Corriere della Sera - La Lettura
Marie Curie
La straordinaria esperienza della scienziata polacca, trapiantata in Francia, che contro tutti i pregiudizi vinse due Nobel: uno per la Fisica insieme al marito Pierre e, rimasta vedova, un altro per la Chimica. Parla Lauren Redniss, che le ha dedicato una graphic novel in uscita: dal suo lavoro è stato tratto un film diretto dall’autrice di «Persepolis» Marjane Satrapi
Quando si incontrano a Parigi, Hélène Langevin-Joliot dice a Lauren Redniss: «Nello scrivere una biografia dei Curie, ci sono due trappole. La prima è trasformare la loro storia in una favola. La seconda è dimenticare Pierre». Langevin-Joliot è la nipote di Marie e Pierre Curie. Redniss, che «la Lettura» ha intervistato, è l’autrice di una bellissima graphic novel, Radioactive (Rizzoli Lizard), dedicata alla coppia di grandi scienziati. Un libro in cui illustrazioni e testo si fondono come per magia.
Ricorda la prima volta che ha pensato di scrivere dei Curie?
«A New York c’era un uomo che vendeva per strada libri degli anni Trenta e Quaranta. Indossava un vestito di gabardine e un cappello fedora. Passavo le ore a studiare le copertine e ho cominciato a pensare a un libro che si ispirasse a queste tradizioni grafiche. I Curie mi sono venuti in mente come personaggi storici le cui biografie intrecciavano diversi fili: amore, scienza, dolore, tragedia. Ancora oggi ce la vediamo con le conseguenze delle loro scoperte: dall’energia atomica alla radioterapia alla medicina nucleare — tutto questo ha inizio con una storia d’amore nel XIX secolo a Parigi. Il pensiero un po’ sentimentale alla base del libro è che sia le radiazioni sia l’amore sono forze invisibili, capaci di cambiare le vite e la storia, a volte in meglio e a volte in peggio. Mi affascinava la sfida di realizzare un libro illustrato su forze invisibili».
Perché la stampa cianotipica?
«Avevo quasi finito di scrivere il libro e non avevo ancora deciso come illustrarlo. Per caso un amico mi ha mandato una stampa cianotipica. Mi hanno colpito l’effetto di quel blu e quella specie di bagliore interno. Ho pensato a ciò che Marie Curie aveva detto del radio: ha una luminosità spontanea. Inoltre, la sfumatura di blu mi ricordava il cielo al crepuscolo, e quell’atmosfera mi sembrava perfetta per quello che stavo cercando di fare».
Ha creato un carattere tipografico che si chiama Eusapia LR e che è un omaggio alla medium Eusapia Palladino. Come lo ha realizzato? E che rapporto c’era tra Palladino e i Curie?
«Dal momento che il testo del libro è incorporato nelle illustrazioni, volevo che ogni lettera avesse la stessa cura dei disegni. Così ho realizzato Eusapia LR ispirandomi ai frontespizi dei libri del XVII e XVIII secolo conservati nella Biblioteca pubblica di New York. I caratteri erano formali, con una certa maestosità, ma anche imperfetti, un po’ storti qua e là, caratteristica che conferiva umanità. Ho cercato di trasferire al carattere queste qualità. Palladino all’epoca era molto famosa, e i Curie parteciparono alle sue sedute spiritiche. Ho studiato gli appunti di Pierre sulle sedute: annotava la posizione degli oggetti nella stanza prima e dopo le sedute. Nelle lettere agli amici aveva scritto che se la cosa si fosse dimostrata vera, sarebbe stata la scoperta scientifica più importante. In quel momento raggi X, radio e telegrafo erano una novità. Queste invenzioni usavano forze invisibili, trasformando l’impossibile in realtà. Scienza e magia sembravano sovrapporsi. Oggi può sembrarci strano, ma gli scienziati si sono sempre avventurati nell’ignoto. Le scoperte richiedono immaginazione. Non credo che la partecipazione dei Curie alle sedute sia solo una curiosità storica. La loro apertura mentale li ha portati in territori inesplorati. Quello spirito avventuroso è lo stesso che ha permesso loro di fare le scoperte. Ho chiamato il carattere Eusapia in omaggio a questo spirito e Palladino è la narratrice segreta della storia».
Com’è stato incontrare Hélène Langevin-Joliot?
«Ero molto nervosa. Mi avevano detto di non chiederle niente della relazione tra Marie Curie, rimasta vedova di Pierre, e Paul Langevin — che era sposato e il cui nipote ha poi sposato Hélène. La ricordo alta, ma potrebbe essere la mia immaginazione. Ha cominciato subito a parlare della relazione con Paul Langevin! Abbiamo conversato a lungo e mi hanno molto colpita la sua disponibilità e la sua umiltà. È un’affermata fisica nucleare. Non solo i suoi nonni ma anche i suoi genitori (Irène Curie, figlia di Marie, e Frédéric Joliot) hanno vinto il Nobel — deve essere un’eredità pesante. Alcuni anni dopo, sono stata invitata a cena all’Institut Curie e mi è stata regalata una foto di Marie Curie nel suo laboratorio che Hélène LangevinJoliot aveva firmato per me. È tra le cose più preziose che ho».
Marie Curie è stata una scienziata fenomenale e, da quel che ne sappiamo, anche una persona straordinaria.
«Marie Curie mi interessa come persona nella sua totalità: il lavoro, le passioni, il ruolo di madre. Penso che ogni aspetto sia inseparabile dagli altri. Ho passato molto tempo alla Bibliothèque Nationale a guardare microfilm, a leggere le sue lettere, i diari e altri documenti conservati lì. I Curie avevano visto una correlazione tra la scienza pura dei loro esperimenti e la scienza medica. Sono stati pionieri nei trattamenti antitumorali e nella collaborazione tra laboratori e ospedali. Durante la Prima guerra mondiale, Marie aveva creato unità radiologiche mobili che permisero di trattare i feriti senza spostarli e di salvare moltissime vite. Fu pacifista e collaborò con la Società delle Nazioni. Ha affrontato difficoltà e dolori, ma aveva un’incredibile perseveranza e tenacia».
Perché le persone credono ai ciarlatani? E perché sono così affascinate dalla magia« sbagliata »( anche la scienza è a suo modo magica)?
«Un arcobaleno è magico, un fenomeno così incredibile da sembrare troppo bello per essere vero, ma è reale. Un unicorno è magia, una bella idea, non reale. La scienza ci aiuta a capire vastità e complessità del cosmo e della natura. Dall’altra parte, credere in qualcosa che non può essere dimostrata è fede, e la fede è importante per gli uomini. Penso che ci sia una differenza tra le persone che hanno una credenza indimostrabile, per esempio spirituale, e quelle che negano e rifiutano fatti accertati. Penso che in quest’ultimo caso, ciò avvenga quando i fatti minacciano il senso di sicurezza. È troppo spaventoso accettare la realtà e allora si cerca una spiegazione alternativa. Il pensiero magico può essere allucinatorio e pericoloso, ma l’immaginazione è fertile e produttiva. Quando vedo i miei figli fare esperimenti scientifici per la scuola, mi rendo conto di come l’emozione della scoperta sia inesauribile. Ogni volta che un bambino riscopre la gravità o l’attrazione magnetica, ne assapora un po’. Quello che vede è una fonte di meraviglia e di stupore».