Corriere della Sera - La Lettura

C’era un pirata in una biblioteca

- Di SEVERINO COLOMBO

Erin Morgenster­n ha lasciato New York per vivere nel Massachuse­tts con il marito e un gatto. Qui scrive «fantasy letterari» (come questo di cui parla) e dipinge (come la tela qui sotto). Talvolta incontra cerbiatti in cortile

Avvertenza: quella del romanzo Il mare senza stelle non è una normale copertina, è una porta d’accesso a «una fantasia libro-centrica», è un invito per lettori (di ogni età) affinché entrino in un luogo magico che è insieme il paese delle meraviglie (di Lewis Carroll) e quello dei mostri selvaggi (di Maurice Sendak); i mondi di Narnia, di Oz, di Coraline e mille altri ancora. Il libro esce il 16, «la Lettura» ha incontrato l’autrice Erin Morgenster­n.

Com’è nata l’idea de «Il mare senza stelle»? Cosa c ’è a l l ’o r i g i n e : u n’ i mmagine? u n s e n t i mento ? un’esperienza vissuta?

«La prima idea, anni e anni fa, era stata lo spazio. L’architettu­ra immaginari­a era nella mia testa come un vasto spazio sotterrane­o in stile biblioteca con lunghi corridoi curvi pieni di libri. Sapevo che avrei preso un ascensore per arrivarci e che la porta per trovare quell’ascensore era nascosta; e sapevo che c’era una stanza rotonda all’ingresso e un uomo che scriveva alla scrivania in un ufficio di fronte all’ascensore. Ma non sapevo la storia (o le storie) di quel luogo, prima dovevo esplorare molto. Sapevo che c’erano dei gatti lì dentro, che sognavano tra i libri».

Il romanzo ha una struttura complessa: un livello narrativo e uno metanarrat­ivo; una storia principale e una miriade di microstori­e e favole. Come ci ha lavorato? Aveva una gigantesca lavagna con appunti scritti, disegni e fili colorati per i collegamen­ti?

«La gigantesca lavagna, disordinat­a, era per lo più nella mia mente. Non ho una memoria perfetta e a volte penso che sia perché il mio cervello ha troppe storie. Per questo libro ho continuato a scrivere un sacco di pezzi attorno a quello stesso luogo fino a quando alcuni di quei pezzi hanno iniziato a stare insieme; ho continuato a lavorare da lì, stratifica­ndo la trama e le fiabe, fino a dare loro la forma di un libro. Uso anche un programma chiamato Scrivener che permette di suddivider­e un documento di grandi dimensioni in sezioni più piccole

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