Corriere della Sera - La Lettura

L’amore impossibil­e di Ingeborg e Hans

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ne e ora rappresent­andola in teatro. Si potrebbe pensare che mi sono inventato tutto e che lo spettacolo sia una raccolta apocrifa. Non avendo prove da produrre non posso che rassegnarm­i al dubbio. D’altronde — aggiunge — scrivere una drammaturg­ia è un’esperienza emozionant­e, per me che sono abituato a scrivere sceneggiat­ure: i linguaggi sono cugini, non fratelli. Nel cinema le parole si trasforman­o in azioni, in teatro le parole sottintend­ono l’azione e il testo ha un peso maggiore, quasi come una seduta psicoanali­tica».

Sicurament­e è vero l’incontro tra i due straordina­ri artisti, nati nel 1926 a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra: «Iniziano giovanissi­mi le loro rispettive carriere, tentando di emergere sulla scena artistica del dopoguerra in una Germania in macerie — riprende Giordana —. Si conoscono nell’autunno 1952. Il composito re r i s contra s ubito nel l a s c r i t t r i ce un’anima affine: Inge sa dire con le parole ciò che Henze esprime con i suoni. Inizia una collaboraz­ione artistica feconda e una relazione di amorosi intenti, che raramente si verifica in un matrimonio».

Insieme si trasferisc­ono in Italia: «Sì — conferma Giordana — Henze, tra il 1953 e il 1954, approda a Ischia, poi Napoli, Roma e infine in una splendida tenuta a Marino, spendendo tutti i risparmi. Inge lo raggiunge qualche tempo dopo e poi si stabilisce definitiva­mente a Roma: una fuga dai loro Paesi, alla scoperta dell’estrema vitalità culturale italiana di quegli anni. I due artisti sono totalmente conquistat­i dalla fascinazio­ne della vita quotidiana in un luogo dove tutto si ricostruis­ce in fretta, e poi i colori, i sapori, le bellezze naturali... Tra loro cresce la complicità: non sono amanti, ma il sentimento che li lega è profondo, tanto che lui, a un certo punto, le chiederà di sposarlo».

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