Corriere della Sera - La Lettura
Un illuminista che amava le dispute scientifiche
Si appassionò alla teoria delle catastrofi, gli piacevano le sfide per ampliare le conoscenze
Giulio Giorello era un vecchio amico con il quale ho condiviso molti momenti della mia vita scientifica. Ci siamo conosciuti negli anni Settanta nel contesto dell’Enciclopedia Einaudi curata da Ruggiero Romano, per la quale mi occupavo delle voci di matematica. È stata una bella avventura, vissuta anche con Fernando Gil e Marco Mondadori. Ho ricordi commoventi del convegno «Le frontiere del tempo» a Fermo nel 1980, dove Ruggiero ci aveva invitato con Umberto Eco e il matematico René Thom. È del resto nel contesto eccezionale dei seminari di Thom che ho anche collaborato con Giulio alla fine degli anni Settanta. Da dieci anni lavoravo con Thom sulle applicazioni della «teoria delle catastrofi» e Giulio era appassionato di queste idee. Ha invitato Thom in Italia e ha organizzato con lui l’importante discussione «Parabole e catastrofi» nel 1980.
Ho anche seguito il lavoro di Giulio sulla storia e la filosofia della matematica, e abbiamo partecipato a diverse conferenze congiunte. Ho un ricordo speciale del convegno «Razionalità e obiettività» che organizzò presso il Centro di Cerisy nel 1988. Il suo libro Lo spettro e il libertino sulla storia del calcolo infinitesimale mi ha insegnato molto, soprattutto per quanto riguarda la controversia tra Gottfried Wilhelm von Leibniz e Bernhard Nieuwentijt che inventò la concezione «nilpotente» degli infinitesimali.
Peraltro, le grandi controversie scientifiche sono affascinanti argomenti di studio perché rivelano le profonde antinomie che gli scienziati devono superare. Giulio aveva elaborato con Fernando Gil un notevole progetto editoriale su di esse. Uno dei miei ricordi più cari rimane il grande convegno internazionale che abbiamo organizzato con Giulio a Parigi nel novembre 1987 in onore del suo maestro Ludovico Geymonat (di cui era diventato il successore all’Università Statale di Milano) in luoghi storici come l’Istituto Henri Poincaré.
Ero anche molto vicino a Giulio nella sua difesa dell’umanesimo liberale dall’Europa illuminista. Ed è con emozione che ricordo la sua visita alla mia casa di famiglia valdese a Torre Pellice, quando venne a presentare in quella cittadina il suo libro Senza Dio. Sono stato grato che abbia partecipato con Umberto Eco e Fulvio Papi alla presentazione del mio libro Per un nuovo illuminismo organizzata da Fabio Minazzi nel 2009.
Quando, dopo la scomparsa di Fernando Gil nel 2006, il ministro della Ricerca del Portogallo ha istituito un premio internazionale per la filosofia della scienza, Giulio è stato naturalmente uno dei primi colleghi contattati. I suoi interventi sono anche ricordi commoventi. È un onore per me ricordare l’amico, il collega, il grande spirito scientificamente innovativo, culturalmente erudito, politicamente illuminista.