi come fra le teche di un museo di meraviglie e di orrori, intenta farci ammirare il luccichio del sangue, anche quando esce da un cranio colpito con un piede di porco; analitica, evocativa, ironica e poetica, una scrittura che trasfigura tutto ciò che descrive.
Come in ogni romanzo gotico che si rispetti il fulcro è una vecchia dimora, Bridlemere, che non è difficile immaginare un tempo sontuosa e che si erge, ora, in tutta la sua decadenza e trascuratezza nel cuore di una West London dove volpi, lupi e gufi la fanno da padroni. A raccontarci in prima persona le giornate passate a riempire sacchi di spazzatura e ciarpame di ogni tipo è la voce di Maud Drennan, assistente sociale inviata a Bridlemere per occuparsi del vecchio Cathal Flood, un burbero signore che si aggira per la dimora con abiti sporchi e sembra affetto dal vizio dell’accumulo compulsivo.
Cathal Flood vive in quel disastro di sporcizia accumulata, fuori e dentro la casa, ne ha fatto la propria difesa. Materassi che marciscono, cucine fuori uso, scatolame arrugginito, sanitari coperti di muffa, muri di vecchie riviste, Cathal Flood è parte di questo paesaggio che colpisce i sensi della giovane Maud la cui la vista e il cui olfatto sono continuamente sollecitati.
A Bridlemere, infatti, Maud lavora armata di detergenti guanti e disinfettanti, e molta ironia per contrastare l’irascibilità dell’anziano e la sua latente aggressività. A confortarla al rientro dalle sue pesanti giornate c’è Renata, la vicina di casa transessuale, avvolta in foulard colorati, ciglia finte e parrucche. È lei che fra un tè e un sorso di liquore si accorge dai racconti di Maud che a Bridlemere c’è molto di più che un disordine ingovernabile e un vecchio scorbutico. Affiorano fotografie che accanto alla defunta moglie di Cathal Flood, Mary, e al figlio Gabriel, lasciano intravvedere una bambina alla quale è stata bruciata la testa. Chi è questa bambina? E Mary è davvero morta ruzzolando incidentalmente giù per le scale?
Renata instilla dubbi in Maud, che a sua volta, è portata a vedere oltre ciò che si vede: da sempre parla con una schiera di santi che la pungolano come un fastidioso e capriccioso super-io, lei stessa nella propria storia familiare custodisce il segreto della scomparsa della sorella maggiore.
Bridlemere, casa sfasciata, eppure vitalissima, continua a trasudare messaggi per Maud, che scopre stanze arredate come per una principessa, ritratti inquietanti di Mary Flood e una raccolta di ritagli di giornali relativi alla scomparsa di una studentessa di nome Maggie Dunne. Cathal con le sue risposte elusive e il rapporto molto problematico con il figlio Gabriel non è d’aiuto; nonostante Maud sia riuscita a conquistarne la fiducia, perché dovrebbe a sua volta fidarsi di un uomo che cela all’interno della propria casa corpi scorticati da museo anatomico, attrezzi da tassidermista, automi spaventosi che uniscono parti umane e animali? E dell’obeso e impacciato figlio, Gabriel, che preferirebbe il padre sistemato in una casa di riposo, c’è da fidarsi?
A complicare il tutto entra in scena un affascinante Sam Ebden, l’assistente sociale che aveva preceduto Maud nell’accudimento di Cathal; ma anche su di lui, che appare e scompare a Bridlemere in momenti c r uci a l i , e c he i nte s s e con Maud un rapporto di attrazione e seduzione, sorgeranno presto dubbi. È veramente chi dice di essere?
Dopo aver inserito nella costruzione del romanzo gotico tradizionale una tonalità ironica e dissacrante — alcuni dialoghi fra Maud e i santi sono esemplari— Kidd fa propria anche la lezione di Agat ha Christ i e: t ut t i i personaggi s ono ugualmente sospettabili e inaffidabili. Mentre la trama si complica, il rincorrersi delle metafore acquatiche che dominano il libro traccia coppie simmetriche: tutti gli episodi importanti si svolgono vicino a una pozza d’acqua, una fontana, il mare, d’altronde il toponimo di Bridlemere, porta in sé lo specchio di acqua; Maud ha una vicenda familiare tormentata con la sorella, così come i due figli di Cathal Flood, Marguerite e Gabriel; Maud non è la sola a vedere e percepire l’invisibile, un’improbabile sensitiva la metterà finalmente sulla buona strada per risolvere i tanti guai in cui si è cacciata da quando frequenta Bridlemere e la famiglia dei Flood.
Jess Kidd rischia forse l’eccesso, perché c’è veramente di tutto dentro un romanzo dove i gatti parlano, le volpi indicano il sentiero e i santi si mostrano per dare consigli strampalati, mentre il dolore più nascosto, quello che sa benissimo come annidarsi nelle vicende familiari, nelle dimenticate cronache nere dei giornali, riaffiora — prima ancora che nei ricordi — negli oggetti, tutti dotati di una loro incoercibile vita e volontà di esprimersi. Ma a tenere il filo di una materia tanto effervescente è sempre la scrittura generosa e consapevole di questa giovane autrice, per cui il lettore volentieri sospende il giudizio e l’incredulità, empatizzando con Maud, la sua volontà di conoscere, la sua capacità di ammettere che esista una realtà fantasmatica con la quale la nostra parte razionale entra in conflitto o trova punti contatto; dopo tutto le cose possono avere aspetti molteplici: dipende da come le si guarda.
Gli enigmi verranno svelati e ogni personaggio del romanzo avrà la propria risoluzione psicologica ed esistenziale; il finale, con preciso contrappunto, sigilla con il fuoco dell’incendio che avvolge Bridlemere una narrazione viceversa dominata da una luce subacquea, seduttrice e ingannevole.