Corriere della Sera - La Lettura

I cowboy Etruschi padroni del Sud

- Di PAOLO CONTI

Al Mann di Napoli il racconto dell’antico popolo

(e della «Campania Felix») attraverso 600 reperti di cui 200 mai visti

«Non èè solo una mostra sulla a presenza degli Etruschi uschi nell’area campana. mpana. Sarà anche la dimostrazi­one di come, in questo fecondo condo pezzo della penisola italiana, ci sia stata per ben più di tre secoli una fertile ile convivenza tra Greci, Campani, Sanniti, ti, Etruschi. Una ricchezza culturale, una a complessit­à di popoli che cancella la vecchia idea, un po’ da manualisti­ca scolastica, astica, di un avvicendam­ento schematico o tra le diverse civiltà».

L’etruscolog­o Paolo Giulierini dirige dal settembre 2015 il Mann, ann, il Museo Archeologi­co Nazionale di i Napoli, ed è stato confermato fino al settembre ttembre 2023. Un arco temporale che gli sta permettend­o di ristruttur­are definitiva­mente ivamente un’autentica eccellenza del nostro ostro Meridione. Anche seguendo una politica olitica di mostre che anticipano poi nuovi vi capitoli museali: «Ci siamo dati un metodo. Tutte le mostre temporanee diventano entano l’introduzio­ne a un’esposizion­e permanente. È accaduto con il capitolo dedicato alla Magna Grecia, avverrà qui con gli Etruschi, a gennaio mostreremo le armi dei gladiatori, a loro volta futuro pezzo di museo. Alla fine del percorso il Mann proporrà, non ho incertezze nel dirlo, il più vasto, ricco e completo racconto onto esistente al mondo di ciò che è accaduto duto nell’area tra Pompei ed Ercolano dai Greci e dagli Etruschi fino al mondo romanizzat­o».

Ed eccoci alla mostra a Gli Etruschi e il Mann, una sorta di nuova va inaugurazi­one del Museo napoletano dopo l’emergenza Covid, che rimarrà aperta ta fino al 31 maggio 2021: 600 reperti in allestimen­to, di cui 200 mai visti. Giulierini rini aggiunge un dato di colore culturale che riesce a sintetizza­re il senso del racconto: onto: «Attraverso reperti provenient­i dai ai depositi del Mann, insieme a prestiti i di altre istituzion­i e collezioni, ricostruir­emo ostruiremo una storia di frontiera, nella quale gli Etruschi possono o essere considerat­i come i cowboy wboy del tempo. Partendo probabilme­nte bilmente dall’Umbria, gli Etruschi chi raggiunser­o le pianure campane pane e le dominarono per diversi si secoli, intreccian­do legami culturali, commercial­i e artistici con gli altri popoli italici e con i Greci». ci».

La cura della mostra r a ( (catalogo cat al ogo

Electa) è di Pa Paolo Giulierini con Valentino Nizz Nizzo, direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Ro Roma, altra miniera di bellezz bellezza e di saperi, spesso colp c o l p e vo l mente tagliata fuor fuori dai vecchi circuiti de l t u r i s mo « mordi e fu fuggi» (il progetto sc scientific­o della mostra è ancora di Nizzo, il coor ordinament­o di Emanue nuela Santaniell­o, l’organizza nizzazione è di Electa). Dice proprio Nizzo: «Scavare negli sterminati depositi del Mann è s sempre un privilegio unico. Farlo per an andare a caccia di Etruschi ha reso il prog progetto ancora più avvincente. Da un lato p perché si è potuto delineare un rigoroso p percorso per ricostruir­e la trama di relazi relazioni che caratteriz­zò la plurisecol­are prese presenza degli Etruschi in Campania. Dall’alt Dall’altro perché questo approfondi­mento ha offerto una prospettiv­a per molti versi i inedita sull’evoluzione della disciplina a archeologi­ca». Nizzo, che cura il catalogo Electa, insiste su un punto: gli Etruschi furono gli effettivi dominatori della penisola pen italiana prima dell’arrivo dei Rom Romani.

La mostra segue un tracciato narrativo molto rigoroso, an anche dal punto di vista geografico.

La prima delle du due sezioni tematiche è intitolata Gli Etrusc Etruschi in Campania. I reperti arrivano sopra soprattutt­o dalle necropoli individuat­e nelle aree di passaggio tra l’entroterra degli deg Appennini e il Tirreno: dunque Ca Carinaro, Gricignano di Aversa, ovviamente ovviam Capua, poi Sala Consilina e P Pontecagna­no. Le tracce etrusche sono evidenti anche nei nomi, ba basterebbe citare il fiume Volturno,Volturno dedicato alla principale divinità etrusca.

I pezzi dim dimostrano, anche esteticame­nte, la tesi di Giulierini: ovvero la contin continua osmosi tra culture, come spiega la Tomba Bernardini di Palestrina (seco (secondo quarto del VII se

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 ??  ?? Le immagini In alto: balsamario plastico a forma di cerbiatto accovaccia­to in argilla (secondo quarto del VI secolo a.C.). Il reperto, mai esposto prima, è una «prima visione» dai depositi del Mann. Sotto: Bronzetto di offerente (fine del VI-inizi del V secolo a.C.) provenient­e dall’Isola d’Elba, rinvenuto nel 1764. Qui sopra: lastra di rivestimen­to in terracotta (terzo quarto del VI secolo a.C.). La terracotta, che rivestiva il Tempio delle Stimmate di Velletri, raffigura l’apoteosi di Eracle. In alto a destra: coppa «fenicia» in argento dorato (inizio del secondo quarto del VII secolo a.C.), rinvenuta nella Tomba Bernardini (Palestrina)
Le immagini In alto: balsamario plastico a forma di cerbiatto accovaccia­to in argilla (secondo quarto del VI secolo a.C.). Il reperto, mai esposto prima, è una «prima visione» dai depositi del Mann. Sotto: Bronzetto di offerente (fine del VI-inizi del V secolo a.C.) provenient­e dall’Isola d’Elba, rinvenuto nel 1764. Qui sopra: lastra di rivestimen­to in terracotta (terzo quarto del VI secolo a.C.). La terracotta, che rivestiva il Tempio delle Stimmate di Velletri, raffigura l’apoteosi di Eracle. In alto a destra: coppa «fenicia» in argento dorato (inizio del secondo quarto del VII secolo a.C.), rinvenuta nella Tomba Bernardini (Palestrina)
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