Corriere della Sera - La Lettura

Il paesaggi e i volti della Svizzera

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Minuzioso o estatico, imbevuto di luce quanto di senso epico, lo sguardo sulla natura è una costante «sentimenta­le» nella pittura svizzera tra metà Ottocento e le opere del giovane Giacometti: così come traspare dalla mostra con cui la Fondation Pierre Gianadda (gianadda.ch) riapre i battenti dopo la chiusura di marzo, dovuta alla pandemia. Capolavori svizzeri (fino al 22 novembre) raduna 120 opere tratte dalla collezione di Christoph Blocher, politico e imprendito­re elvetico. Una panoramica spettacola­re, divisa tra nature morte, ritratti e paesaggi: dal naturalism­o affettuoso e un po’ Biedermeie­r di Albert Anker, con le sue scene di paese, i bambini e i vignaioli in festa, agli scorci «simmetrici» di Ferdinand Hodler, i laghi in cui si specchiano nubi e cime maestose. Vibrazioni di colore anche in Segantini (sopra: Repos à l’ombre, 1892), nelle sfumature di Giacometti ( Maternité, 1908; Monte Forno, 1924); e nelle distese infinite di Cuno Amiet e Adolph Dietrich, che con simile poesia ritraggono luci e riflessi sull’Untersee e su lago di Thun. (gian mario benzing)

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